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26
maggio 2009
fino al 31.V.2009 Public Sassari, sedi varie
sardegna
Oltre 90 artisti sardi, mostre in 17 luoghi rappresentativi della città. Ed eventi, performance e installazioni, incontri e due convegni, di cui uno sullo stato dell’arte in Sardegna. Sono i numeri di Public. Metamorfosi urbane. Numeri da grandi occasioni...
di Lia Turtas
L’obiettivo è ambizioso: trasformare per un mese la città, fuori e dentro gli spazi deputati, in un laboratorio artistico, che sia occasione anzitutto per una riflessione sulla e per la città stessa.
Il modello ideale è quello delle grandi rassegne periodiche d’arte pubblica di tradizione nordeuropea, con mostre temporanee che spesso lasciano in eredità opere importanti, enfatizzate dalla vulgata dell’economia dei beni immateriali come elementi generatori di nuovo sviluppo e aumentata coscienza civica. Quanto questo modello possa portare frutti in un territorio disastrato come quello della provincia di Sassari e nel mutato quadro economico internazionale attuale, solo il tempo potrà dirlo.
Un progetto, Public, che tra i suoi meriti annovera quello di riunire 15 istituzioni pubbliche – fra soprintendenze, musei, Accademia, Università, scuole, biblioteche, centri espositivi – e di chiamare a raccolta attorno al tema dell’arte pubblica l’artworld isolano, notoriamente frammentato e campanilistico, dai protagonisti della ricerca storica fino alle generazioni più recenti.
Al di là degli inevitabili punti deboli dovuti al carattere sperimentale dell’iniziativa, ciò che più la rende interessante è proprio l’atmosfera di work in progress, dagli esiti spesso imprevedibili, dove anche il piccolo fallimento può dar luogo a un gesto di nuova creazione. I luoghi comuni del genere, dalle sculture nel parco ai grandi cartelloni pubblicitari, dalle mappe d’artista fino alle derive verso gli angoli più negletti, vengono esplorati con esiti spesso interessanti.
Impossibile citare tutti gli artisti coinvolti. Lavori preesistenti (come il bel Gerusalemme di Rosanna Rossi a Palazzo Ducale o i retablo di Aldo Contini al Mus’a) ricevono nuova linfa, ma gli interventi site e time-specific sono letteralmente quelli da (in)seguire con attenzione.
La Mariantonietta di Gianfranco Setzu ha democraticamente sparso brioche adesive per la città: il valore d’uso è ormai (ma ne siamo sempre così sicuri?) soppiantato dal valore d’immagine. Immagine coordinata, naturalmente, con gli stessi cornetti a fare da tappezzeria alla famosa signora. Accanto, Giusy Calia sublima la narrazione di una passeggiata ormai estiva in un pattern astratto.
Pastorello propone nuovi cieli di speranza catodica; Gianni Nieddu, poco lontano dai portici, non è da meno con i suoi Dissuasori. Josephine Sassu interviene con muffe, batteri e conchiglie screziate fra le suppellettili del Museo Sanna tratte da necropoli e domus de janas. Bruno Petretto e Carmelo Jaria ricordano, con un albero liberato dall’abbraccio soffocante dei parassiti o una piccola piantagione di pomodori che spunta tra i selciati di una piazza del centro, i begli orti e oliveti che un tempo riempivano le descrizioni della città.
Sempre al parco, Tonino Casula e Antonello Colombino creano il playground per un nuovo Narciso. Igino Panzino commenta in modo lieve ma rigoroso gli scavi attorno a ciò che resta del vecchio castello aragonese. E Nero Project realizza il libro d’artista più radicale, intervenendo sui volumi della Biblioteca Universitaria.
Il modello ideale è quello delle grandi rassegne periodiche d’arte pubblica di tradizione nordeuropea, con mostre temporanee che spesso lasciano in eredità opere importanti, enfatizzate dalla vulgata dell’economia dei beni immateriali come elementi generatori di nuovo sviluppo e aumentata coscienza civica. Quanto questo modello possa portare frutti in un territorio disastrato come quello della provincia di Sassari e nel mutato quadro economico internazionale attuale, solo il tempo potrà dirlo.
Un progetto, Public, che tra i suoi meriti annovera quello di riunire 15 istituzioni pubbliche – fra soprintendenze, musei, Accademia, Università, scuole, biblioteche, centri espositivi – e di chiamare a raccolta attorno al tema dell’arte pubblica l’artworld isolano, notoriamente frammentato e campanilistico, dai protagonisti della ricerca storica fino alle generazioni più recenti.
Al di là degli inevitabili punti deboli dovuti al carattere sperimentale dell’iniziativa, ciò che più la rende interessante è proprio l’atmosfera di work in progress, dagli esiti spesso imprevedibili, dove anche il piccolo fallimento può dar luogo a un gesto di nuova creazione. I luoghi comuni del genere, dalle sculture nel parco ai grandi cartelloni pubblicitari, dalle mappe d’artista fino alle derive verso gli angoli più negletti, vengono esplorati con esiti spesso interessanti.
Impossibile citare tutti gli artisti coinvolti. Lavori preesistenti (come il bel Gerusalemme di Rosanna Rossi a Palazzo Ducale o i retablo di Aldo Contini al Mus’a) ricevono nuova linfa, ma gli interventi site e time-specific sono letteralmente quelli da (in)seguire con attenzione.
La Mariantonietta di Gianfranco Setzu ha democraticamente sparso brioche adesive per la città: il valore d’uso è ormai (ma ne siamo sempre così sicuri?) soppiantato dal valore d’immagine. Immagine coordinata, naturalmente, con gli stessi cornetti a fare da tappezzeria alla famosa signora. Accanto, Giusy Calia sublima la narrazione di una passeggiata ormai estiva in un pattern astratto.
Pastorello propone nuovi cieli di speranza catodica; Gianni Nieddu, poco lontano dai portici, non è da meno con i suoi Dissuasori. Josephine Sassu interviene con muffe, batteri e conchiglie screziate fra le suppellettili del Museo Sanna tratte da necropoli e domus de janas. Bruno Petretto e Carmelo Jaria ricordano, con un albero liberato dall’abbraccio soffocante dei parassiti o una piccola piantagione di pomodori che spunta tra i selciati di una piazza del centro, i begli orti e oliveti che un tempo riempivano le descrizioni della città.
Sempre al parco, Tonino Casula e Antonello Colombino creano il playground per un nuovo Narciso. Igino Panzino commenta in modo lieve ma rigoroso gli scavi attorno a ciò che resta del vecchio castello aragonese. E Nero Project realizza il libro d’artista più radicale, intervenendo sui volumi della Biblioteca Universitaria.
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a cura di Giannella Demuro
Sedi varie – 07100 Sassari
Info: www.public-ss.blogspot.com
[exibart]
Recensione inconsistente, era meglio non farla.
e chi lo dice che era meglio non farla?? forse uno degli sfigati che è rimasto fuori dalla recensione?