22 gennaio 2024

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 22 al 28 gennaio

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 22 al 28 gennaio, in scena nei teatri di tutta Italia

Processo Galileo Ph Masiar Pasquali

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 22 al 28 gennaio.

Teatro e danza

PROCESSO GALILEO

L’inedita regia a quattro mani di Andrea de Rosa e Carmelo Rifici porta in scena la figura di Galileo Galilei e il rapporto tra conoscenza, scienza e tecnologia. Uno spettacolo che ci invita a riflettere sul rapporto che abbiamo con la verità scientifica, sulla relazione tra scienza e potere e infine sul concetto del mistero, qualcosa che percepiamo, ma ancora non conosciamo, qualcosa con cui il teatro si trova da sempre ad avere a che fare. Indaga la figura e il pensiero del celebre scienziato toscano e lo fa partendo dalla sua vita, dagli atti del processo che subì e dalla sentenza della Santa Inquisizione. La scrittura densa dei due autori, che sviluppa la narrazione in tre sequenze, ciascuna delle quali corrisponde ad altrettanti processi, attraverso spostamenti temporali indaga i destini e gli interrogativi del mondo contemporaneo.

Un prologo, ambientato nel passato storico in cui avviene l’abiura; un presente, nel quale una giovane donna, madre e intellettuale, è chiamata a raccontare per una rivista divulgativa il nuovo paradigma che la scienza sta ponendo oggi; un futuro, nel quale ogni realismo si sgretola e i personaggi diventano le voci di un’invettiva contro un Galileo visto come il portavoce di un processo storico e culturale che ha congiunto in maniera indissolubile la ricerca scientifica alla capacità tecnica, saldando per sempre l’idea di progresso di una società alla potenza dei suoi dispositivi tecnologici.

Processo Galileo Ph Masiar Pasquali

Processo Galileo”, di Angela Demattè e Fabrizio Sinisi, dramaturg Simona Gonella, regia Andrea De Rosa, Carmelo Rifici, con Luca Lazzareschi, Milvia Marigliano e con Catherine Bertoni de Laet, Giovanni Drago, Roberta Ricciardi, Isacco Venturini, scene Daniele Spanò, costumi Margherita Baldoni, progetto sonoro GUP Alcaro, disegno luci Pasquale Mari. Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, LAC Lugano Arte e Cultura, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale. A Roma, T eatro Vascello, fino al 27 gennaio; a Palermo, Teatro Biondo, dal 30 gennaio al 4 febbraio.

LA NATURA DEL LAVORO DOMESTICO

Pendulum, di Marco Martins, artista multidisciplinare portoghese, che lavora tra il teatro, il cinema e la video arte, apre il Focus Lavoro, un palinsesto immaginato da ERT per la città di Bologna con spettacoli e attività culturali dedicati al tema. Martins, che dirige la piattaforma culturale Arena, da lui fondata nel 2007, con la quale porta avanti un lavoro caratterizzato dall’incontro con comunità specifiche spesso emarginate, di diversi contesti geografici, in Pendulum si occupa dei lavoratori domestici, una parte significativa della forza lavoro a livello mondiale, tra i gruppi più vulnerabili nei grandi centri urbani.

Lo spettacolo, concentrandosi sulla natura del lavoro domestico, affronta il delicato tema delle relazioni familiari, portando in scena un vero e proprio confronto interculturale e intergenerazionale tra diversi modi di vivere, contesti, aspettative, sogni e vite quotidiane.

Come si relazionano le lavoratrici con le famiglie per cui lavorano e come sono influenzate da questo rapporto? Come si vive la necessità di lasciare la propria casa per prendersi cura di quella degli altri? Come si misura un Paese con gli immigrati che accoglie? Le testimonianze reali, raccontate dalle stesse lavoratrici e attrici non professioniste che le hanno vissute, aprono uno spazio scenico a un confronto diretto con la precarietà implicita nello sviluppo economico e sociale del mondo intero.

Pendulum EGEAC Teatro São Luiz Estelle Valente

“Pendulum”, ideazione e regia Marco Martins, con Elane Galacho, Emanuelle Bezerra, Fabi Lima, Juliana Teodoro Alves, Maria Gustavo, Maria Yaya Rodrigues Correia, Nádia Fabrici, testo Marco Martins con la collaborazione degli attori e di Djaimilia Pereira De Almeida, musica originale Tia Maria Produções, movimento Vânia Rovisco, scene Fala Atelier, luci Nuno Meira, suono Vítor Santos. Produzione Artemrede, São Luiz Teatro Municipal, Teatro Municipal Do Porto – Rivoli, Rota Clandestina/C.M. Setúbal. Spettacolo realizzato all’interno del Progetto internazionale “Prospero Extended Theatre”, grazie al supporto del programma “Europa Creativa” dell’Unione Europea. A Bologna, Arena del Sole, il 26 e 27 gennaio.

ALTRI ATTI UNICI DI CECHOV

Debutto della seconda coppia di Atti Unici di Anton Čechov, nuovo progetto teatrale di Fondazione Teatro Due di Parma, che ne mette in scena otto, presentandoli a coppie di due, da inizio gennaio fino a fine febbraio 2024. Un vero viaggio attraverso una parte della produzione di Čechov, non molto conosciuta nella sua integrità, maestro nel ricercare il senso della vita. Questi Atti unici sono storie semplici osservate con pietas e, allo stesso tempo, spietatezza. Incontri con mondi “normali” in cui ancora stupirsi.

In Sulla strada maestra pellegrini, operai, vagabondi e viandanti assiepano una bettola sulla strada maestra. Miserie e miserevoli si incrociano per una notte, cinque copechi bastano per una vodka ma non per dimenticare gli occhi di una donna. Ne I danni del tabacco, c’è un palcoscenico, un microfono, frac e panciotto per uno stravagante one man show sulle conseguenze del tabagismo e, perché no, su quelle del vivere in un pensionato femminile assoggettato alla moglie e alle 13 figlie.

Sulla strada maestra Teatro Due

“Sulla strada maestra”, regia Matteo Tarasco, con Giovanni Carta, Franca Penone, Stefano Guerrieri, Stefano Gragnani, Andrea Mattei, Alberto Melone, Salvo Pappalardo, Fabio Pasquini, Bruna Rossi, Francesca Tripaldi, Pavel Zelinskiy. “I danni del tabacco”, con e a cura di Antonio Rosti. A Parma, Teatro Due, dal 23 al 31 gennaio.

ISABELLA ROSSELLINI E IL SORRISO DI DARWIN

Vi siete mai chiesti perché  il sorriso venga compreso in ogni parte del mondo mentre altri gesti sono specifici solo ad alcuni paesi? Da questa considerazione nasce la riflessione etologica di Isabella Rossellini, che in questo one-woman- show dai toni comici Darwin’s smile (Il sorriso di Darwin), riunisce i suoi due più grandi interessi, quello per la recitazione e quello per la scienza. Chi meglio di un’attrice che lavora costantemente sul gesto, sulle emozioni, sui codici universali per esprimere sensazioni, può mettersi al servizio della scienza per meglio far comprendere il comportamento animale ed umano? Nel suo libro L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animaliCharles Darwin ha sottolineato la continuità esistente tra gli esseri umani e gli animali che può essere ritrovata anche nel modo di esprimere le emozioni.

Così l’attrice, interpretando con umorismo e semplicità cani, gatti, galline, pavoni e, naturalmente, Darwin, regala, oltre che a una magnifica lezione sull’evoluzione, anche una grande lezione di teatro, un’occasione per imparare divertendosi e ridendo tutto sull’arte della recitazione e su complesse teorie scientifiche.

Isabella Rossellini Ph Virginie Lançon

Darwin’s Smile”, scritto e interpretato da Isabella Rossellini, regia Murielle Mayette-Holtz, costumi e scene Rudy Sabounghi, luci Pascal Noël, musica Cyril Giroux, video Andy Byers, Rick Gilbert, grafica Andy Byers. Produzione Les Visiteurs Du Soir. A Firenze, Teatro Della Pergola, dal 23 al 28 gennaio.

MARCO CACCIOLA, DITTICO D’AUTORE

Due giornate di spettacoli, il 26 e 27 gennaio, per uno spaccato sull’opera dell’attore e regista Marco Cacciola – per 15 anni collaboratore di Antonio Latella – attraverso due lavori che lo vedono autore e protagonista, entrambi prodotti da Elsinor Centro di Produzione Teatrale di Firenze.

Io sono. Solo. Amleto (alle 21 al Teatro Florida), è monologo polifonico che parte dal testo shakespeariano per attraversare i dubbi che fondano il nostro tempo: dal rapporto tra padri e figli alla relazione tra leader e società, dalle dinamiche di potere, sia nella dimensione pubblica che in quella privata, alla ricerca di una giustizia che si specchia nella vendetta. Cacciola gioca con i diversi personaggi della tragedia alternando alle parole dell’opera una partitura scenica originale composta da testi inediti, audio live e video che interagiscono in modo dinamico con l’attore.

Farsi Silenzio (alle 17:30 presso Il Lavoratorio) è un progetto che nasce da un pellegrinaggio artistico, alla ricerca del sacro in ogni dove. Uscire dai propri luoghi e predisporsi ad accogliere l’inaspettato è un gesto semplice e potente, così come ogni volta che si inizia un viaggio nell’ascolto dell’altro da sé. Gli spettatori verranno dotati di cuffie, dalle quali la voce di Cacciola racconta l’esperienza di un cammino, il suo, da Torino a Roma, e gli incontri che ha fatto sulla strada, a cui ha domandato cosa sia per loro “il sacro”.

Marco Cacciola in Amleto Ph Francesca Di Giuseppe

CARYL CHURCHILL E LA CLONAZIONE UMANA

In A number, un padre incontra suo figlio, che ha lasciato ormai quarant’anni prima. Dopo la tragica morte di lei, lui non era riuscito a prendersi cura del bambino e aveva deciso di disfarsene. Ma prima di abbandonarlo il padre incompetente aveva pensato di poter rimediare. Con la clonazione del figlio. E allora quale figlio incontra? Quanti figli incontra?

La drammaturga inglese Caryl Churchill, una delle più lucide e visionarie interpreti delle vertigini della storia e della contemporaneità nel teatro inglese attuale, si confronta con il tema della clonazione e della replicabilità della vita umana. Come scrive il regista e drammaturgo Luca Mazzone, direttore dal 2005 del Teatro Libero di Palermo, per presentare A number, «La serialità, l’anonimato, la banalità della replica: uno spettacolo che mette davanti ad un fatto compiuto. Un padre e una serie di figli. Una riflessione sul valore della vita umana nella sua unicità, nella irripetibilità di ciascun uomo». In scena Giuseppe Pestillo e Massimo Rigo.

A number con Giuseppe Pestillo e Massimo Rigor

A Bologna, Teatri di Vita, all’interno della stagione teatrale “D’io, Teatro e Famiglia”, il 26 e 27 gennaio.

GLI INNAMORATI A GENOVA

Una storia d’amore tra incomprensioni, gelosie, capricci e il miraggio dell’indipendenza economica, per mettere in evidenza come questa commedia scritta nel 1759 da Carlo Goldoni sia un efficace specchio dei nostri tempi.

«Gli innamorati parla di due ragazzi che dicono di amarsi ma cercano di ferirsi, per egocentrismo, gelosia o rabbia. Nel corso della storia impareranno come l’amore non sia sempre facile e richieda di mettere in un angolo le parti più oscure della propria anima», commenta il regista Luca Cicolella, che pur restando fedele al testo ambienta lo spettacolo in una dimensione contemporanea e scanzonata. «In una società in cui i rapporti sociali, specialmente tra i più giovani, si appiattiscono superficialmente anche a causa della mancanza di abitudine alla comunicazione diretta, viva, vera, le parole di Goldoni risuonano e ritornano di prepotente attualità, offrendoci l’occasione di realizzare uno spettacolo da proporre anche e soprattutto ad un pubblico giovane e curioso».

Innamorati, ph. Federico Pitto

“Gli innamorati”, di Carlo Goldoni, adattamento e regia Luca Cicolella, interpreti Luca Cicolella, Giordana Faggiano, Alessio Praticò, Igor Chierici, Bruno Ricci, Ilaria Martinelli, Fabrizio Careddu, Isabella Loi, scene Lorenza Gioberti, costumi Francesca Marsella, movimenti coreografici Claudia Monti, luci Aldo Mantovani. Produzione Teatro Nazionale di Genova. A Genova, Sala Mercato, dal 23 gennaio al 4 febbraio.

SEGNALE D’ALLARME PER ELIO GERMANO

L’opera teatrale di Elio Germano e Chiara Lagani diventa un film in realtà virtuale, diretto da Germano e Omar Rashid. Segnale d’allarme è la trasposizione in realtà virtuale de La mia Battaglia, un’opera – portata in scena da Germano stesso – che parla alla e della nostra epoca. Lo spettatore sarà portato a piccoli passi a confondere immaginario e reale, in questa prospettiva la possibilità offerta dalla realtà virtuale di entrare nella narrazione sembra essere perfettamente calzante.

Attraverso e grazie alla VR sarete portati ad immergervi nell’opera teatrale diventandone parte. Vi troverete in sala, in prima fila, insieme agli altri spettatori. Sentirete l’energia della stanza intorno a voi. Cercherete lo sguardo di chi vi è seduto accanto, perfino i gesti. Assisterete ad un monologo che sarà un crescendo e allo stesso tempo una caduta verso il grottesco. Segnale d’Allarme (a Roma, Teatro Argot, dal 25 al 28 gennaio) racconta una storia vera, la nostra.

Elio Germano

ANTEPRIMA FESTIVAL EQUILIBRIO

Diciottesima edizione del festival di danza contemporanea di Roma, diretto da Emanuele Masi, che presenta il meglio della coreografia internazionale e italiana all’Auditorium Parco della Musica e in altri teatri della capitale.

Il primo appuntamento del Festival è al Teatro Argentina, dal 23 al 25 gennaio, con l’ultima creazione di Peeping Tom per poi snodarsi per due settimane – dal 9 al 24 febbraio – con grandi nomi della scena europea, come Benjamin Millepied, Wayne McGregor, Anne Van Den Broek, Marcos Morau e altri della coreografia nazionale. Ha un titolo criptico, S 62°58’, W 60°, 39’, che identifica le coordinate geografiche di un’isola remota dell’Antartide, l’ultima creazione di Peeping Tom, compagnia tra le più visionarie e acclamate della scena internazionale.

La vicenda sembra semplice: una barca incagliata nel ghiaccio ospita un gruppo di naufraghi intrappolato in un paesaggio ostile e pericoloso, ma ben presto il dramma di trasforma in farsa grottesca quando il regista Franck Chartier, in persona, mette in discussione lo spettacolo in corso e inizia un violento gioco di manipolazione e intreccio tra interpreti e personaggi. Crudo, esilarante, commovente allo stesso tempo.

Lyon, France. 19th September 2023. Images of the premiere in Lyon of the new Peeping Tom show S 62° 58’, W 60° 39’ (Photo credit : Samuel Aranda / Peeping Tom )

LOVE’S KAMIKAZE

La tragica attualità di una storia d’amore che ha come scenario il conflitto arabo-israeliano. Tel Aviv. Due giovani rappresentanti di due popoli, Naomi, ebrea e Abdul, palestinese, si amano cercando di dimenticare la sporca guerra e, nello stesso tempo, confrontano e discutono le due civiltà e le diverse motivazioni che animano le due parti. Una conclusione tanto inaspettata quanto dotata di tragica verosimiglianza e di emblematica forza dimostrativa sugella lo spettacolo, condotto da Claudio Boccaccini.

Love’s Kamikaze si innesta naturalmente nel fertile ceppo dell’attualità e dell’impegno civile – dichiara l’autore Mario Moretti – a dimostrazione che il teatro non racconta solo favole, ma può essere anche carne, viscere, sangue della nostra impietosa esistenza. E soprattutto, può portare un mattone, una pietra, un granello di sabbia per la costruzione dell’edificio della pace. Un discorso utopistico? Senza dubbio. Ma le utopie dei deboli sono le paure dei forti. Perché l’utopia è l’anticipazione di una ricerca che deve solo superare le strettoie del presente.

Love’s kamikaze, Giulia Fiume, Kabir Tavani

“Love’s Kamikaze “, di Mario Moretti, regia di Claudio Boccaccini, con Giulia Fiume e Kabir Tavani, musiche Antonio Di Pofi, scene Eleonora Scarponi, costumi Antonella Balsamo. Produzione Associazione culturale PEX. A Roma, teatro Vittoria, dal 23 al 28 gennaio.

IL CYRANO DI ARTURO CIRILLO

«Andare con il ricordo ad un musical da me visto da ragazzino a Napoli, nell’ancora esistente Teatro Politeama – racconta Arturo Cirillo -, è stato il primo moto di questo nostro nuovo spettacolo. Il musical in questione era il Cyrano tratto dalla celeberrima commedia di Rostand, a sua volta ispirata ad un personaggio storicamente vissuto. Riandare con la memoria a quella esperienza di giovane spettatore è per me risentire, forte come allora, l’attrazione per il teatro, la commozione per una storia d’amore impossibile e quindi fallimentare, ma non per questo meno presente, grazie proprio alla finzione della scena.

Lo spettacolo che almeno 35 anni dopo porto in scena non è ovviamente la riproposizione di quel musical (con le musiche di Domenico Modugno) ma una continua contaminazione della vicenda di Cyrano di Bergerac, accentuandone più il lato poetico e visionario e meno quello di uomo di spada ed eroe della retorica, con delle elaborazioni di altre musiche, da Èdith Piaf a Fiorenzo Carpi. Un teatro canzone, o un modo per raccontare comunque la famosa e triste vicenda d’amore tra Cyrano, Rossana e Cristiano attraverso non solo le parole ma anche le note, e riportarmi a quella vocazione teatrale, che è nata anche grazie al dramma musicale di un uomo che si considerava brutto e non degno d’essere amato».

Cyrano de Bergerac con Arturo Cirillo e Giacomo Vigentini Ph Tommaso Le Pera

“Cyrano di Bergerac”, regia e interpretazione Arturo Cirillo, con Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Irene Ciani, Giulia Trippetta e Giacomo Vigentini. Produzione Marche Teatro, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, ERT – Teatro Nazionale. Ad Ascoli Piceno, Teatro Ventidio Basso, il 23 e 24 gennaio.

ROSA WINKEL, DI LENZ FONDAZIONE

In occasione del Giorno della Memoria, Lenz Fondazione ripropone in streaming (il 27 gennaio, dalle ore 10 alle 24) Rosa Winkel [Triangolo rosa], una creazione sulla deportazione e sterminio degli omosessuali nei campi di concentramento nazisti (lenzfondazione.it). Metafora del soldato invincibile e personificazione dell’uomo ariano perfetto il campione sportivo del Reich attira su di sé tutte le aspettative di un regime che ha bisogno del corpo dell’atleta per esibire la prova della propria superiorità biologica.

Tra le migliaia di corpi martoriati e perseguitati ne abbiamo scelto uno per tutti – spiega Francesco Pititto – come rifrazione storico-drammaturgica, Otto Peltzer, uno dei più grandi mezzofondisti della storia. Arrestato, incarcerato diverse volte, poi Mauthausen fino al 5 maggio del 1945, quando gli americani lo liberano. Ma il “peccato” dell’omosessualità lo perseguiterà.

Lo spazio di Rosa Winkel è ripartito ritmicamente da sequenze modulari variabili formate da sedici armadietti metallici. Il volume plastico del piccolo armarium contiene la duplice dimensione insita nello spogliarsi: lo smascheramento, la liberazione dall’involucro esteriore e al contempo il denudamento, inteso come perdita di identità, azzeramento dell’unicità e della differenza.

Rosa Winkel Lenz Fondazione

Rosa Winkel [Triangolo rosa]”, testo originale e imagoturgia Francesco Pititto, installazione e regia Maria Federica Maestri, interpreti | Valentina Barbarini, Adriano Engelbrecht, Roberto Riseri, Davide Rocchi/Giancarlo D’Antonio, musica | Andrea Azzali.

L’AMICO RITROVATO

Adattato dal drammaturgo catalano Josep Maria Miró, tradotto e diretto da Angelo Savelli, il romanzo L’amico ritrovato di Fred Uhlman torna – in concomitanza con il fine settimana del Giorno della Memoria, il 27 gennaio – a offrire gli episodi più emozionanti, intensi e drammatici di un’amicizia nata nel periodo più buio della Storia. Quell’amicizia che dovrebbe unire persone e popoli e che invece viene calpestata dai rovinosi razzismi e nazionalismi che hanno segnato il periodo più buio della nostra storia, il nazismo.

«La memoria e l’oblio. Tra questi due opposti, uno luminoso (per quanto a volta doloroso) e l’altro oscuro (per quanto a volte ostentato alla luce del sole), ci dibattiamo – afferma Savelli – in questa nostra imbelle contemporaneità. Dimenticare è facile, è soporifero, è tranquillizzante. Meglio rimuovere che fare i conti con le nostre a volte imbarazzanti radici. Ma il Teatro no! Un teatro pubblico, un teatro civile, un teatro – continua – tanto testimone della contemporaneità quanto guardiano dei valori fondanti della nostra libera società, non gira la testa, non chiude gli occhi».

L’amico ritrovato, ph. Marco Borrelli

“L’amico ritrovato”, di Fred Uhlman, adattamento Josep Maria Miró, traduzione e regia Angelo Savelli, con Mauro D’Amico, Olmo De Martino, Roberto Gioffré, musiche Federico Ciompi, costumi Serena Sarti, disegno luci Henry Banzi.Produzione Teatro della Toscana. A Firenze, Teatro di Rifredi, dal 26 al 28 gennaio, anche spettacoli mattutini per i giovani e le scuole.

DANZA IN FONDERIA

Doppio appuntamento, il 24 gennaio, in Fonderia di Aterballetto, a Reggio Emilia, per Manfredi Perego e il Balletto di Torino.

Ruggine, del coreografo e danzatore Perego, è un solo intenso e corposo che vede in scena l’autore in una riflessione sul prodotto dell’antagonismo tra buio e luce nell’uomo. Un pensiero drammaturgico che tratta dell’oscuro, l’inquietudine, del capriccio, della sofferenza, osservando senza giudizio queste emozioni e le azioni che provocano, una dedica alla zona che di solito si occulta con tanto impegno.

La sfida coreografica di Play_Bach Divertissement, invece, è quella di dare concretezza visiva e dinamica all’emozione che ogni nota esprime, cogliendo le sfumature della musica di Bach traducendo in danza un processo di analisi emotiva su ciò che la partitura musicale suggerisce. La violenza e la dolcezza che nascono dalla vibrazione del suonato hanno una corrispondenza fisica resa materica dal Balletto Teatro di Torino, creando danze che attraversano mondi di nuove frequenze carnali. La musica dal vivo cuce l’epidermide del danzatore al luogo portandolo ad un altro livello di interpretazione e di ascolto. Al contempo l’aria mossa dai corpi impatta sui musici, rendendo tangibile l’azione della danza sullo strumento.

Play Bach Divertissement, ph. Andrea Macchia

LE STELLE DELLA DANZA SPAGNOLA

Il gala Las Estrellas, con la direzione artistica di Daniele Cipriani, vede protagonisti il Ballet Nacional de España, grande compagnia e ambasciatrice della danza spagnola nel mondo, e i maggiori bailarines e bailaores del momento, con lo zapateado dei loro tacchi, il fruscio dello strascico delle bata de cola (il vestito delle bailaoras di flamenco), il ticchettio delle nacchere, l’arpeggio delle chitarre e i penetranti canti gitani. Il programma riserverà alcune sorprese, come una Farruca, danza di origine galiziana e tradizionalmente maschile, ma in quest’occasione interpretata da Ana Morales, e un lavoro di Antonio Ruíz Soler (1921-1996), ballerino sivigliano talmente celebre che veniva conosciuto in tutto il mondo semplicemente come “Antonio”, oppure “Antonio el Bailarin”: si tratta di Puerta de Tierra un duetto di escuela bolera su musica di Isaac Albéniz, che in quest’occasione sarà interpretato da Sergio Bernal. Nel ricco cast di Las Estrellas anche cantaores e tocaores e dal vivo: i cantanti Jose Luis Medina e Pedro Jiménez González, i musicisti Sergio Gómez “El Colorao”, Carlos Jiménez e Rafael Jiménez “El Chispas”.

Ritmos, Ph Maria Alperi

A Roma, il 28 e 29 gennaio, all’Auditoriu

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