11 gennaio 2001

Fino al 6.V.2001 Il tema dell’incontro nell’iconografia e nella pittura siciliana (secc. XVII-XIX) Acireale (Catania), Chiesa San Domenico

 
In mostra oltre 70, tra dipinti e sculture, dei maggiori artisti acesi e siciliani del secoli XVII-XIX...

di

…Giacinto Platania, Venerando Costanzo, Matteo Ragonisi, Pietro Paolo Vasta, Vito D’Anna, Alessandro D’Anna, Michele Vecchio, Lorenzo Gramiccia, Ignazio Castorina Canzirri, Matteo Desiderato, Giuseppe Rapisarda, Michele Panebianco, Giuseppe Sciuti, Francesco Mancini.
In questi ultimi tempi attorno alla produzione artistica siciliana dell’età barocca e tardo manieristica si è positivamente registrato un interesse critico accompagnato ad un impegno di studi finalizzati alla riscoperta di autori prima sconosciuti o scarsamente apprezzati. E’ fiorita così una letteratura copiosa, e talora anche di alto profilo scientifico, che è valsa a sanare secoli di scarsa e generica attenzione. La mostra qui presentata si colloca al termine di un cammino esegetico e insieme filologico che è iniziato con gli studi della Siracusano sul Settecento siciliano ed è proseguito attraverso attente riflessioni sul significato antropologico, sociale, culturale e religioso dell’arte siciliana ed acese in particolare, nei cui confronti gli studi della Siracusano, per quanto fondamentali, ci sembrano ora piuttosto datati e carenti.
La mostra focalizza il tema dell’incontro nell’arte religiosa: l’incontro è un evento, dal quale non è possibile prescindere. Senza di esso infatti non può esistere neppure il concetto di religione che in tanto esiste in quanto è e si manifesta attraverso un incontro (la ierofania: un’apparizione, uno disvelarsi) del sacro con l’umano. L’annunciazione è l’esempio classico di tale incontro: un angelo del cielo scende in terra per incontrare una vergine designata e prescelta come “madre di Dio”. Accanto al tema dell’annunciazione altri incontri segnano il cammino religioso dell’uomo nella storia ed il suo incessante dialogare con Dio. L’arte di ogni tempo è stata sensibile nei confronti di un tema che, per la sua narratività oggettiva, si presta facilmente ad essere raccontato attraverso le forme della pittura e della scultura.
Nei secoli del barocco, del manierismo e del tardo manierismo il tema dell’incontro si arricchisce di una gestualità accentuata e di una teatralità particolare che corrispondono al gusto del tempo e alle esigenze della controriforma protesa ad appropriarsi dell’arte (e a renderla a sé subalterna) per diffondere i valori religiosi che più le stavano a cuore. In Sicilia, poi, il suddetto tema si riveste di caratterizzazioni antropologiche, ove si pensi che la pittura (in una regione nella quale pochissimi sapevano leggere e scrivere) era uno dei pochi mezzi in grado di veicolare concetti, valori, sentimenti, di esprimere sensazioni e di sublimare inibizioni e frustrazioni altrimenti inespresse e misteriose. Questa mostra non è, quindi, e non vuole essere solo una mostra di pittori e scultori, quanto anche un percorso antropologico e culturale sulle forme di vita della Sicilia dal ‘600 e del ‘700 ( l’Ottocento essendo più conosciuto).
La mostra (allestita presso la settecentesca chiesa di San Domenico) presenta pittori poco noti al vasto pubblico, ma non agli specialisti, e costituisce un percorso interessante attraverso la storia dell’arte locale. Il primo (e più antico) dei pittori in mostra è Giacinto Platania (1622-1691): non c’è chiesa ad Acireale e nei paesini etnei (è presente anche a Catania, nel cui Duomo è conservata una tela che ricorda l’intervento dell’eclettico pittore acese capace anche di deviare il corso della lava che mirava dritto a distruggere la città etnea) che non abbia una tela di questo “antico pittore”, le cui figure esprimono dolcezza e mestizia, solenni e composte come sono, immobili in un atteggiamento quasi statuario ma vivacissime per l’intensità dell’espressione del volto. Prosegue poi con un altro pittore poco studiato, Matteo Ragonisi (1660-1734) che sa riproporre i modelli maratteschi dell’accademismo romano e al tempo stesso composizioni cariche di folle straordinarie (di sante e santi) in un’ apparente ripresa di modelli cinquecenteschi (vasariani, in particolare) non riescendo a celare, tuttavia, il desiderio di forme narrative più popolari e quasi naif.
Non poteva mancare il genius loci, quel Pietro Paolo Vasta che, reduce dai soggiorni romani e piemontesi, innovò la tradizione pittorica locale con l’apporto di citazioni notevoli, quasi mai utilizzate a scopo semplicemente ripetitivo, quanto invece al fine di indicare al pubblico ed alla committenza i modelli più rappresentativi della nuova arte pittorica. Del Vasta sono stati scelti per questa mostra i dipinti della capella del Sacramento nella chiesa di San Sebastiano che ripropongono una serie importante di grandi e significativi incontri di Cristo (con la Samaritana, con la Cananea, con i viandanti di Emmaus e con il centurione).


Alfonso Sciacca



Acireale (Ct) – Il tema dell’incontro nell’iconografia e nella pittura siciliana (secc. XVII-XIX), Chiesa San Domenico. Fino al 6 maggio 2001



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3 Commenti

  1. Nella storia dell’arte italiana ci sono moltissimi pittori cd. “minori”, che sono considerati tali solo perchè non sono stati studiati adeguatamente.Ci sono ancora (per fortuna) tante perle che attendono solo di essere scoperte e rivalutate.Ben vengano quindi queste mostre di pittori minori o semplicemente poco conosciuti: è un contributo al progresso nel sapere storico artistico nel nostro paese.

  2. Mi riprometto di andare a visitare questa mostra nelle prossime settimane.Tra l’altro quella zona è una delle più belle della Sicilia e sarò contenta di unire al fascino del viaggio quello dell’arte antica…
    Quanti ricordi di gioventù affastellano la mente…

  3. Pur occupandomi dell'”altra cultura” andrò a visitare la mostra che certamente sarà interessante conoscendo il volore del curatore, e poi sarà certamente bella poichè si tiene nella bella Aci

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