12 febbraio 2024

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 12 al 18 febbraio

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 12 al 18 febbraio, in scena nei teatri di tutta Italia

Company Wayne McGregor, UniVerse

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 12 al 18 febbraio.

Teatro e danza

FESTIVAL EQUILIBRIO CON WAYNE MCGREGOR, MEG STUART, SOFIA NAPPI

Ricca di spettacoli la settimana della diciottesima edizione di Equilibrio, il festival di danza contemporanea di Roma, che accoglie il meglio della coreografia internazionale e italiana all’Auditorium Parco della Musica. A partire dalla prima nazionale, il 17 febbraio, di Pupo, il nuovo lavoro di Sofia Nappi e della compagnia Komoco.

I sette danzatori portano scena una danza ispirata alla figura di Pinocchio, celebre opera di Collodi sulla metamorfosi della marionetta che sogna di diventare bambino. Lontano da una narrazione didascalica, la coreografa indaga il tema della crescita e della consapevolezza, di come un bambino innocente e curioso inizia a interagire con il mondo, mettendosi continuamente in gioco nella relazione con gli altri e con i propri limiti. La scrittura coreografica combina il flusso selvaggio e libero della danza con un virtuoso repertorio di movimenti che spaziano dal tremolio folle di una marionetta, a seducenti passi di tango.

In All the way around, la coreografa e danzatrice Meg Stuart con il contrabbassista jazz Doug Weiss e la pianista Mariana Carvalho, intraprendono un viaggio inesplorato tra suono e movimento, accompagnati da un cangiante disegno luci che interagisce come un impalpabile quarto personaggio (13 febbraio).

Ispirato a The Dark Crystal, il film fantasy cult di Jim Henson su un pianeta sofferente, UniVerse: A Dark Crystal Odyssey, del graffiante e acclamato coreografo britannico Wayne McGregor, descrive una terra minacciata dagli eventi e con un urgente bisogno di essere salvata. La danza dei nove virtuosistici interpreti della Company Wayne McGregor si fa racconto di una “cristallina e oscura odissea” che porta il pubblico a interrogarsi attraverso la voce dello scrittore Isaiah Hull: come possiamo ritrovare una rinnovata armonia con l’universo che ci ospita? (15 febbraio).

PUPO – Sofia Nappi ph. ph. Thomas Schermer

LUIGI LO CASCIO, OMAGGIO A PASOLINI

«Una cernita nell’opus pasoliniano immenso che non ha certo l’ambizione di dire “tutto” né fornire il quadro nemmeno abbozzato, ma di scegliere cosa abbiamo scoperto per noi di indispensabile, al punto da riassumerlo nel vocativo con cui lo chiamavano i ragazzi: a Pa’, per invitarlo a tirare due calci di pallone o chiedergli la comparsata in un film». Così scrivono il regista Marco Tullio Giordana e l’attore Luigi Lo Cascio – interprete dello spettacolo – per il loro omaggio al poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, e drammaturgo italiano, con la pièce che attraverso le poesie ne ripercorre la vita, dai fervidi anni friulani al tragico epilogo romano del 2 novembre del 1975.

«Più che la desolata rappresentazione dell’Italia che non c’è più, mi colpisce – continua Giordana – oggi quanto fosse per lui necessario consumarsi e mettersi a repentaglio, addirittura “fisicamente”, per poter decifrare e descrivere il suo Paese. Qualcosa che non riguarda solo l’intelligenza ma il corpo, la carne, il sangue. Questo spettacolo cerca di dar conto proprio di questa disperata attualità, senza preoccuparsi troppo di apparire parziale o arbitrario. D’altra parte ognuno ha il suo Pasolini, com’è giusto che sia, e questo non è che il nostro».

LUIGI LO CASCIO in PA’ regia di Marco Tullio Giordana Ph Serena Pea

Pa’”, drammaturgia Marco Tullio Giordana, Luigi Lo Cascio, da testi di Pier Paolo Pasolini, regia Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio, e la partecipazione di Sebastien Halnaut, scene e disegno luci Giovanni Carluccio, costumi Francesca Livia Sartori, musiche Andrea Rocca. Produzione Teatro Stabile Veneto – Teatro Nazionale. A Napoli, Teatro Mercadante, dal 14 al 25 febbraio.

FRATELLINA, OVVERO FRATELLINO E SORELLINA

Il testo Fratellina di Spiro Scimone con la regia di Francesco Sframeli, racconta una realtà che sta capitolando sotto i colpi drammatici del nostro tempo, che sembra aver completamente dimenticato i veri valori dell’umanità. Si tratta di un autoritratto della società, «veramente» ripugnante, dalla quale i due protagonisti cercano di fuggire, alla ricerca di una nuova dimensione dove semplicemente essere sé stessi o, addirittura, migliori.

Nella scena composta da due grandi letti a castello Nic e Nac, una mattina, al risveglio, sperano di vivere in una nuova realtà, dove tutte le cose dimenticate si possono di nuovo ritrovare. Il desiderio di Nic e Nac, di scoprire un’altra realtà che va oltre i confini visibili della scena, si concretizza con l’apparizione del Fratellino e della Sorellina, due personaggi che con i loro dialoghi mescolano ilarità e paradosso, denuncia e sconforto. L’atmosfera lieve e giocosa dell’opera, nasce dalla musicalità dei dialoghi, dal ritmo, dalle ripetizioni delle parole, dalle attese e dall’ascolto del silenzio.

Prato, teatro Fabbricone- “Fratellina” di Spiro Scimone, regia di Francesco Sframeli. Nella foto Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Giulia Weber e Gianluca Cesale. Foto di Gianni Fiorito

“Fratellina”, di Spiro Scimone, regia Francesco Sframeli, con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Gianluca Cesale, Giulia Weber, tratto da Soli al Mondo, presentazione di Jean-Paul Manganaro, scena Lino Fiorito, costumi Sandra Cardini, disegno luci Gianni Staropoli. Produzione Teatro Metastasio di Prato, Associazione Culturale Scimone Sframeli, in collaborazione con Istituzione Teatro Comunale Cagli. A Roma, Teatro India, dal 13 al 18 febbraio.

NUOVO DEBUTTO PER ATERBALLETTO

Per ParmaDanza 2024 il CCN/Aterballetto porta in scena al Teatro Regio di Parma, il 17 febbraio, un trittico di creazioni, tra cui la prima assoluta di Rhapsody in Blue, nuova produzione firmata da Iratxe Ansa e Igor Bacovich, in coproduzione con Teatro Regio di Parma. In scena anche Yeled di Eyal Dadon e Secus di Ohad Naharin. Rhapsody in Blue di George Gershwin ha per i coreografi Ansa e Bacovich vari punti attraenti, una musica splendida e conosciuta ma non così in voga fra le nuove generazioni. Far conoscere questo lavoro ai giovani è l’obiettivo che gli autori si sono prefissati, e la loro nuova creazione per la compagnia Aterballetto vuole trovare nuove modalità per dare una visione meno lontana e meno “americana” di Gershwin, andando oltre al contesto culturale in cui la rapsodia è stata creata.

È la rapsodia stessa a dettare la trama del lavoro coreografico, i cambi energici, le modulazioni elettriche con cui giocare. Yeled, parola ebraica che significa “bambino”, porta in scena la riflessione che il coreografo israeliano Dadon ha condotto, insieme ai danzatori, sul momento della vita in cui si arriva a perdere l’innocenza dei bambini; Secus creazione dell’israeliano Naharin, vanta un collage musicale che si estende dagli insoliti stili elettronici di AGF alle seducenti melodie indiane di Kaho Naa Pyar Hai alle armonie risonanti dei Beach Boys. Questo mix avventurosamente eclettico funge da sfondo adatto per la coreografia audacemente stravagante.

CCN Aterballetto – Rhapsody in blue rehearsals – ph. Nicola Stasi

IL CALDERÓN DI PASOLINI

Scritto nel 1967 e pubblicato nel 1973, Calderón di Pier Paolo Pasolini è un dramma in versi ispirato a La vita è sogno, del tragediografo spagnolo seicentesco Pedro Calderón de la Barca. Ma l’atmosfera, la trama, il contesto sono radicalmente diversi: siamo nella Spagna franchista degli anni ’60, tra tumulti rivoluzionari e logiche di potere che non sembrano lasciare altro spazio di libertà che nel sogno.

Un testo labirintico e complesso, in cui coesistono molteplici piani e stratificazioni narrative, tradotti in scena dal regista Fabio Condemi, facendo confluire nello spettacolo numerosi riferimenti: il teatro di Bertold Brecht nella rilettura di Roland Barthes, la pittura di Diego Velàzquez, le idee sulla rappresentazione e sul rapporto tra teatro e spettatori, la polemica contro «I competenti della nuova epoca che sta cominciando, […] che sono così informati sul presente e sulle possibilità del futuro, che ritengono decrepite le esperienze fatte lo scorso anno!». A fare da fonte drammaturgica, i dialoghi platonici, mentre la psicanalisi freudiana e gli studi teologici sul corpo accompagnano e arricchiscono l’indagine sul sogno, inteso sia come prigione sia come utopia.

Calderòn Ph Luca Del Pia

“Calderón”, di Pier Paolo Pasolini, regia, ideazione scene e costumi Fabio Condemi, con Donatella Allegro, Marco Cavalcoli, Bianca Cavallotti, Nico Guerzoni, Fortunato Leccese, Omar Madé, Giulia Luna Mazzarino, Caterina Meschini, Elena Rivoltini, Giulia Salvarani, Emanuele Valenti, scene, drammaturgia dell’immagine Fabio Cherstich, costumi Gianluca Sbicca, luci Marco Giusti, disegno del suono Alberto Tranchida. Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura. A Modena, Teatro Storchi, il 17 e il 18 febbraio.

ISMENE ROCKSTAR ICONOCLASTA

Lo spettacolo segna l’esordio di Fulvio Cauteruccio alla direzione artistica della storica Compagnia Krypton. Ismene/Family Affairs (a Firenze, Teatro Goldoni, 16 e 17 febbraio, nell’ambito della stagione del Teatro delle Donne), è tratto da Ismene, uno dei 17 monologhi drammatici contenuti in Quarta dimensione, del poeta greco Ghiannis Ritsos.

Cauteruccio mette in scena un’opera che parte dal mito greco e arriva alle viscere della contemporaneità. Una contemporaneità dove la paura è padrona delle anime, la guerra divora le vite, la civiltà decade, l’Occidente implode su se stesso e l’individuo, su cui sembra incombere un ineluttabile destino, resta silente, privato lentamente della sua libertà, della sua volontà. Ismene, interpretata da Flavia Pezzo, è la quarta figlia di Edipo, figura evanescente e personaggio secondario nel mito, sorella della celebre Antigone che il poeta definisce inflessibile e disperata. Rimasta ai margini della notorietà della famiglia di origine segnata dall’orrore, la protagonista denuncia uno ad uno i congiunti ed il contesto che ha determinato la rovina nella quale è precipitata, rivendicando infine la libertà di decidere della propria sorte.

In scena Flavia Pezzo affiancata da Massimo Bevilacqua, che con la chitarra elettrica accompagna Ismene nella sua trasformazione in una rockstar iconoclasta.

Family Affairs, ph Stefano Ridolfi

BAT BOTTEGA AMLETICA TESTORIANA

Il progetto BAT Bottega Amletica Testoriana curato da Antonio Latella ha l’obiettivo di mettere in relazione attrici e attori con la poetica di Giovanni Testori nella ricorrenza del centenario della sua nascita, promosso da AMAT per Pesaro 2024, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e stabilemobile, in collaborazione con Associazione Giovanni Testori. Il percorso di formazione – partito nel febbraio scorso -, arriva a destinazione al Teatro Rossini di Pesaro, dal 13 al 18 febbraio in forma di Esercizi con il pubblico e vede coinvolti otto giovani donne e uomini del teatro italiano: Noemi Apuzzo, Alessandro Bandini, Andrea Dante Benazzo, Matilde Bernardi, Flavio Capuzzo Dolcetta, Chiara Ferrara, Sebastian Luque Herrera, Beatrice Verzotti.

Una “bottega” teatrale, un luogo aperto di studio e lavoro, per darsi insieme – attori, regista, maestranze e pubblico – la possibilità di una vera ricerca intorno al mistero di Amleto nelle tre tappe formulate da Testori, una trilogia che lo accompagnò per tutta la vita: la sceneggiatura scritta per il cinema, LAmbleto e Post-Hamlet.

BAT Bottega Amletica Testoriana © Masiar Pasquali

OPERETTA RURALE DI ROBERTA LIDIA DE STEFANO

Incentrata sull’abuso di potere e sugli stati post-traumatici, la performance Di Grazia (la voix du patron) dell’attrice e performer Roberta Lidia De Stefano realizzata insieme al coreografo francese Alexandre Roccoli con cui condivide l’ideazione, la regia e la drammaturgia, è l’esito di una ricerca che affonda le sue radici in un Sud antico e rurale, che fa da sfondo a guerra e miseria: è qui che si riapre una “ferita universale”.

De Stefano e Roccoli costruiscono un assolo evocativo, una sorta di “operetta rurale” a partire dal racconto di una donna della Ciociaria, una lavoratrice povera e senza scelta. Lo spettacolo nasce da un recupero etnomusicologico dei canti popolari del Sud Italia, legati ai movimenti e ai gesti di lavoro. I due artisti attingono dal loro comune immaginario, che li riporta ai rispettivi luoghi d’origine, immersi in grandi tradizioni e contraddizioni, governate da un Dio indubbiamente Maschio, Padre e Figlio.

Lo spettacolo, al Teatro Arena del Sole di Bologna dal 13 al 25 febbraio, rientra nel Focus Lavoro di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale è una produzione ERT, A short term Effect / Espace des Arts, Scène Nationale.

Di Grazia, ph. Serena Serrani

LA DUALITA’ DI ELISA SBARAGLI

Osservando il momento di crisi – climatica, economica… – in cui ci troviamo come umanità, lo spettacolo Se Domani di Elisa Sbaragli, progetto coreografico vincitore del bando per la danza contemporanea Citofonare PimOff 2023/2024 (il 13 febbraio, al PimOff di Milano) parte da una domanda: perché l’essere umano ha bisogno di trovarsi in uno stato di emergenza per agire un cambiamento? Ignorare la crisi fino all’ineluttabile, oppure accoglierla come potenziale momento di cambiamento positivo? I corpi dei due performer in scena si trovano in uno stato di iniziale rifiuto dell’Altro, annullato dall’individualità del singolo. Ma questo ego viene inevitabilmente travolto dallo scorrere delle cose e i due performer sono costretti a scegliere.

In scena viene esplorata la dualità, l’incontro con l’Altro, una coppia archetipica da Deucalione e Pirra, Cleopatra e Cesare, Didone ed Enea, ad Adamo ed Eva, nell’indagine di quanto una scelta di due singoli ricada nella collettività, di quanto le scelte come individuo incidano sull’altro, di quanto siamo responsabili o ci de-responsa­bilizziamo sull’altro.

Se domani, Ph Giorgia Zaffanelli

LA LETTERA MAI RECAPITATA DI MARCO D’AGOSTIN

Una lettera indirizzata con otto anni di ritardo a qualcuno che non risponderà mai: Best Regards di Marco D’Agostin, è una performance ad alto tasso emotivo nella scia di Nigel Charnock, l’incredibile co-fondatore di DV8 Physical Theatre scomparso nell’agosto 2012, che con i suoi spettacoli, mix ipercinetici di canto, movimento, grido e improvvisazione, ha allargato i confini della danza contemporanea.

«Il mio incontro con lui, avvenuto nel 2010 – racconta il danzatore e coreografo D’Agostin – ha segnato in modo netto il mio modo di pensare la danza. Nigel rappresentava ai miei occhi la possibilità che in scena tutto potesse accadere ed esplodere. In lui tutto era energia, desiderio, volontà».

«Dear N, you were too much. Così inizia la lettera mai recapitata che Wendy Houstoun scrisse al suo amico e collega Nigel, pochi giorni prima che lui morisse». Best Regards è un assolo nostalgico e appassionato che indaga attraverso la scrittura e la danza il ruolo e il funzionamento della memoria, interpellando apertamente l’anima dello spettatore. Lo spettacolo, in scena il 13 febbraio al Teatro Bonci di Cesena, rientra nell’ambito della rassegna L’altro sguardo. Nuovi linguaggi della scena e del focus sulla drammaturgia fisica Carne, di ERT.

Best Regards – Marco D’Agostin © Alice Brazzit

L’ETERNO MARITO, DA DOSTOEVSKIJ

Siamo ancora in grado di esercitare la cura? Di essere padri, maestri, guide? Da questo provocatorio monito lanciato da Dostoevskij in L’eterno marito (in scena al teatro Franco Parenti di Milano, fino al 18 febbraio), l’adattamento di Davide Carnevali con la regia di Claudio Autelli, è un viaggio tra il sogno e la realtà dentro i movimenti dell’animo umano. Nel corso della vita capita di rendersi conto che l’immagine che ci siamo scelti, o, meglio, che desideriamo per noi stessi, ci guardi dall’alto e ci costringa, come imputati, alla sbarra di un processo che decidiamo di autoinfliggerci. Quanto c’è di obiettivo in questo giudizio? Quanto è frutto del contesto in cui siamo immersi? La storia interrogherà l’uomo sul peso dei sensi di colpa – che grava sull’anima – per quelle scelte sbagliate, negative o positive, reali o immaginate della vita. In scena Ciro Masella e Francesco Villano.

L’eterno marito con Ciro Masella e Francesco Villano

GALA DI STELLE DELLA DANZA AD AREZZO

Una serata di grande danza (17 febbraio, Teatro Petrarca di Arezzo) per la Stagione Concertistica Aretina con un Galà di stelle dai più prestigiosi teatri d’Europa: Opera di Parigi, Teatro San Carlo di Napoli, Royal Ballet di Londra, Opera di Roma.

La direzione artistica di Giovanni Andrea Zanon si avvale della collaborazione col primo solista del Royal Ballet Valentino Zucchetti, che nell’occasione presenterà in prima assoluta il suo ultimo lavoro come coreografo Elegia Perduta, con protagonisti i primi ballerini Yasmine Naghdi e Reece Clarke, coreografia che riprende le suggestioni malinconiche dell’Elegia” Op. 24 di Gabriel Fauré – eseguita dal vivo da Maria Salvatori al violoncello e Francesco Santini al pianoforte. Il programma spazierà dal balletto romantico al contemporaneo, con, tra i nomi illustri, anche Valentine Colasante e Paul Marque, étoile dell’Opera di Parigi; Claudia D’Antonio, étoile del San Carlo; Alessio Rezza, étoile dell’Opera di Roma, Flavia Stocchi, premio Danza&Danza come miglior interprete emergente, e Alessandro Staiano. Apertura con Fiamme di Parigi, del coreografo Vasilij Vajnonen con musiche di Boris Asaf’ev; La Nuit s’Achève (la notte sta finendo), lavoro firmato da Benjamin Millepied sulle note della sonata Appassionata di Beethoven, e Delibes Suite, del coreografo spagnolo José Carlos Martínez su musica di Léo Delibes; Aria Suspended, di Mauro de Candia,  sulle note dell’Aria sulla quarta corda di Bach; Don Quixote, di Marius Petipa su musica di Ludwig Minkus; Sylphide, nella versione di August Bournonville, musica di Jean Schneitzhöffer; e in chiusura Il Corsaro di Marius Petipa, su musiche di Riccardo Drigo.

Valentino Zucchetti

GINGER E FRED, DA FELLINI A MONICA GUERRITORE

L’amara rappresentazione della volgarità della televisione e della pubblicità, che nel 1986 Federico Fellini portò sul grande schermo con Giulietta Masina e Marcello Mastroianni nei panni dei due anziani ballerini, rivive nello spettacolo di e con Monica Guerritore, Ginger & Fred.

Due ex ballerini famosi un tempo, sono stati invitati a esibirsi nello show natalizio di una televisione privata. Ospiti dello show, sono emozionati per la serata che li porterà sotto le luci dei riflettori. Quello che non sanno è che, derubricati alla voce “materiale di varia umanità”, sono necessari a mandare avanti l’ingranaggio spietato della televisione commerciale, riempiendo i buchi tra una pubblicità e l’altra. Nella notte, e poi in sala trucco, prima che il teatro stesso, pubblico compreso, diventi lo studio dello show e il Presentatore, come il Domatore di un circo, li faccia entrare come bestie ammaestrate, questa piccola umanità fatta di personaggi bizzarri e imperiosi, pavidi e coraggiosi, si imporrà intenerendo il pubblico per la realtà delle loro vite fatte di solitudine, piccole ambizioni e basse aspirazioni, menzogne e confessioni improvvise, tutto comico e tragico allo stesso tempo, nell’esaltazione di un giorno “straordinario”.

Ginger e Fred con Monica Guerritore e Massimiliano Vado

“Ginger e Fred”, di Federico Fellini, Tonino Guerra, Tullio Pinelli, adattamento e regia Monica Guerritore, con Monica Guerritore e Massimiliano Vado, e con Alessandro Di Somma, Mara Gentile, Nicolò Giacalone, Francesco Godina, Diego Migeni, Lucilla Mininno, Valentina Morini, Claudio Vanni; scenografia Maria Grazia Iovine, costumi Walter Azzini, coreografie Alberto Canestro, light design Pietro Sperduti. Produzione Teatro della Toscana, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Società per Attori. A Ferrara, Teatro Comunale, dal 12 al 14 febbraio.

A ORBITA PIERGIORGIO MILANO E IRENE RUSSOLILLO

Tre spettacoli e una tavola rotonda nel programma del secondo focus autoriale di Vertigine, la stagione danza del Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita|Spellbound curata da Valentina Marini.

Il 18 e 21 febbraio al Teatro Palladium di Roma, in collaborazione con Fondazione Musica per Roma/Equilibrio Festival, riflettori puntati sul coreografo, performer e pioniere del circo contemporaneo Piergiorgio Milano, con due suoi spettacoli: Denti e White Out (il 21). La prima serata del focus ospiterà anche Irene Russolillo con la sua nuova creazione Fàtico.

Ad aprire la serata di domenica 18, alle ore 18, la tavola rotonda dal titolo Emergere o crescere? I Centri come nuovi strumenti a sostegno della giovane coreografia, una preziosa occasione per riflettere sulle strategie di sostegno e accompagnamento alla crescita delle giovani carriere in ambito coreografico, al di là del dispositivo del premio.  Seguirà il pluripremiato Denti di Piergiorgio Milano, un solo che unisce linguaggio acrobatico e danza contemporanea. Nato dalla suggestione di un sogno e di un’antica credenza, è la metafora della lotta tra l’impossibilità di partire e il desiderio di dimenticare.

Fàtico di Russolillo, ispirata dalle forme dell’orazione, della mormorazione e del canto liturgico-meditativo, così come dalle danze di trance afferenti alla tradizione del tarantismo, è un progetto coreografico-musicale che vede in scena due performer, dotati di un microfono a contatto con la pelle, estensione del corpo, punto di innesco di una relazione quasi fisica con gli spettatori. Qui il canto non è un atto di spontaneità, ma il prodotto di una modificazione, integrazione e potenziamento di una corporeità intesa come archivio di gesti, posture, contrazioni muscolari.

Denti di Piergiorgio Milano

FELLINI, LA DOLCE VITA DI FEDERICO

In occasione dei 40 anni dalla morte di Nino Rota e dei cento anni dalla nascita di Federico Fellini, il Balletto di Siena, diretto da Marco Batti, nel 2019 ha voluto celebrare il genio di queste due figure chiave del cinema e della cultura italiana. Al centro la figura di Fellini, narrata sulle musiche dei compositori Nicola Piovani e, ovviamente, Nino Rota. Lo spettacolo, ispirato alla vita e alle opere di uno dei più amati registi del cinema italiano, torna in scena al teatro Sociale di Gemona (Ud) il 15 febbraio, e al Teatro Zancanaro di Sacile (Pn), il 16.

Sulle musiche di Rota, nei ruoli principali Filippo Del Sal (nel ruolo del titolo), Giuseppe Giacalone (Zampanò da La Strada) e Chiara Gagliardo (Sylvia de La dolce vita) accanto a Elena Badalassi, (Gelsomina da La Strada). Filo conduttore del balletto sono i personaggi principali dell’intramontabile La Strada del 1954, nei quali la stessa Giulietta Masina, moglie e musa del regista riminese, affermò di rivedere Fellini: Gelsomina, la sua giovinezza; il Matto e l’imperterrita volontà di intrattenere e divertire, infine Zampanò, versione cinematografica e saturata di un Federico ormai adulto. Il balletto rivive quindi Fellini nella sua completezza, accompagnando il pubblico attraverso le brevi immagini di altri film felliniani, da Amarcord a I Vitelloni fino all’iconico La dolce vita.

Balletto di Siena, FELLINI, LA DOLCE VITA DI FEDERICO

LA SOLITUDINE DI UNA GENERAZIONE

In scena una distesa di macerie: polvere, regolite lunare, il suolo di un pianeta sconosciuto. Sotto questa coperta di cocci c’è Matilde con la sua voce (“mamma?”), prima fioca, che poi cresce e si fa sempre più forte. È di una giovane donna che non sarà mai madre e non è più una figlia, perché ha perso l’ultimo genitore e rimane sola a ricostruire una propria vita a partire dai frammenti della vita precedente. C

’è un dolore che diventa protagonista – in assenza di un altro essere umano che reclami le sue cure e il suo tempo con urgenza – un dolore insopportabile, insostenibile, che riporta all’infanzia. I ricordi arrivano all’improvviso, inattesi, e si fanno concreti, perché la madre è sempre presente, tra le piccole cose della vita di prima, e adesso compare, come per magia, per aiutare la figlia a uscire dalle tenebre, apparentemente senza fine.

Chi resta è la storia di una figlia che attraversa l’esperienza dolorosa della perdita madre ed è alle prese con le macerie della vita di prima e con una presenza /assenza che parla dallo spazio infinito e dalle profondità dei ricordi. Alla sua seconda prova da autrice e regista Matilde Vigna è affiancata nell’ideazione del progetto (produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, La Corte Ospitale) e nella regia da Anna Zanetti. Le immagini racchiuse nel testo si sviluppano attraverso la relazione in scena tra due attrici, nella cornice di un paesaggio cosmico fatto di video, luci e sonorizzazioni. Al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma, il 17 e 18 febbraio.

Chi resta, ph. Luca Del Pia

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