24 novembre 2025

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 24 al 30 novembre

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 24 al 30 novembre, in scena nei teatri di tutta Italia

DELITTO E CASTIGO

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 24 al 30 novembre.

Teatro e danza

Delitto e castigo

Debutta, con la regia di Andrea Baracco, Delitto e castigo l’opera di Fëdor Dostoevskij nell’adattamento teatrale dello scomparso Glauco Mauri. Ambientato nell’oscura San Pietroburgo dell’Ottocento, il capolavoro letterario si snoda attraverso i labirinti dell’etica, della morale e della psicologia, gettando una luce penetrante sui recessi più remoti dell’esistenza umana.

Il protagonista, Rodion Romanovič Raskolnikov, incarna la conflittualità di un individuo immerso nel dilemma tra giustizia e crimine, tra il desiderio di affrancarsi da una società corrotta e il peso delle conseguenze morali. Attraverso il lento disvelarsi dei misteri e delle motivazioni dei protagonisti, il romanzo si trasforma in una complessa riflessione sulla morale, la fede, e la possibilità di redenzione nell’abisso dell’animo umano.

«H0 ritenuto indispensabile rispettare l’età anagrafica dei personaggi – scrive Baracco -, ponendomi una domanda: come risuonano oggi le parole scritte da Dostoevskij? Hanno ancora quella forza dirompente? Sono ancora portatrici di quel senso scandalosamente umano e politico di chi vuole con ferocia trasformare l’esistente? E infine, quanto costa a quei giovani commettere peccato, infrangere l’ordine costituito, parlare una lingua nuova di zecca, mandando al diavolo la storia nella quale gli è capitato di nascere?».

DELITTO E CASTIGO, ph Manuela Giusto

“Delitto e Castigo”, di Fëdor Dostoevskij, adattamento teatrale di Glauco Mauri, regia Andrea Baracco, con Gabriele Graham Gasco, Woody Neri, Giulio Petushi, Arianna Pozzi, Aurora Spreafico, Paolo Zuccari, scene Marta Crisolini Malatesta, costumi Laura Giannisi, musiche originali e suoni Giacomo Vezzani e Vanja Sturno, disegno luci Umile Vainieri, dramaturg Maria Teresa Berardelli. A Roma, Teatro della Cometa, dal 25 al 30 novembre; a Milano, Teatro Menotti, dal 2 al 7 dicembre.

Edipus di Testori, dopo trent’anni

Protagonista è un capocomico che porta in scena la tragedia di Sofocle da solo, interpretando tutti i ruoli e arrivando a confondere, nel corso della rappresentazione, il piano del racconto con quello della sua disastrata vicenda biografica. Federico Tiezzi e Sandro Lombardi tornano, a trent’anni dal loro primo allestimento, sul dirompente e rivoluzionario Edipus di Giovanni Testori (al Piccolo di Milano, Teatro Studio Melato, dal 25 al 30 novembre).

Lo spettacolo, nel 1994, a pochi mesi dalla scomparsa dell’autore, riapriva coraggiosamente il discorso sulla sua drammaturgia. Con Edipus Testori aveva concluso, nel 1977, la Trilogia degli Scarozzanti: fantastica reinvenzione del mondo grottesco e disperato di una compagnia di guitti, in cui Sofocle e Shakespeare convivono con l’avanspettacolo, il melodramma con il varietà, il mito con il quotidiano.

Edipus © Gabriele Acerboni

Con la carabina, di Pauline Peyrade

Una donna, giudicata consenziente da un tribunale francese per uno stupro subito all’età di 11 anni da un amico del fratello maggiore, decide, una volta diventata adulta, di farsi giustizia da sola. La storia si sviluppa tra passato e presente: il primo ambientato in un luna park, il secondo a casa della donna. In entrambi i luoghi si consuma una violenza, ma i ruoli sono invertiti.

Con la carabina, della giovane drammaturga francese Pauline Peyrade «…è un testo lucido e imparziale – scrive la regista Licia Lanera – che fugge dall’idea di dividere categoricamente il mondo in buoni e cattivi, ma analizza i meccanismi culturali e antropologici che fanno scaturire alcuni comportamenti violenti». La regista crea uno spettacolo-incubo, un non luogo, in cui i due “attori/servi di scena” – Danilo Giuva ed Ermelinda Nasuto -, come li definisce la stessa Lanera, si fanno ora adolescenti ora adulti ed evocano, attraverso la parola e pochi elementi scenici, la dinamica di una storia atroce. In scena al Teatro delle Passioni di Modena dal 25 al 30 novembre.

Con la carabina Ph. Clarissa Lapolla

Storie di artisti iraniani

Per il festival Resistere e Creare del Teatro della Tosse di Genova, in scena due spettacoli internazionali. Cosa significa essere un danzatore quando danzare è vietato? Come ci si sente a non poter praticare l’arte a cui si è dedicata tutta la vita? Partendo da queste domande, la drammaturga iraniana Nasim Ahmadpour e il regista Ali Asghar Dashti presentano una lettera d’amore al teatro, che prende il titolo dal verso di una canzone degli Ultravox, We Came to Dance (il 26 e 27 novembre). Due danzatori completamente immobili descrivono i movimenti che farebbero se potessero ballare. Attraverso le loro parole, prende vita una coreografia solo immaginata, che si intreccia al racconto di episodi reali del passato recente dell’Iran.

Il 28 e il 29, Beytna, di Omar Rajeh, uno dei più importanti esponenti della danza contemporanea del mondo arabo. Una festa nella casa dell’altro in cui cibo, danza e musica diventano veicoli di incontro e condivisione, strumenti felici per stare bene insieme nella diversità.

Ali Asghar Dashti Nasim Ahmadpour © Beatrice Borgers

This is a premiere di Morganti e Soavi

In questo lavoro Cristiana Morganti, storica interprete del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, ed Emanuele Soavi, cresciuto con coreografi come William Forsythe e Jiry Kylian, si confrontano l’uno con l’altra, indagando con parole, gesti e danza il loro modo di intendere l’arte e il teatro, ma anche le loro origini, la loro vita di “immigrati” italiani trapiantati in Germania. This is a premiere (a Trento, Teatro Sociale, il 29 e 30 novembre) vuole essere un collage di “objet trouvé”, una lente di ingrandimento sui tanti momenti della loro controversa e colorata esistenza. Un plasmare sequenze ed episodi sotto forma di “dialoghi corporei” che sono solo il filo conduttore da cui si diramano nuove idee e associazioni.

Emanuele Soavi Incompany © Martin Rottenkolber

Virgilio Sieni e Le ceneri di Gramsci

In occasione del 50mo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, il danzatore e coreografo Virgilio Sieni attraversa Le ceneri di Gramsci in Ma che serve la luce?, spettacolo che invita alla riflessione sulla condizione umana e sulla società contemporanea, immergendosi nella profondità dell’opera del poeta di Casarsa. Proseguendo il percorso dello spettacolo-manifesto Solo Golberg Variation con la sua personale e unica ricerca sui linguaggi del corpo in relazione alle opere d’arte, che qui si plasma sull’opera letteraria di Pasolini, la parola poetica in Ma che serve la luce? (a Firenze, Teatro della Pergola, il 26 novembre) dà il ritmo e prepara lo spazio dell’assolo tra la voce sussurrata da Sieni e il suo gesto che diventa suono, regolando così ogni danza secondo le declinazioni cantate dalle parole di Pasolini in un susseguirsi di frammenti che creano un’opera organica e intima.

Virgilio Sieni ©Laila Pozzo

Clara Immerwahr e Fritz Haber, due figure della storia della chimica moderna

Gli Haber: Clara, Fritz ed Hermann, quanti sanno chi sono? Eppure, il frutto delle loro scoperte ha favorito ma anche infierito sulla vita di milioni di persone. 1.5.15. Affetti collaterali messo in scena dalla Compagnia del Sole, è un lavoro incentrato sulla controversa figura di Fritz Haber, premio Nobel per la chimica nel 1918, sua moglie Clara Immerwahr, prima donna laureata in chimica all’università di Breslavia, e il figlio Hermann, testimone del loro burrascoso rapporto creativo e professionale, ma anche erede dei fantasmi di famiglia, delle conseguenze di scelte personali e decisioni etiche e scientifiche, che ricadono sul suo destino come gli effetti collaterali delle armi chimiche sul corpo umano, ancora forti a distanza di tempo.

Il grande interrogativo che si pone alla nostra epoca: quanto il progresso scientifico può dirsi tale se non procede di pari passo con lo sviluppo di un forte pensiero critico ed un’etica di benessere condiviso?

Affetti collaterali

“1.5.15. Affetti collaterali “, di Roberto Scarpetti, con Stella Addario, Flavio Albanese, Luigi Moretti, regia Marinella Anaclerio, scena Francesco Arrivo, costumi Stefania Cempini, disegno luci Cristian Allegrini, sound designer Giovanni Chiapparino. A Bari, Teatro Piccinni, dal 28 al 30 novembre.

Spose di un altro mondo

Testo della scrittrice statunitense di origine giapponese Julie Otsuka, Venivamo tutte per mare è una storia vera e potente, intima e personale, legata alla realtà storica con cui l’autrice ha uno stretto legame familiare. Cristina Crippa che cura la regia insieme ad Elio De Capitani e insieme a Carolina Cametti ed Elena Russo Arman dà voce e corpo alla pluralità di esperienze e racconti che animano il testo (a Milano, Teatro dell’Elfo, dal 27 novembre al 21 dicembre).

«Mi ero imbattuta in moltissime storie durante la mia ricerca – dice Otsuka – e volevo raccontarle tutte. Capii che non mi occorreva una protagonista. Avrei raccontato la storia dal punto di vista di un intero gruppo di giovani spose». L’io narrante è un io collettivo, un noi sfaccettato in cui si fondono tantissime vicende, un ricchissimo intreccio di episodi e di personaggi, che mantengono però ciascuno la propria individualità.

Venivamo tutte per mare © Laila Pozzo

Non ti pago! Omaggio a Luca De Filippo

A dieci anni dall’allestimento diretto e interpretato da Luca De Filippo, torna in scena fino al 30 novembre, al Teatro San Ferdinando di Napoli, la commedia Non ti pago! di Eduardo De Filippo nella stessa regia che fu dell’attore scomparso prematuramente il 27 novembre 2015. Con Salvo Ficarra nel ruolo del protagonista Ferdinando Quagliuolo e Carolina Rosi nel ruolo della moglie Concetta.

«In Non ti pago! ho ripreso la visione scenica di Luca che, in una personale prospettiva delle opere di Eduardo, aveva a mano a mano accentuato l’avidità morale dei personaggi – scrive Carolina Rosi -. Attraverso la comicità della componente ludica, del gioco del lotto, Luca aveva letto la storia in chiave moderna e aveva registrato con cura in modo quasi grottesco ma mai macchiettistico, i temi che Eduardo ha sempre analizzato nelle sue opere: la disgregazione dei rapporti familiari, metafora del disfacimento di una società. Ingredienti non secondari».

Non Ti Pago, Foto Di Scena, Ph Salvatore Pastore

Matteotti – Anatomia di un fascismo

«Che cos’è il fascismo? È un camuffamento, si nutre di paura, risponde alla paura con la violenza». È la voce e l’intensa interpretazione di Ottavia Piccolo a ripercorrere la vicenda esistenziale e politica di Giacomo Matteotti e con lei l’ascesa di un fenomeno che non cessa di essere attuale. Scritto da Stefano MassiniMatteotti – Anatomia di un fascismo (al Teatro Vittoria di Roma, dal 25 al 30 novembre) guarda al passato per meglio comprendere il presente, non solo attraverso le lenti della storia, ma con un appassionato ritratto di un uomo dal sangue caldo che qualcuno aveva soprannominato Tempesta. In scena l’attrice in un dialogo costante con I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, e i video realizzati da Raffaella Rivi, che danno luce e consistenza alle frasi più significative. Un abile intreccio di musica (firmata da Enrico Fink) e parole, guidato dalla regia di Sandra Mangini.

Matteotti – Anatomia di un fascismo

Maria Paiato ne Il fantasma di Canterville

«Quando il Ministro d’America, signor Hiram B. Otis, acquistò il castello di Canterville, tutti dissero che faceva una sciocchezza, poiché il castello era abitato dagli spiriti». Questo l’incipit del racconto Il fantasma di Canterville scritto nel 1887 da un giovane Oscar Wilde. Una storia che mescola con maestria il fantastico e il comico, il soprannaturale e il grottesco, raccontandoci dell’incontro tra il fantasma di Sir Simon, uno spirito tormentato e legato alla sua dimora, e una famiglia americana che, lontana dalle superstizioni, non si lascia intimorire da leggende e visioni.

Un breve romanzo, divertente parodia dei racconti dell’orrore in voga nell’Ottocento. A condurci attraverso questo luogo incantato e i suoi simboli sarà Maria Paiato con la regia di Giulio Costa. Produzione Centro Teatrale Bresciano, al Teatro Mina Mezzadri di Brescia dal 21 novembre al 10 dicembre.

Maria Paiato

Danzare A Monte d’invern

Ideato e diretto da Silvia Dezulian, Lorenzo Morandini e Filippo Porro, nasce la prima edizione di Danzare A Monte d’invern, festival di danza contemporanea ideato da Pluraldanza: un programma multidisciplinare che trasforma la montagna in palcoscenico diffuso. Dal 26 novembre 2025 al 22 gennaio 2026, Predazzo, Tesero e l’intera Val di Fiemme saranno attraversati da performance, incontri, proiezioni e camminate artistiche che celebrano il paesaggio alpino e le sue tradizioni. Apre il festival lo spettacolo Rimaye _ un disvelamento materico di AZIONIfuoriPOSTO (il 27 novembre al Teatro Comunale – Tesero).

A partire da una riflessione sulla fusione e il distacco dei ghiacciai, Rimaye apre un’indagine su ciò che a breve è destinato a sparire e sulla sua eredità, mettendo in relazione corpi umani e corpi glaciali in quanto entrambi modificatori di paesaggio in perenne movimento e custodi di memorie, legati al Tempo e alla sua irreversibilità.

Il programma completo sul sito pluraldanza.org.

Rimaye, AZIONIfuoriPOSTO, ph. Borto Maltese

La fregatura di avere un’anima

Nella nuova messinscena di Giacomo Poretti, La fregatura di avere un’anima, il celebre comico racconta il viaggio difficile e bellissimo per scoprire cosa accade quando si diventa padri. Tutto parte dalla provocazione di una piccola parola: anima. Questo viaggio (al Teatro Oscar di Milano, fino al 30 novembre) inizia proprio da quell’inciampo, una terribile collisione avvenuta nel momento esatto in cui una neo-mamma e un neo-papà vennero messi di fronte a una sfida insuperabile: «Avete fatto un corpo, ora dovete fare l’anima». È un viaggio-combattimento scomodo, urticante, persino doloroso, con una parola, con quella parola.

La fregatura di avere un’anima, Giacomo Poretti, Teatro Oscar

I Castelli di rabbia di Alessandro Baricco

Valter Malosti adatta per il teatro il romanzo Castelli di rabbia, l’esordio narrativo di Alessandro Baricco (a Bologna, Arena del Sole, dal 27 al 30 novembre e al Teatro Storchi di Modena dal 4 al 7 dicembre). Lo spettacolo, una produzione internazionale di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, vede in scena un cast di attori italiani e del Dramma Italiano del Teatro Nazionale Croato di Fiume.

«In questi anni ho cercato di esplorare teatralmente la lingua italiana in una sorta di corpo a corpo entusiasmante – commenta Malosti – e una delle prime fascinazioni che ho per un testo da mettere in scena, nasce soprattutto dal suono di quella lingua, dalla sua musica. Di Castelli di rabbia mi ha appunto colpito la grande ricchezza dell’impasto linguistico, stilistico e sonoro, e dunque la sua indubbia evidenza orale. Una scrittura che ha una chiara e netta forza musicale oltre che teatrale, quasi una partitura».

Castelli di rabbia Ph Petra Šporčić

La drammaturgia contemporanea al LAC di Lugano

Sabato 29 novembre alle ore 18 in Teatrostudio le artiste svizzere Flavia Papadaniel e Diane Dormet presentano la prima tappa del loro progetto, Doris (Work in progress) un’esplorazione della materia stessa del gesto e del suono, con l’obiettivo di offrire al pubblico un’esperienza profonda di consapevolezza: non solo su ciò che osserviamo, ma su come costruiamo e interpretiamo quello sguardo.

Negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, Doris, una casalinga, viene filmata nel salotto di casa sua durante un’intervista con Gregory Bateson, ricercatore interdisciplinare, nell’ambito di uno studio sulle interazioni umane. Questi diciotto secondi di colloquio – oggi scomparsi – daranno origine a un’abbondante letteratura scientifica. I gesti e i comportamenti di Doris vengono analizzati con minuzia, attraverso il filtro di pregiudizi culturali e sessisti propri dell’epoca, i cui echi risuonano ancora oggi.

Flavia Papadaniel (c) Julie Folly, Far

Danio Manfredini e due cari spettatori

Autore, attore, regista, cantante e pittore, personalità unica del teatro contemporaneo italiano, Danio Manfredini presenta un affresco di uno spaccato sociale, quello dei malati psichici. In Cari spettatori (a Bologna, Arena del Sole, dal 26 al 30 novembre), Manfredini cura la regia e affida la messa in scena ai due attori e suoi storici collaboratori, Vincenzo Del Prete e Giuseppe Semeraro.

I protagonisti sono due ex pazienti di una clinica, intrappolati nell’ingranaggio tra pensione di invalidità e psicofarmaci, che aspirano a una nuova vita dopo essere usciti dalla comunità psichiatrica. Si ritrovano a vivere insieme in un appartamento della Caritas, dove guardano i video della comunità da cui provengono: le voci dei pazienti che arrivano dalla televisione, evocano pezzi di vita, racconti, aneddoti, memorie di un passato lontano.

Cari spettatori ph Laura Farneti

Duende. Festival di arti performative e nuove tecnologie

Il Centro Teatrale Bresciano presenta la terza edizione di Duende. Festival di arti performative e nuove tecnologie. Quest’anno dedicato al tema della censura, l’evento ha per titolo Taci anzi parla, citazione dal libro di Carla Lonzi del 1978. «Un altro velo è caduto, e ho intuito le strutture da cui non si scappa. O famiglia o lavoro: o autenticità o emancipazione; o affetti privati o alienazione pubblica. Io voglio rapporti umani più vasti, il mondo per me è l’infinità dei rapporti umani possibili», Carla Lonzi, Taci anzi parla (1978).

La rassegna, dal 28 novembre al 7 dicembre, prevede eventi, spettacoli, incontri, performance e installazioni artistiche in vari spazi. Si inizia il 28, e fino al 30, presso la Domus dell’Ortaglia al Museo di Santa Giulia con lo spettacolo Dopo il diluvio, una lecture performance firmata Muta Imago, e il 29 con Atomica. Il programma sul sito centroteatralebresciano.it.

Gabriele Portoghese e Alessandro Berti in Atomica, ph Eleonora Mattozzi

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