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I no-global dell’arte si danno appuntamento a Roma
roma
Riceviamo e pubblichiamo da parte di Bruno Pierozzi questo documento. L’obiettivo pare essere quello di riunire un gruppo di persone attorno ad un manifesto; l’appuntamento è per domenica a Roma. Non sappiamo se ce la faranno, sicuramente c’è da discuterne...
Lancio a tutti gli artisti – e a tutti coloro che si interessano d’arte – l’idea di un manifesto internazionale di artisti contro la globalizzazione, per un’arte davvero pubblica e popolare, che sconfigga le logiche del mercato imposte dagli imbonitori televisivi, dai galleristi, dai critici senza idee. Chi ha voglia di cambiare lanci il suo urlo o taccia per sempre. Se ci siete appuntamento domenica 22 davanti alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma alle ore 10.30
– Affermiamo il diritto all’espressione artistica e al rispetto di tutte le espressioni artistiche visive contro i talebani d’oriente e d’occidente.
– Vogliamo un’arte non globalizzata, intendendo per globalizzata un’arte che è sottoposta ai vincoli del mercato globale capitalistico, che riproduce il suo modo di essere, in ogni paese, imponendo solo le forme d’arte che ritiene conforme alla propria visione mercantile.
– Gli artisti devono conquistare la libertà dal supermarket dell’arte. Devono essere liberi di progettare, creare e offrire le loro creazioni nel modo e nelle forme che ognuno ritiene più idonee.
– Nel XX secolo gli artisti hanno liberato l’arte dai vincoli imposti dalla poetica del “bello”, ma quegli stessi artisti sono poi divenuti prigionieri del mercato, che ha commercializzato tutte le loro creazioni artistiche, anche quelle più eversive e rivoluzionarie, facendone oggetti di culto per pochi e selezionati collezionisti con ingenti patrimoni.
– Per battere la logica del “mercato globale” c’è oggi solo una strada: l’autorganizzazione degli artisti, ovvero, l’autogestione dell’arte senza intermediari.
– Vogliamo “un’arte di strada”, dove il confronto diretto con la gente sia il solo metro di giudizio delle opere d’arte. Diciamo basta alla politica delle gallerie d’arte intese come stanze in affitto. Diciamo basta alla critica d’arte e alle “prestazioni a pagamento” dei critici d’arte. Per noi esistono gli storici dell’arte, non i critici d’arte. L’arte sia giudicata dalla gente e non dai critici d’arte.
– Gli artisti anti globalizzazione non impongono, né rifiutano alcuna estetica artistica. Ognuno deve essere libero di esprimere la sua idea d’arte. In base a questi principii gli artisti anti globalizzazione vogliono operare individualmente e colletivamente affinché siano affermati, attraverso la creazione artistica, i valori della libertà, della giustizia sociale, della cooperazione tra i popoli.
– In alternativa alla globalizzazione e allo sfruttamento materiale e morale imposto dal capitalismo, ci battiamo per la creazione di un nuovo assetto mondiale che liberi i popoli dall’alienazione materiale e morale. Per tale fine ci battiamo per una internazionale dell’arte utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, da quelli tradizionali dell’arte manuale a quelli tecnologici e informatici.
– L’arte non è solo un messaggio estetico ma anche un messaggio sociale che può essere adoperato pro o contro la crescita della libertà. Noi ci battiamo attraverso l’arte per la libertà, per l’uguaglianza e la fratellanza dei popoli.
forum correlati
Il forum dove Pierozzi ha lanciato l’idea
bruno pierozzi
[exibart]














L’arte è lo specchio della società. Se la società è globalizzata, l’arte tende ad esserlo inevitabilmente…
pazzia o geniale trovata?
Alla luce di ciò che sta accadendo in queste ore a Genova questo manifesto assume i toni di una squallida strumentalizzazione. L’arte deve essere critica alla società (il termine “critica” deve essere inteso in senso generale e non nell’accezione negativa). I problemi sociali connessi con le tematiche della globalizzazione sono di ben altro spessore rispetto alle questioni del mercato dell’arte. L’arte e gli artisti dovrebbero confrontarsi, incontrarsi e lavorare sui gravi problemi sociali, dando il loro contributo con i loro strumenti, cioé la loro creatività. Loro compito è interrogarsi sulla società e sugli effetti della globalizzazione a livello sociale. Invece qui mi sembra di assistere ad una forma di protesta di categoria, condotta pensando esclusivamente al proprio stato di lavoratori. Tutto ciò è legittimo. Ciò che è triste è vedere sventolare egoisticamente la bandiera della globalizzazione per queste rimostranze personali.
Trovo questa iniziativa interessante. La globalizzazione riguarda anche il mondo dell’arte. C’è sempre meno spazio per l’arte di denuncia e di protesta. Invece ci viene imposta una cultura spesso svuotata di contenuti e ideologicamente inconsistente. E’ giusto sollecitare un risveglio ed una vera autonomia della cultura.
L’Arte “è” e non “deve” essere proprio un bel niente. E “può” essere del tutto fuori dalle ideologie.
Penso invece che oggi più che mai sia esaltato questo falso riferimento alla società, nelle forme più effimere e appariscenti, che deprivano dell’emozione l’espressione , portandola verso l’annullamento e la sovrapponibilità.
Le idiozie che spesso sentiamo, e questa volta le abbiamo sentite da Ugo, ci fanno domandare se ha ancora senso essere intelligenti.
Non so se il frutto di quell’affermazione così idiota meriti una risposta.
Io credo di si.
Se non altro per dire che non ha capito ancora nulla.
Gli auguro di crescere bene.
Ciao, Biz.
Mi viene da vomitare quando vedo che l’arte tematica si occupa del G8, di già.
Come se l’Arte fosse la maestra di tutto, come se l’arte dovesse essere dappertutto, come se tutti volessero essere dappertutto con la scusa dell’arte.
E più vomito e più mi vengono in mente questi topi che riducono l’arte al loro pensiero.
Un pensiero davvero disgustoso.
Vergogna.
Ciao, Biz.
Credo di recarmi all’appuntamento, cosi per curiosità
Biz, io non parlerei di topi e di ignoranti. Tu te la prendi con chi pretende di vedere l’arte dappertutto e con chi vuole che l’arte sia dappertutto.
Eppure questi, al massimo, possono essere definiti allineati a un preciso modo di vedere l’arte.
Sono almeno 2 edizioni della biennale di Venezia che Szeemann propone Biennali su questa precisa idea. L’idea della scorsa Biennale d’Aper Tutto andava ben oltre la semplice apertura di luoghi espositivi alternativi all’interno della città ma esprimeva un pensiero sull’arte attuale molto vicino alle persone che tu critichi. L’edizione presente non è da meno: Szeemann ha allestito il padiglione italia all’insegna del confronto tra le culture, occidente e oriente, antico e moderno, il grande minestrone globale. E che dire della Biennale di Sarajevo in corso, dal titolo significativo di “Caos e comunicazione”. Anche qui si tratta di globalizzazione, coinvolgendo le più varie discipline (perfino l’arte culinaria!).
Io non voglio dire che ciò che dicono Ugo e Annalisa sia da ritenersi valido solo perché esprimono idee vicine a tipi come Szeemann.
Ti metto solo in guardia e ti invito ad approfondire la questione.
Io ho l’impressione che la battaglia contro la globalizzazione nasconda una ben precisa volontà collettiva. Erano decenni che i giovani non riuscivano condividere una ideologia veramente collettiva, erano decenni che i giovani non entravano più in modo così massiccio nel campo della politica. Ora che c’è l’ideologia collettiva tutti coloro che vogliono dichiarare il loro dissenso contro il sistema (politico ed economico) hanno trovato una bandiera, all’insegna della quale farlo. E il mondo dell’arte che fa? Si schiera, com’è logico che sia, pro e contro.
Una cosa è fare Arte, un’altra cosa è avere modo di conoscerla, in questo senso parlerei di “globalizzazione”, e in questo senso mi spaventa. Ci sono tanti modi di intendere l’Arte, io non ancora capito bene cos’è, perché sono abituata, per via emotiva, ad un modo che sembra non avere spazio, forse obsoleto, marginale, non lo so. Certo nonostante quel che succederà, nel mio piccolo sarò sempre convinta che quella che ho conosciuto io, e grazie a questo spazio, anche qualcun altro, è Arte. Nonostante la critica e il mercato: anche se mi rattrista e soffro un po’ del fatto che non sia riconosciuta come merita, da più persone. C’è chi ha dedicato la sua vita a farla, con coraggio e ostinazione e ci saranno tanti altri, coscienti della condizione di sofferenza, di indifferenza e oblio cui rischiano di andare incontro. Senza progetti: quelli li posso fare io che non sono un artista.
L’Universalità dell’arte fa pensare ad un grande respiro in cui l’artista libera la propria anima. L’arte è fuori da ideologie, da limiti, è libera di esprimere i propri stati d’animo, le proprie emozioni, le proprie idee . L’arte è spiritualità. E’ anche un messaggio, perchè l’artista vuole, con le sue opere , comunicare, trasmettere sensazioni, sofferenze, gioie, emozioni, che sono uscite dal suo Io.
—->21/07/2001
Biz, ignoranza
Le idiozie che spesso sentiamo, e questa volta le abbiamo sentite da Ugo, ci fanno domandare se ha ancora senso essere intelligenti.
Non so se il frutto di quell’affermazione così idiota meriti una risposta.
Io credo di si.
Se non altro per dire che non ha capito ancora nulla.
Gli auguro di crescere bene.
Ciao, Biz
—–>Mi chiedo seriamente se tu Biz stia scivendo da una clinica psichiatrica. Tutto questo giro di parole per ammantarti di non so quali piume ed allori. Più che pensare a che senso abbia la tua intelligenza dinanzi a certe supposte corbellerie, dovresti pensare piuttosto se sia tu a scrivere corbellerie perchè privo di intelligenza e di conoscenza. Ma la tua presunzione ti fa velo, e vorresti vomitare le prime cazzate che ti passano per la mente impunemente, ed addirittura osannato. Almeno sii assertivo, argomenta (e non lo fai). Almeno io sono stato apodittico. Ma semplicemente perchè quanto affermo è evidente, acclarato, accolto dalla comunità di tutti coloro che si occupano seriamente di arte. Oh, certo le tue notine sul tuo pianino ti sembrano portarti sulle vette estreme della sensibilità umana, arrivi su su verso Empireo, ti trasformi in un semidio…però solo nella tua solitudine frustrata. Quindi ti prego di non sparare queste cazzate! Se vuoi parlare seriamente sono sempre disponibile, magari però prenditi prima qualche goccina di Allegron…
Caro Ugo ma cosa fanno quelli che si occupano seriamente d’arte? Accettano questo sistema? Se sì perché? Se no come cercano di cambiarlo?
Te lo chiedo senza nessuna polemica, perchè non la so fare, ma proprio per sapere.
P.S. Che cos’è Allegron, un vino o una medicina? Se è un vino dove lo fanno?
Caro Ugo Devi convenire che Biz ha avuto il buongusto di non rivolgersi a te con frasi volgari ciò denota la sua signorilità. Maria
Psicofarmaci a parte…le persone che si occupano seriamente di arte, non aprono bocca e sparano la prima stupidaggine che gli viene in mente. Chi si occupa seriamente di arte contemporanea sa anzitutto che l’arte è espressione dell’uomo e della società. Non del singolo artista, dell’eletto che illustra lo zeitgeist alle masse. Questa è un’idea tipicamente romantica, che alligna solo nelle menti di qualche incapace studentello di musica , assai frustrato, che quando suona è convinto di essere il vate di chissà quale nuova religione iniziatica…
L’arte è soprattutto una cosa seria, che non richiede posizioni preconcette, ma apertuta mentale, preparazione multidisciplinare, sensibilità, apertura al dialogo, disponibilità a rivedere le proprie posizioni. Cose che sembrano poco comuni a giudicare da certi interventi imbecilli e presuntuosi.
Ma di questo abbiamo parlato fin troppo.
Buona domenica, Anna….
Se chi si occupa seriamente d’arte può cambiare il sistema? Gli uomini , da soli sono mai riusciti a cambiarlo? non c’è poi tanta differenza….Ciao!
Caro Ugo,
le persone che si occupano d’arte, sono persone, e come tali, a volte dicono pure sciocchezze. Ne conosco un po’ anch’io, e concordo con quel che dici circa la loro preparazione, apertura mentale e sensibilità e libertà di cambiare anche le proprie posizioni. Non hai però risposto alla mia domanda: perché ti chiedevo anche quali sono i modi di cambiare il sistema dell’arte secondo quelli che lo vorrebbero diverso. Che poi ci sia un risultato o meno questo non lo si può sapere, e forse tutto andrà per una strada sempre più americanizzata, spacciata per internazionale. Ti ringrazio se mi vorrai rispondere, per l’augurio di buona domenica, che però tale non è stata (almeno per me che sono ligure), e per l’informazione circa l’Allegron (spero di non averne mai bisogno).
Un saluto
SONO DEL PARERE CHE GLI ARTISTI NON POTRANNO MAI UNIRSI PER EFFETTO DELLA LORO INDIVIDUALITA’ ESPRESSIVA!!! MA CERTAMENTE SAPPIAMO TUTTI TRANNE GLI OPERATORI DEL SETTORE INFORMATIVO E DIVULGATIVO COME CRITICI E GIORNALISTI CHE L’ARTE VERA NON RIESCE PIU A CANALIZZARSI E A EMERGERE PERCHE’ HA DA TEMPO RIFIUTATO OGNI OPERAZIONE CAPITALISTICA E COMMERCIALE MA SI E OPERATO SEMPRE PIU A SCONFIGGERLA CON PRODOTTI CHE DENUNCIANO FORTEMENTE L’ORMAI RIDICOLO SISTEMA DELL’ARTE!!!!
I CRITICI NON CONOSCONO ASSOLUTAMENTE L’ARTE CHE SI MUOVE SOTTO DI LORO MA SOLO QUELLA SPONZORIZZATA DESCRITTA E SPUTTANATA E PERCHE NON RACCOMANDATA!!UGO MI RIVOLGO A TE SEI INFORMATO SULLA REALTA’ SRTISTICA UNDERGROUND DELLA TUA CITTA’? DELLE ALTRE CITTA’?SE SI IN FORMAMI E PARLIAMONE!!OPPURE SEI UN LETTORE ACCANIOTO DI CATALOGHI ELECTA,CASTELVECCHI,BIENNALE DI VENEZIA,MINCHIATELLE VARIE!!!
L’ARTE NEL VERO SENZO DELLA PAROLA E SEMPRE PIU STANCA DI ESSERE DEFINITA ARTE !!!PENSATECI E’ UNA PAROLA RIDICOLA!!
Caro Ugo,
Ti domandi se scrivo da una clinica psichiatrica?
Beh… non ci resta da constatare che, come ho già detto, oltre a fare affermazioni idiote, ti poni anche domande idiote.
Ho sempre pensato che gli imbecilli possono fare carriera, e diventare idioti.
Ma non credo sia il tuo caso. Io attacco sempre le affermazioni e il merito di un commento, mai le persone.
Questo è uno sport fin troppo diffuso ed io, ahimè, non sono uno sportivo.
Nella tua prima risposta, il cui delirio è degno dei nostri tempi, lamenti che “Tutto questo giro di parole per ammantarti di non so quali piume ed allori” e prosegui – “Ma la tua presunzione ti fa velo, e vorresti vomitare le prime cazzate che ti passano per la mente impunemente, ed addirittura osannato…. perchè privo di intelligenza e di conoscenza” -.
Devo dire che, in tutto questo, non vedo nemmeno l’ombra di quell’”Argomentare” che ti sgoli nel domandare agli altri.
Ed è per questo che non mi soffermo troppo sul non-argomento delle tue risposte.
Potrei stupirti con effetti speciali, dicendo che ho anche appreso quanto tu non conosca la parola umiltà quando affermi – “Ma semplicemente perchè quanto affermo è evidente, acclarato, accolto dalla comunità di tutti coloro che si occupano seriamente di arte. Almeno io sono stato apodittico”.
Abbiamo trovato un nuovo Messia.
Ah, dimenticavo: l’unica cosa che io so suonare è il citofono.
Ciao, Biz.
Perché non ci dici quali sono i tuoi artisti preferiti in campo nazionale ed internazionale? Dicci qualcosa di più…
Biz, non solo sei un presuntuoso, ma sei anche disonesto intellettualmente. Ma credi che la gente non se ne accorga?
Almeno la malattia mentale poteva essere un tuo valido alibi. Le tue considerazioni sulla umiltà mi hanno fatto sganasciare dalle risate. Sei ridicolo. Un piccolo essere insignificante e pieno di boria,
che suscita ilarità per la spocchia e l’inconsistenza di quello che dice.
Biz,
io non credo che tu sia nel giusto quando dici che non attacchi mai le persone direttamente, ma il merito di quello che dicono. A me sinceramente non sembra. Se tu dici “questo signor X ha detto una cosa idiota”, e in un modo molto più offensivo di così per la forma e il tono, è esattamente come se dicessi “il signor X è idiota”. Non c’è alcuna differenza. Inoltre non dici quale è la tua posizione. Questo dispiace perchè si vede che sei una persona intelligente. Però non ti pronunci. Tiri il sasso e nascondi la mano. Criticare e basta sarà pure divertente, ma io preferirei che gli interventi in calce agli articoli fossero dei commenti e non degli insulti (anche se molto velati).O ti piace la rissa verbale? Spero di no!
Un saluto e spero di rileggerti ancora su queste pagine.
BIZ, ma possibile che stai sempre a litigare con tutti?
Ugo sei cattivo!
Sei tornato e non hai risposto, limitandoti a rintuzzare il battibecco.
So che sono noiosa e anche le mie domande, però dai non essere così ingeneroso. Credo che e.A.Po. chiedesse a te di fare un po’ di nomi di artisti che entrano nelle tue preferenze, se non vuoi accontentare me, almeno lui potresti.
Caro Ugo ti prego di credermi se ti dico che Biz non è un presuntuoso, è una persona sensibile e piena di sprint, quella sua grinta nei commenti fa parte della sua natura. Penso che anche tu sia una persona sensibile e desiderosa di essere capita ma ormai vi siete scontrati ed è difficile ad ambedue capirvi. L’amore è ciò che unisce e ci fa fratelli. Amate ambedue l’arte e questa vi unisce. Cari saluti. Maria
Caro Lucax,
ti ringrazio infinitamente per avermi riconosciuto una certa intelligenza; non è da tutti al giorno d’oggi.
Spesso gli altri, come nel caso di Ugo, si curano più della loro che, parsimoniosa natura! abituati agli standard piuttosto noiosi e frutto di un’omologazione culturale fatta a loro misura, faticano molto a riconoscere che esiste qualcosa di meglio di loro stessi.
Ma questo è il destino dei geni, ahimè.
L’argomento sui temi dei miei interventi è ormai roba vecchia, già eviscerato ed io ho già dato.
Dovreste leggere più spesso Exibart, anche perché ci sono degli interventi molto più interessanti dei miei.
Tuttavia devo dissentire da quanto hai affermato in merito alle idiozie pronunciate dagli individui e degli stessi individui idioti.
Io sono del parere che chiunque possa dire delle idiozie pur non essendo idiota.
Un giorno potrebbe accadere persino a me, figurati un po’.
Se Aristotele o Pascal, Pasolini o Baudelaire hanno detto delle idiozie…… credo le possa dire anche Ugo senza per questo essere idiota.
Anche se sta facendo di tutto per farmi cambiare idea.
Ciao, Biz.
Chiacchiere e parte si può sapere come è finita questa riunione? Avete stilato un verbale? Il menù successivo era degno?
Biz, non è vero che ti riconosco una certa intelligenza. Ti dico di provarla smettendo di fare interventi caustici e maleducati, che nuocciono alla qualità della discussione e alla discussione stessa. E’ da sofisti la difesa delle tue tesi, e non ne capisco siceramente lo scopo. Che poi l’argomento sia stato già sviscerato altrove, non è una scusante. Se ci tieni a rinviare a tuoi interventi, puoi benissimo indicare l’URL. Hai pubblicato dei saggi sull’argomento? Bene, danne gli estremi. Comincio a trovare seccanti i tuoi interventi.
Per Anna e Maria – Scusate ma credevo fosse un posto piacevole per parlare d’arte. Gli interlocutori sono pochi e il clima è saltato.Biz incontra il vostro favore? Taenetevelo caro. In quale sede certi argomenti sono stati già sviscerati in modo esaustivo (che pretesa…)?. In coda ad un altro articolo? Biz ha detto una cosa e si è dato ragione da solo? Questo è sufficiente, direi proprio di no. Il solo fatto di pensarlo è da idioti (e ricordo simpaticamente che a parte le eccezioni di alcuni personaggi come Pascal, Aristotele e Pasolini -!!- gli idioti dicono spessissimo cose idiote, e la statistica comincia quindi anch’essa a darmi ragione…). Io so che molti di voi hanno una visione dell’arte di stampo crociano (leggo spesso i vostri commenti). Sono posizioni che attualmente la critica più accreditata – e accreditata non perchè ha scritto un interventino misconosciuto in un forum…- ritiene obsolete e lontane dalla concezione dell’arte attuale.
Ciò allontana da tante certezze, che in realtà erano solo illusioni, dogmi scolastici, abiti mentali di stampo accademico, ormai frusti e inutili.
E’ comodo restare indietro, ma molte cose non si capiscono, non tornano, utilizzando i vecchi schemi. Le critiche piovono allora a spoposito e si apre uno iato tra l’interpretazione e l’oggetto d’arte che si vorrebbe forse sempre uguale a se stesso. L’arte ha però un cammino indipendente dalla citica (malgrado qualche tentativo come sapete in passato c’è stato) e prescinde, quanto alla sua essenza, da essa. Questo spiega ad esempio il presupposto della differenziazione dei ruoli tra artista e critico, al di là di una superficiale qualificazione in base alla preparazione culturale, non sempre necessariamente diversa.
Il tema della globalizzazione, poteva essere l’ambito privilegiato per svolgere questo tipo di indagine, anche perchè si arricchisce ogni giorno di nuovi spunti che ci spingono continuamente ad un ripensamento delle categorie dell’arte. Ciò non significa come qualche superficiale sostiene che oggi tutto è arte, ma al contrario che sempre più a livello globale l’arte è un fenomeno pervasivo e in continua osmosi rispetto a una vasta fenomenologia sociale, senza che però ciò comporti la perdita dei caratteri essenziali e delle funzioni che le sono propri.
Poteva essere quindi una discussione interessante, a mio modesto avviso, ma per prima cosa nelle discussioni si richiede educazione e rispetto per le posizioni degli altri. Questo non c’è stato.
Caro Ugo, se hai letto interventi precedenti, allora sai chi sono e la ragione di alcuni dei miei messaggi. E saprai anche, se non è stato chiaro te lo dico adesso, che questo posto per me è piacevole proprio perchè posso avvicinarmi a tipi di espressione, nel tentativo di capirli, che per ragioni mie personali in precedenza ignoravo. Sto cercando di liberarmi dai giudizi che prima mi muovevano queste forme d’arte. E chi me lo permette sono proprio le voci che la pensano in modo diverso da me, non nego che sia difficile, ma mi è necessario. Anch’io mi sono fatta un’idea di chi tu possa essere, ma è solo una cosa mia, e poi non riguarda l’argomento. Ritiro il “cattivo” se ti ha dato fastidio (anche se voleva essere un modo scherzoso per interpellarti, nel contesto) e ti chiedo, visto che sono conscia della mia ignoranza e superficialità, di insegnarmi, di farmi vedere un po’ meno in superficie questa critica attuale. Ti dico un’altra cosa: la scuola o l’accademia, non c’entrano nulla almeno per me, conosco di persona artisti critici galleristi e collezionisti, è un apprendere sul campo, se mi passi l’espressione poco felice. Non voglio diventare un critico, perché essendo un lavoro, come giustamente hai detto, che s’assimila a quello dell’artista , non avendone la sensibilità necessaria, non mi è permesso dalla natura. Il mio desiderio è solo quello di capire e ti ringrazio se mi aiuterai anche tu.
Ho apprezzato il tuo intervento. Però vorrei dire una cosa… non sono d’accordo quando dici che molti hanno – ancora – una concezione idealistica della creatività. Da un lato è bello studiare tali posizioni, con lucido distacco – io ad esempio sono molto attratto da Gentile, che conosco poco ma che mi sembra terribilmente sottovalutato -, dall’altro molta produzione artistica può suscitare reazioni che consentono alle persone di esprimere liberamente la loro positiva emotività; la loro ricchezza interiore, voglio dire… Anzi, i nostri atteggiamenti di fronte ad un’opera d’arte potrebbero essere analizzati e finalmente compresi mediante gli strumenti della psicologia cognitivista, scienza moderna che, penso, la cultura crociana non avrebbe considerato tale, al pari dell’antropologia. Quanto è importante, poi, l’esperienza dei sensi, quindi fisica, nella ricomposizione dell’Uomo con il Divino nel “Tutto” della Natura, di cui parlano – in riferimento al Mito e al tema del Sacro – studiosi come Levy-Bruhl, Kerényi e altri? Maria e Anna esprimono questo atteggiamento, che non è tanto comune, secondo me. Sì… forse le mie parole sono anche un po’ stupide, perchè no? …come spesso sono stupide le parole venate di sentimentalismo; penso, in ogni modo, che alcune persone (Maria e Anna in particolare) manifestino, mediante il loro modo di porsi che è solo apparentemente criticabile, un’umanità che noi percepiamo più intensa rispetto ad altre. Cioè: io mi esprimo, sono, senza alcuna paura, con libertà, se mi piace qualcosa, qualcuno o qualcuna te lo dico senza problemi (tanto…), perchè sono un Uomo, e non perchè sono un crociano.
Ciao, amicizia 🙂
Caro Ugo, non sei solo, ci sono molte persone che condividono quello che dici…non scomparire!
Caro Ugo Devi sapere che la mia arte è attuale, i soggetti, della mia pittura, sono astratti, surreali, del mondo dell’inconscio. Potrai vedere le mie opere alla Biennale Internazionale Dell’arte Contemporanea – Firenze – Fortezza Da Basso – dal 7 al 16 dicembre 2001, alla quale sono stata invitata a partecipare quale artista espositore per la mia Nazione. Spero vederti. Ciao. Maria
Che noia…
A presto.
Ciao, Biz.
Ecco ora passiamo al romanticismo, deprecato a ragione in certi casi, a torto in altri, forse perché spinti all’inseguimento dell’attualità, spesso si liquidano certe esperienze, senza cercare di comprenderle più a fondo. Vero è che c’è tempo per farlo, perché il linguaggio artistico va avanti, ma nello stesso tempo, a volte, torna indietro e riprende il suo nodo da dove meno il critico se lo aspetta, trascinato a quel nodo dall’autore (che so, Cézanne, che ha illuminato Picasso, guardava a El Greco). Per esempio: l’emozione. Non so se hai mai avuto l’occasione, Ugo e Afrika Bombata) di vedere dal vero “L’enterrement à Ornans” di Courbet. Ebbene da ignorantona, da semplice spettatrice, sgombra da infrastrutture e filtri della critica, quel quadro dà forti emozioni, sommuove. Non so se il realismo o il naturalismo che ci ha messo Courbet è stato così intenzionale che rimane ancora lì sulla superficie della tela, un silenzio al di fuori di una rappresentazione. Non è un’emozione da signorina sensibile, tutta fremiti e sospiri, solipsistica e narcisistica. E’ una cosa dura, indicibile, una cosa anche del cervello, anche il più pigro riceve una minima scossa. E da lì, forse da una tela superata, alcuni vogliono che la pittura non possa dire più nulla, si può arrivare ad ora, senza troppa fantasia. In più c’è anche un aspetto legato alla materia, alla pennellata, alla struttura interna di una stesura o di un raggrumarsi del colore, ad una questione di luci e toni, alla storia interna della pittura. Mi scuso con Aragon e con tutti gli studiosi d’arte per queste mie divagazioni. Come collezionista sarei veramente un pretenzioso, vorrei tutte e due le cose, qualità ed emozione. Dico allora che certa arte attuale non mi dà emozione, perché non la trovo meditata se non al fine della qualità mercantile. Vi prego contradditemi, perché voglio cambiare idea (il tutto spero senza insultare, perché in questo caso sì sono una signorina tutta fremiti e sospiri.)
Anna, che meravigliosa intensa femminilità nelle tue parole… ti prego, non cambiare idea….
Cara Anna ti prego di farmi sapere quale arte attuale non ti dà emozione, tu dici “una certa arte attuale” ma non specifichi quale. Sei carissima nei tuoi interventi e li leggo con piacere. Cari saluti. Maria
Costantino Anna e Maria, mi scuso se rispoderò molto brevemente (per motivi di tempo)ai vostri interessanti interventi, ma spero di ritornare su questi argomenti più in là, e con maggior dettaglio.E’ un discorso che io trovo complesso e lungo.Spero di non risultare confuso. purtroppo ho solo qualche minuto…e risulterò molto semplicistico.
Io non metto in discussione che l’arte sia emozione e che dìa palpitazioni da signorinella un po’ a tutti gli animi sensibili. Però non si può ridurre paradosalmente l’arte a questo, che è soltanto un effetto dell’arte (della vera arte). ogni epoca ha avuto la sua critica e la sua arte. E’ difficile parlare delle epoche passate perchè è un mondo a noi lontanissimo. L’iconologia (e l’iconografia ad esempio) nascono da questa esigenza ermeneutica, ma il risultato è molto approssimativo. Abbiamo però degli scritti sull’arte di grandi ingegni e grandi artisti (ad esempio Leonardo).
Per quanto non riusciamo a comprendere con esattezza come le generazioni del passato si rapportassero alle opere d’arte vediamo che esiste uno iato profondo tra come l’arte veniva considerata sul piano razionale e critico e il risultato pratico e fattuale di quella impostazione (la perfezione tecnica è essenziale, perchè l’arte in un modo o nell’altro è mimesi della natura o di un mondo ideale di bellezza di cui la terra è solo un’immagine parziale).Senbra evidente che ci sia molto di più di tutto questo. l’arte antica è soprattuto sapienza, talvolta contiene messaggi molto complessi legati alla semiotica alchemica (si pensi alla Primavera del Botticelli…il complesso linguaggio delle piante medicinali rare ai piedi della fanciulla gravida). Oggi ci emozionano certe opere (qualcuno ha dei mancamenti), ma è probabile che diamo una lettura ben diversa a quella che veniva data in passato. Ma anche l’arte degli anni sessanta è a noi lontana. Il mondo cambia e cambia il modo in cui l’opera riesce ad interagire con il fruitore. L’opera d’arte ha infatti la capacità di generare interpretazioni nuove, significati nuovi, ovviamente al di là delle intenzioni dell’artista. Ma questo non sempre accade. Le opere del passato certe volte conservano poco più che un valore storico e antiquario. La critica d’arte odierna affonda le sue radici nel romanticismo, e molti aspetti permangono ancora oggi. L’arte come emozione, spiritualità. l’arte come qualcosa di imponderabile ed ineffabile. l’approccio cognitivista, semiologico ecc. ha voluto ribaltare questo punto di vista ma con risultati non soddisfacenti. E’ per questo che perdura in molti questa impostazione che in fondo non turba, ma che è in realtà tautologica. l’arte emoziona, è cosa spirituale, ergo l’arte è emozione e spiritualità.
Molti testi di presentazione degli artisti si pongono conseguentemente come una traduzione verbale delle emozioni che le opere producono sul critico, a volte si ha la pretesa di dare più rilevanza al testo critico che alle opere.
Eppure i tempi stanno cambiando e la riflessione sull’arte comincia a prendere strade nuove, specie in USA e in Australia. in primo luogo si abbandona l’impostazione di stanpo razionalista di ogni tentativo di interpretazione dell’arte. I mezzi della ragione sono strumenti inadeguati e confliggenti rispetto all’oggetto dell’indagine. Ma è la razionalità nel suo complesso a mostrare dei limiti (gli artisti questo in fondo lo hanno sempre saputo) e questo si ripercuote anche in altri campi della speculazione umana con risultati soprendenti. Il filosofo riscopre il suo ruolo, l’artista e l’arte stessa la sua funzione anche sociale.
Ma questo non significa che l’arte cesserà di emozionarci…
Scusate la poca chiarezza ma devo proprio scappare!!! Un caro saluto a tutti voi!
Scusa… il problema è che non è semplice comprendersi via Internet. Se io mi emoziono di fronte ad un’opera d’arte, non significa assolutamente che io sia un Romantico, per il semplicissimo motivo che il Romanticismo ha ben poco a che vedere con le facili emozioni. Mi sembra che tu stia identificando queste due cose… Ad esempio: considera Manzoni e Leopardi; uno dei due è Romantico, l’altro neanche per sogno: qual è il Romantico? e perché?
ciao, a presto
Caro, comunque, Ugo, ti ringrazio per il tuo interessamento, anche se ora, forse dovrò prenderlo l’Allegron (se serve a far tornare serene le persone un po’ tristi). Scherzi a parte, apprezzo molto la tua libertà critica.
E anche la serietà.
Vedi, in modo diverso diciamo la stessa cosa, se ciò non è dovuto al mio fraintendere e al tuo scritto dichiarato frettoloso. L’arte non può essere paradossalmente ridotta a qualcosa in particolare.
Quando parlavo di emozione non mi riferivo al fatto che l’arte debba essere solo spiritualità, può esserlo, ma anche una produzione che non parta e non voglia dipendere da questo è arte. Ho fatto un esempio. Resta comunque la mozione del comunicare all’opera e al suo fruitore. Anche l’archeologia di questa comunicazione è importantissima, ma difficile da ricostruire come tu dici.
Se non fosse per una ragione personale, mi sono sempre chiesta come mi sarei potuta accostare all’arte, se mi avesse in qualche modo interessato. (se ho capito veramente chi sei ti ripeto cose già dette) E ripensando al mio professore di Storia dell’Arte, che per i tre anni del suo corso ci ha ampiamente fatto capire il concetto che in un’ora non si può far lezione e ci vorrebbe più tempo, ma di arte non ci ha mai detto nulla, mi rispondevo che probabilmente non mi avrebbe interessato oppure che avrei avuto un atteggiamento un po’ “turistico” (senza nulla togliere a quanto rappresenti) nei suoi confronti. E allora avrei fatto riferimento alle riviste o al sentito dire, perché libri e cataloghi o sono costosi o troppo lunghi da leggere e spesso scritti cripticamente, se non si ha passione non si considerano, e io son pigra di natura. Ebbene di Arte adesso avrei la lezione americana ed australiana, tradotta nella produzione italiana. Potrei prendere anche riviste di antiquariato, ma lì ci sono esempi già ampiamente documentati, o produzioni del passato, che hanno valore per questa ragione. Comunque di altre voci, a meno che non siano appunto entrate nel sapere collettivo, fatto di cinema e leggenda, il vuoto. E’ in questo senso che parlo di globalizzazione.
L’arte degli anni sessanta non ci parla più: forse è vero, forse no.
Quanti esempi di ridondanza manzoniana abbiamo? Manzoni è stato una figura importantissima, lui sì, dopo Picasso ha portato avanti più radicalmente quella rivoluzione critica nei confronti del mercato dell’arte che ora i suoi ripetitori invece riducono a comodissimo asservimento. Schifano anche. Da chi superficialmente vede l’arte dappertutto ho imparato ad apprezzare una figura come Plessi, che pur non usando i mezzi tradizionali cui sono abituata, traspare del rigore di un’idea e della sua attuazione. E ci sono altre figure che devo imparare a conoscere, per esempio Vicentini.
Il resto che vedo io, per ora, è elefantiasi. Anche in Pittura dove quel che emerge, non so se nel tentativo di comunicare la società, e quindi riflettendola, tela come specchio critico, c’è lo sbrodolamento esibito del malessere, senza che ci sia pittura, un un’estetica del ributtante. Però ha ragion d’essere.
Ma vorrei avesse spazio anche un altro tipo di arte che non vedo, in futuro. Non necessariamente quella che difendo io.
Un caro saluto
….. Un tempo i plagi li punivano con pene corporali.
I tempi cambiano, i plagi restano.
Sono certo di non essere l’unico ad averlo riconosciuto.
Anche se c’è di meglio, molto meglio.
Ciao, Biz.
ragazzi, provate a scorrere tutto il dibattito… bisogna dire che, in certi punti, è davvero divertente! 🙂 🙂 🙂
non mi fraintendere: non c’è nessun intento polemico, anzi… casomai c’è un confronto, che è una cosa più costruttiva. Voglio dire che tu puoi tranquillamente darmi della signorinella romantica (ci mancherebbe…); però, allora, è anche lecito che io ti chieda una verifica riguardo la tua conoscenza degli strumenti che utilizzi per formulare il giudizio. E in ogni modo ti do ragione: sì, sono un romantico… purtroppo…:-) in certi momenti mi dispiace, in altri no. Venvìa… non porteresti la tipa all’Excelsior del Lido di Venezia con tanti tavolini apparecchiati solo per voi due, come Noodles e Deborah in “C’era una volta l’America”? io sì….:-)
ciao Ugo, mi defilo definitivamente…
Caro Ugo la critica è necessaria perchè crea dialogo. E’giusto quando dici che i tempi stanno cambiando ma no che la riflessione sull’arte comincia a prendere strade nuove, prende semplicemente la strada del suo tempo. Non ci dobbiamo solo interessare del passato ma anche del nostro presente. Dobbiamo imparare a decifrare il linguaggio dell’opera, ad interpretarne il messaggio, a leggerla inserita nel suo tempo. Leonardo da Vinci, in una lettera del 1482 a Ludovico il Moro dice: ” E insomma, secondo la varietà de’ casi, componerò varie e infinite cose…”
Cara Anna per arte intendi solo l’arte figurativa? Questo mi sembra di leggere nel tuo messaggio, che a me sembra scolastico, l’arte che vorresti vedere in futuro e no lo sbrodolamento esibito del malessere senza che ci sia pittura? Non mi toccare Schifano perchè io lo ammiro moltissimo. Ti prego di rispondermi. Perchè all’altra mia domanda non hai risposto? Cari saluti. Maria
Caro Cost, non ti ho dato della signorinella. Se non sbaglio quest’epressione era stata utilizzata da Anna, e mi era piaciuta. Riguardo all’essere romantici, se è un bene un male. Questo non mi sembra rilevante nel momento che devi affrontare questioni tipo il rapporto tra arte e globalizzazione o la funzione sociale dell’arte. Mi sei sembrato risentito e non capisco proprio perché.
Cara Maria scrivo malissimo e sono poco chiara, non ti ho risposto subito, perché Ugo mi ha distratto: quando ho citato Schifano non gli volevo dare torti. Lo accomunavo a Manzoni perché tutti e due, in modi diversi, si facevano beffe del mercato dell’arte. Non posso dire che mi piace proprio tutto quello che ha fatto, però è un vero artista e ci sono sue opere che hanno una poesia rivoluzionaria irraggiungibile.
Sul figurativo: è proprio qui che vedo la tendenza attuale all’esibizione del malessere, dello strabordare fisico, di una materia materiale, per rappresentare forse lo squilibrio dell’umano nella società, dove c’è tutto meno che la pittura: in Gianfranco Ferroni la pittura per esempio c’è, ed è finissima, lì posso accettare di tutto, anche i suoi autoritratti (cui scherzosamente, almeno spero, mi assimilo quando mi voglio deprimere un po’, ma ora sono ingrassata perciò sono una via di mezzo tra Fragonard e Ferroni).
Invece, per causa di mio padre, amo l’informale, da Fautrier più che da Pollock: un “giovane” che mi piace è Frangi per esempio. Insomma l’astrazione in tutte le sue forme. E’ molto difficile spiegartelo, vorrei avere la preparazione di Ugo, così ci riuscirei. Ancora scusa per non averti risposto subito, e ti ringrazio per il complimento che mi hai fatto, anche i tuoi commenti mi sono cari. Ciao
No, non sono risentito… si fa per parlare… sì, non c’entra nulla con la globalizzazione, certo… hai ragione… il fatto è che, secondo me, ad un certo punto bisognerebbe vedersi… ci si capirebbe molto di più… L’incomprensione procede di pari passo con il fatto di essere lontani. Cioè, ci si avvicina ma non ci si “tocca”; insomma, te che ne pensi? Io, da animo sentimentale, dico: “Le persone non si frequentano solo quando stanno insieme: anche il Lontano vive dentro di noi”, lo scrisse Beethoven a una tipa citando Goethe. Però, in ogni modo, resto, malinconicamente, a percepire tale lontananza. 🙂
p.s.: sei Ugo Giuliani?
Acc…Se ha ragione Cost ho cannato tutto!
Caro Ugo sfronda quel che ho scritto dai tentativi d’ identificazione!
A chi ho alluso (si dirà?) mi scuso per aver sospettato. Io e Biz forse nel primo interpretare pensavamo la stessa persona.
Poi ho pensato ad un’altra e per fortuna è arrivata l’illuminazione di Costantino.
Ma dove ho messo l’Allegron?! Peccato però che non è un vino.
Un saluto caro anche a te Costantino!
Caro Costantino,
sono pienamente d’accordo con te! Tu mi parli di Gentile, del perchè è sottovalutato, del romanticismo in Manzoni, dell’approccio cognitivista e Croce…ec.ecc., su ogni cosa bisognerebbe scrivere pagine e pagine. Di solito si discute su questioni di piccola portata, sulle sfumature. Per i massimi sistemi (e questi temi lo sono, per le implicazioni profende che hanno) forse altri mezzi, e altri luoghi sono più appropriati. Pazienza! Io però non mi perdo d’animo, già mi sembra un miracolo che si possa comunicare tra di noi anche se in questo modo approssimativo e da parte mia (goffo). Questi temi sono appassionanti. Io ad esempio sto a Torino, voi chissà dove, ed è bellissimo che tutto ciò sia possibile. Io mi sto laureando in filosofia con una tesi proprio sui presupposti filosofici della critica d’arte e letteraria con riferimento alla Scuola di Chicago e ai nuovi contributi più recenti. L’arrivo dei nuovi media ha cambiato infatti molte prospettive, se si pensa che questi hanno determinato dei mutamenti anche a livello epistemologico. Come idea mi piacerebbe farla pubblicare, anche se credo proprio che sarà un gettare i soldi dalla finestra (non vendono i grandi nomi figuriamoci io che sono poco più che uno studentello).A proprosito di nomi, io non mi chiamo ovviamente Ugo, ma perchè tu ti chiami veramente Costantino? E’ solo un Nickname…certo non molto fantasioso, ma mi sembrava buffo, non si chiama così anche il Rag.Fantozzi (Paolo Villaggio)? A risentirti.Da quale città scrivi?
EH????????!!!!!…(Ho appena letto gli altri interventi!!!) Strana cosa Internet…ma così quando parlavate di plagi, di identificazione parlavate di me? Allora avete “toppato” tutti quanti alla grande!!
E poi, ma chi ha la pretesa di dire cose originali al 100%. Io no. I libri nascono dai libri. Anzi credo proprio che cambierò il mio nome in Umberto, però vi prego di non pensare che si tratti di Umberto Eco (ovviamente piuttosto alticcio per il livello qualitativo non proprio adeguato…) 🙂 ! Ciao simpaticoni!!
…a Costantino, Anna, Maria (e pure a Biz!), buone vacanze!
Buone Vacanze a tutti….
Ciao, Biz.
Cara Anna per conoscerci bisogna comunicare e così attraverso le tue parole ho capito qual’è l’arte che preferisci. Dici che ami l’informale a causa di tuo padre, è forse un artista che dipinge? Ami l’astrazione in tutte le sue forme ed io mi sento unita a te dal tuo modo di sentire. In merito alla figura partiamo da Renzo Vespignani che, pur se autodidatta, utilizza molti mezzi tecnici con grande virtuosismo, il quale sente l’influenza dell’informale nel momento che è al suo apice. Nel 1963, insieme ai pittori ,Attardi, Calabria, Ferroni, Guerreschi, Guccione, Gianquinto e ai critici d’arte Micacchi, Del Guercio, Morosini fonda il gruppo dei “Pro e contro” per nuovi esperimenti neofigurativi, propone una nuova figura di artista intellettuale inserito nel contesto sociale e la pittura si arrichisce di oggettività. Eccoci giunti al tuo amato Gianfranco Ferroni, anche a me piace, delle sue opere quella che preferisco è “Lettino nella stanza” (1982-83), bello il drappeggio del lenzuolo del lettino, anche se non è stupendo come il drappeggio del lenzuolo del “Cristo morto” di Andrea Mantegna, è comunque bello. Mi piace anche Piero Guccione con le sue stupende sfumature di colori. Bravo anche Sergio Saroni, Mario Madiai ed altri contemporanei. Ecco ci siamo scambiati pareri e così ci sentiamo più unite e ci comprenderemo meglio nei nostri commenti su Exibart. A presto e cari saluti. Maria
Ugo, non temere, credo che l’eventualità che qualcuno ti scambi per Umberto Eco sia piuttosto remota.
Auguri per i tuoi studi, mi ricordano la mia prima laurea, in filosofia.
Ti auguro inoltre tu possa sforzarti ad essere un poco più originale, perchè vedi, è vero che la cultura è spesso un ripetere esperienze già fatte, ma in quei casi si cita la fonte.
Altrimenti è un plagio.
Esattamente come nel tuo caso.
Ciao, Biz.
Ciao! Sì, mi chiamo veramente Costantino; scrivo da Firenze. Riconosco di essere stato stupidamente provocatorio; ti chiedo scusa.
In bocca al lupo per la tesi!
A Biz, Umberto Eco , Anna , Costantino , a tutti , buone vacanze. Maria
Plagio? Fonte? Ma dico state scherzando? E’ normale che uno possa essere influenzato dalle proprie letture, ma da qui a dire che c’è un plagio ce ne corre…Se il problema è quello dell’ermeneutica saprai che è un tema secolare e molto dibattuto da tantisimi autori. Cosa devo fare degli interventi con le note? Addio….e buone vacanze!
Cara Maria, sì mio padre dipingeva e conosceva alcuni degli autori che ho citato e che hai citato anche tu. Guccione, raffinatissimo nelle sue figurazioni, Schifano, Manzoni, con il quale era molto amico e tanti altri, alcuni viventi, alcuni, come lui, ora scomparsi (Morlotti, Chighine, Milani, Moreni, Scanavino, Cassinari, Francese). Ha iniziato a farsi conoscere con la Galleria del Milione di Gino Ghiringhelli, verso la fine degli anni Cinquanta.(se vuoi puoi guardare all’indirizzo che ho messo nell’home page, dove ci sono riproduzioni di alcuni suoi lavori).
Anche a me piacciono Vespignani e gli altri che hai ricordato.
Avevo citato Ferroni in particolare, perché una parte della sua produzione indagava sulla solitudine e sul malessere del vivere, per fare un distinguo sulla qualità della pittura entro queste tematiche.
A Ugo faccio anch’io un in bocca al lupo per la sua tesi, molto interessante, e, forse lo saprà perché è di Torino, per la pubblicazione potrebbe tentare con una piccola casa editrice, quella dell’incisore Masoero, ma è solo un umile consiglio. Comunque tentar non nuoce. Spero che ritorni e che ci parli di più dell’argomento della sua tesi, quando potrà, e continuare il discorso sulla globaolizzazione.
Un caro abbraccio a tutti anche se non vado in vacanza è come se ci fossi tutto l’anno, qui in Liguria.
… credete che sia vero?… è andato davvero in vacanza? oddio, magari… la smettesse di rompere! si capisce, vero?
parliamo di quel poveretto di biz! siamo una decina di lettori esasperati!
A me Biz sta molto, molto simpatico.
Anzi, credo sia il più simpatico e arguto.
La verità è che vi dà fastidio perchè dice cose più interessanti delle vostre stupide chiacchiere.
Ovviamente questo è indirizzato ai “lettori disperati”, agli altri e altre il mio saluto.
Smack!
Eleonora.
Caro Biz tu sei quello che sei ,una persona sincera e leale, il tuo sprint mi piace, tu lo sai perchè in un altro commento già te lo feci sapere, se nei tuoi commenti non vi fosse il tuo sprint non ti riconoscerei. Tanti cari saluti e a risentirti presto. Maria
Cara Anna non sono riuscita a trovare , nell’home page, l’indirizzo dove ci sono i lavori di tuo padre, dimmi come devo fare, come si chiama? Resto in attesa di una tua risposta. Cara simpatica, saluti. Maria
condivido il pensiero di Eleonora di Rieti; approfitto per aggiungere un’ultimissima cosa (era un po’ di tempo che volevo scriverla). Leone Piccioni, nella biografia dedicata ad Ungaretti, riferisce che il poeta era entrato in possesso di una serie di dipinti di De Chirico; Ungaretti, in seguito, rivendette per pochi soldi quei dipinti, la cui grandezza e importanza, evidentemente, non erano state a quell’epoca comprese. Ricordate cosa disse Lambarelli riguardo alla presunta fortuna di De Chirico? In quel frangente gli estremi per mettere in difficoltà il “grande” direttore c’erano, eccome… poi la polemica si è spenta… però aveva ragione Biz, il quale era effettivamente riuscito a porre in evidenza una lacuna (abbastanza grave, dai…) del Lambarelli.
Dieci contro uno: e dai! Se non era per Biz tante cose sarebbero rimaste inosservate.
Temo di dover constatare che espressioni quali “non rompere le scatole” siano fuori della mia portata, ma evidentemente questo è il massimo dell’argomentazione di cui sono capaci certi apprendisti dell’intelligenza.
I dieci “lettori disperati”, che poi sono uno solo, dovrebbero sapere che sono profondamente affranto dal fatto che non sono loro simpatico.
Corro a tagliarmi le vene.
Ciao, Biz.
Nel corso di questi ultimi mesi mi è stato detto di tutto: frustrato, stupido, ignorante, presuntuoso, disonesto intellettualmente, analfabeta, piccolo essere insignificante e pieno di boria, che suscita ilarità per la spocchia e l’inconsistenza di quello che dice.
Beh… sono fortunato, a Socrate, Giordano Bruno e persino a Gesù Cristo è accaduto di peggio.
Ciao, Biz.
Cara Maria ti ho risposto mandandoti un messaggio personale: controlla nella tua posta, non ho voluto farlo qui, perché mi sembrava più giusto così.
Sulla globalizzazione dell’arte: ora dico una cosa estrema e forse una grossa stupidaggine, chiedo scusa in anticipo. Se si va avanti verso questa strada, un’ arte dominata mercato, non si arriverà poi al “grado zero” dell’espressione? Può essere una cosa positiva, però può essere anche una perdita.
Caro Biz comprendo che non fa piacere sentire giudizi poco favorevoli ma non dimenticare che ne hai avuti anche molto favorevoli, di stima e di amicizia. Questo è molto importante. Sei una persona intelligente e superiore a certe espressioni, ne sono certa . Io ti stimo molto e ti sono amica. Ciao. Maria
Carissima Maria,
ti ringrazio per la dimostrazione di stima, che è assolutamente ricambiata.
Tuttavia, e qui credo sia stato mio l’errore, non mi sono spiegato bene.
Sarebbe profondamente ipocrita da parte mia respingere le critiche e rifiutare i giudizi affatto lusinghieri nei miei confronti. Infatti, io che non lesino critiche anche piuttosto acidule, non sono nella posizione di potermi permettere di rifiutare giudizi negativi a me indirizzati.
Ciò che intendevo col messaggio a cui tu fai riferimento è che vorrei si criticasse quel che io scrivo o dico, non la mia vita.
Che nessuno conosce.
Ciao tesoro mio.
Biz.