29 gennaio 2024

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 29 gennaio al 4 febbraio

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 29 gennaio al 4 febbraio, in scena nei teatri di tutta Italia

Murmuration Ph. Rolline Laporte

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 29 gennaio al 4 febbraio.

Teatro e danza

MURMURATION, COREOGRAFIE SU GHIACCIO ALLA BIENNALE DANZA

Come anticipazione speciale della prossima edizione della Biennale Danza (18 luglio – 3 agosto 2024), un’apertura insolita ed eccezionale troverà spazio, dall’1 all’11 febbraio, al Pattinodromo Arcobaleno del Parco Albanese di Mestre trasformato in pista di pattinaggio sul ghiaccio, con Murmuration della compagnia Le Patin Libre.

Lo spettacolo si rifà alle coreografie aeree degli storni, quando si riuniscono in nugoli prima delle migrazioni verso Sud. Murmuration è proprio il termine che indica il rumore, simile a un fitto mormorio, che il frullo delle ali di questi comunissimi e incredibili uccelli producono nei loro imperscrutabili volteggi. Come in un rituale benaugurante prima della partenza, questi stormi di uccelli disegnano traiettorie librandosi alti nel cielo, intrecciano figurazioni fantastiche scendendo in picchiata per virare bruscamente riacquistando quota in un battito d’ali.

Uno spettacolo ipnotico per chi guarda e che i 15 straordinari danzatori di Le Patin Libre fanno rivivere sulla scena componendo complesse dinamiche di movimento in perfetto sincrono e, come se il movimento si propagasse da uno all’altro esattamente come in uno stormo, sembrano prendere letteralmente il volo scivolando fluidamente sul ghiaccio a velocità supersonica. In scena con Alexander Hamel, saranno i cofondatori e co-coreografi della compagnia Pascale Jodoin e Samory Ba, cui si aggiunge il nuovo solista David Billiau. A curare la particolare colonna sonora dello spettacolo il membro del gruppo Jasmin Boivin, in collaborazione con Philippe Le Bon.

Murmuration Ph. Rolline Laporte

GIOVANI COREOGRAFIALL’OPERA DI ROMA

Adriano Bolognino e Simone Repele e Sasha Riva, sono gli autori della Serata giovani coreografi su commissione della direttrice Eleonora Abbagnato, che vede le loro creazioni Yellow e I died for love debuttare il 31 gennaio (repliche l’1 e 2 febbraio) al Teatro Nazionale, lo spazio dell’Opera di Roma aperto alle arti performative contemporanee. Lo spettacolo è il frutto del lavoro svolto dai giovani autori con le étoiles Alessandra Amato e Rebecca Bianchi, il solista Simone Agrò (premio Danza&Danza 2023 interprete emergente), e Jacopo Giarda e Eugenia Brezzi, e il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma.

Yellow di Bolognino, affascinato dai corpi che da sempre immagina come danzanti, ha sviluppato un linguaggio dalla gestualità pulsante. «Da piccolo – racconta il giovane autore napoletano – muovevo matite colorate vestite con tutù fatti con tulle per confetti. Erano i corpi delle mie prime coreografie. Immaginavo un’anima gialla, splendente, che sprigionava tutta la sua forza per dare vita alle cose inanimate. Da qui Yellow (giallo), una presentazione della sua ricerca artistica, di chi è oggi come coreografo e come essere umano.

Il lavoro di Riva&Repele è radicato in un aspetto teatrale forte e sensibile, che si esprime attraverso un vocabolario neoclassico e contemporaneo e con gesti potenti. Per I died for love – spiegano i due coreografi – ci siamo ispirati alla figura della ragazza abbandonata più conosciuta nella tradizione americana e descritta nella canzone folk The Butcher Boy: racconta di un’amante che, lasciata dal suo uomo, decide di togliersi la vita e chiede di porre una tortora sul suo petto per mostrare al mondo che è morta per amore. Dalla frase che chiude la canzone è nata l’idea del titolo del nostro balletto». Serata Giovani Coreografi vede le scene di Michele Della Cioppa, i costumi di Anna Biagiotti e le luci di Alessandro Caso.

Prove I died for love, Eugenia Brezzi, Gabriele Consoli, ph Fabrizio Sansoni

DE GASPERI: L’EUROPA BRUCIA

Lo spettacolo porta in scena la statura e la complessità, le luci e le ombre dell’uomo/statista Alcide De Gasperi che aderisce totalmente al suo compito politico tanto da non vedere più i confini tra sé e la nazione, caricandosene il peso e diventandone poi, inevitabilmente, artefice e vittima. Racconta, attraverso il percorso interiore di un importante uomo politico europeo, gli anni della formazione del Patto Atlantico, della nascita dell’Europa che oggi conosciamo e viviamo.

«Parlare di De Gasperi per me significa guardare, dal tempo presente, attraverso una lente sul passato, ad un possibile futuro – ha dichiarato il regista Carmelo Rifici – Per quanto tempo ancora reggeranno i pilastri della nostra democrazia? Il testo di Dematté, per quanto non possa restituirci del tutto la complessità della nascita dell’Europa postbellica, mi permette di porre al pubblico alcune domande che ritengo essere fondamentali: è mai esistito un progetto europeo? C’è mai stato un momento della storia in cui la parola democrazia sia riuscita a manifestarsi negli apparati statali, senza dover fare fin troppi compromessi con i giochi di potere e le espansioni commerciali?».

De Gasperi: l’Europa brucia intende approfondire questo frammento di storia italiana nella stretta e radicata prospettiva della vita dell’uomo/statista in rapporto con i suoi collaboratori e con la sua vita intima.

DE GASPERI. L’EUROPA BRUCIA

“De Gasperi: l’Europa brucia” di Angela Dematté, regia Carmelo Rifici, con Paolo Pierobon, Giovanni Crippa, Emiliano Masala, Livia Rossi, Francesco Maruccia, scene Daniele Spanò, costumi Margherita Baldoni, luci Gianni Staropoli, musiche Federica Furlani. Produzione LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile di Bolzano, La Fabbrica dell’Attore /Teatro Vascello, Centro Servizi Culturali Santa Chiara in collaborazione con Fondazione Trentina Alcide De Gasperi e CTB – Centro Teatrale Bresciano. A Trento, Teatro Sociale, dall’1 al 4 febbraio. In tournée a Genova, Teatro Duse, dall’8 all’11; Rovereto, Teatro Zandonai, 13; Bolzano Teatro Comunale, dal 15 al 18; Milano, Teatro Carcano, dal 20 al 25.

IL RAGIONIERE FANTOZZI A TEATRO

Fantozzi e il lavoro. E le donne. E lo sport. E la coscienza di classe. Quattro atti tragicamente esilaranti e un sorprendente epilogo, in Fantozzi. Una tragedia, lo spettacolo con cui il regista Davide Livermore, porta in scena l’universo di storie e personaggi scaturito dalla penna di Paolo Villaggio, con Gianni Fantoni nel ruolo del celebre ragioniere.

I direttori megagalattici, la mostruosa genìa impiegatizia, la poltrona in pelle umana, la nuvola di Fantozzi. Con i suoi libri e i suoi film Villaggio non solo ha raccontato come pochi altri le contraddizioni e i paradossi della società italiana, ma ha segnato in modo indelebile l’immaginario collettivo e persino il linguaggio. Nello spettacolo, basato sui primi tre libri dedicati a Fantozzi, si riconosceranno episodi diventati proverbiali: dalla partita di tennis nel nebbione mattutino alla Corazzata Potëmkin. Nella visione registica di Livermore da un lato torna emblematicamente l’eco di tragedie classiche, di destini segnati e ineluttabili, di peripezie che portano all’unica soluzione possibile (la disfatta!), dall’altro storie e personaggi sembrano aderire perfettamente ai meccanismi teatrali della Commedia dell’Arte.

Fantozzi, prove, ph. Nicolò Rocco Creazzo

Fantozzi. Una tragedia”, da Paolo Villaggio, drammaturgia Gianni Fantoni, Andrea Porcheddu, Carlo Sciaccaluga, regia Davide Livermore, con Gianni Fantoni, Paolo Cresta, Cristiano Dessì, Lorenzo Fontana, Rossana Gay, Marcello Gravina, Simonetta Guarino, Ludovica Iannetti, Valentina Virando, allestimento scenico Lorenzo Russo Rainaldi, costumi Anna Verde | supervisione musicale Fabio Frizzi | luci Aldo Mantovani. Produzione Teatro Nazionale di Genova, Enfi Teatro, Nuovo Teatro Parioli, Geco Animation. A Genova, Teatro Ivo Chiesa, dal 30 gennaio all’11 febbraio.

LE SERVE DI GENET

Liberamente ispirato a un fatto di cronaca che scosse l’opinione pubblica francese negli anni Trenta, il testo è un perfetto congegno di teatro nel teatro che mette a nudo la menzogna della scena, «Uno straordinario esempio di continuo ribaltamento tra essere e apparire, tra immaginario e realtà», nelle parole di Jean-Paul Sartre: con un quotidiano rituale pagano, due Serve indossano gli abiti e imitano gli atteggiamenti della Signora, nel tentativo inutile di esorcizzare la propria frustrazione di subordinate. A turno recitano la sua parte, esprimendo quindi il loro desiderio di essere lei, e interpretano la parte l’una dell’altra, passando dall’adorazione al servilismo, fino alla violenza.

Un crudele gioco che la regista Veronica Cruciani, anche autrice dell’adattamento con la traduzione di Monica Capuani, descrive come «una fallimentare ripetizione magica, il riflesso deformato del mondo dei padroni, che le Serve adorano, imitano, disprezzano. Desiderano essere la Signora, aspirano a un modello che è il risultato di credenze, rappresentazioni indotte dalla struttura sociale». Cruciani ambienta la vicenda in una città contemporanea, riflettendo sui temi attualissimi del potere e del genere.

Le serve, ph. Laila Pozzo

Le serve”, di Jean Genet, con Eva Robin’s, Beatrice Vecchione, Matilde Vigna, regia Veronica Cruciani, traduzione Monica Capuani, scene Paola Villani, costumi Erika Carretta, drammaturgia sonora John Cascone, disegno luci Théo Longuemare. Produzione CMC – Nidodiragno, Emilia Romagna Teatro ERT, Teatro Stabile di Bolzano, nell’ambito del Focus Lavoro di ERT / Teatro Nazionale. Prima assoluta a Bologna, Arena del Sole, dall’1 al 4 febbraio; a Bolzano, Teatro Studio, 5 e 6; Merano (BZ) Teatro Civico Puccini, il 7; Forum Bressanone, Bressanone (BZ), l’8; Teatro Comunale, Vipiteno (BZ), il 9. In tournée.

I RACCONTI DISUMANI DI KAFKA

Uno spettacolo con un unico protagonista, Giorgio Pasotti, diretto da Alessandro Gassmann. «Franz Kafka, – scrive nelle sue note Gassmann – nei suoi racconti, ma come in tutto quello che ha scritto, sorprende, lavora sulla parte profonda di noi stessi, sempre con una visione personale, riconoscibile, inimitabile. Nei due racconti che ho scelto, Una relazione accademica e La tana, descrive due umanità “disumanizzate”. Se nella relazione presenta una scimmia divenuta uomo, che descrive questa sua “metamorfosi”, nella tana parla di un uomo che, terrorizzato da ciò che non conosce, vive come un animale sotterraneo, in attesa di un nemico del quale è terrorizzato appunto, ma del quale sa molto poco. Penso sia il momento giusto per ridare la parola a questo gigante del teatro e della letteratura, proprio oggi, quando molte delle paure da lui raccontate, trovano posto nella realtà che viviamo».

Racconti Disumani, Giorgio Pasotti

“Racconti disumani”, da Franz Kafka, con Giorgio Pasotti, adattamento Emanuele Maria Basso, musiche Pivio e Aldo De Scalzi, scene Alessandro Gassmann, costumi Mariano Tufano, light designer Marco Palmieri, videografie Marco Schiavoni, sound designer Massimiliano Tettoni. Teatro Stabile d’Abruzzo in coproduzione con Stefano Francioni Produzioni. A Roma, teatro Quirino, dal 30 gennaio al 4 febbraio.

TOP GIRLS DI CARYL CHURCHILL

Quale sia la relazione della donna con il potere e quanto sia possibile avere una posizione di comando senza perdere il proprio femminile sono due domande cruciali di Top Girls, testo della drammaturga inglese Caryl Churchill, diretto dall’attrice e regista napoletana Monica Nappo che lo interpreta insieme a un cast tutto femminile. Top Girls affronta in modo strutturale e teatrale molti temi diversi, fra cui l’ineludibilità del confronto con il modello maschile nell’esercizio del potere e le sue contraddizioni.

La pièce si concentra sul personaggio di Marlene, responsabile di un’agenzia di collocamento londinese, e racconta i compromessi che ha dovuto accettare per raggiungere una carriera costellata di successi; un racconto che l’autrice ottiene con l’utilizzo di tecniche insolite, tra cui una costruzione non lineare, dialoghi incalzanti e un visionario mix di fantasia e realtà.

«Le domande che pone il testo di Churchill – afferma la regista– sono le stesse che possiamo farci noi, avendo per la prima volta una donna a capo del nostro governo, come l’ha avuta l’Inghilterra più di 40 anni fa con la Thatcher, quando questo testo fu scritto. Le domande restano le stesse e il testo è ancora attuale, perché non sembriamo uscire facilmente da questi circuiti. Maternità o carriera? Indipendenza o famiglia? E a che costo l’una prevale sull’altra? Ma soprattutto: quanto ci aiuta la società nel caso volessimo entrambe le cose e le reclamassimo quali nostri diritti naturali?».

Top Girls. nella foto Sara Putignano

“Top girls”, di Caryl Churchill, traduzione di Maggie Rose, regia Monica Nappo, con Monica Nappo, Sara Putignano, Valentina Banci, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Martina De Santis, Paola De Crescenzo, Corinna Andreutti, Simona De Sarno, costumi Daniela Ciancio, scene Barbara Bessi, luci Luca Bronzo. Produzione di Fondazione Teatro Due di Parma. A Milano, Teatro Carcano, dal 31 gennaio al 4 febbraio; a Torino, Teatro Gobetti dal 6 all’11. In tournée.

DA QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO!

Paolo Rossi è protagonista e regista di Da questa sera si recita a soggetto! Il Metodo Pirandello (al LAC di Lugano, il 31 gennaio e 1 febbraio), lavoro di cui firma anche la drammaturgia insieme a Carlo Gabardini. Questa sera si recita a soggetto, che Luigi Pirandello scrisse tra la fine del 1928 e l’inizio del 1929, indaga il tema dell’autoritarismo del regista sulla messa in scena, e scruta i rapporti che intercorrono tra lui e gli attori, nonché il rapporto degli attori con il pubblico.

Rossi esplora uno dei testi più rappresentativi del tema dell’improvvisazione e la conseguente rottura della quarta parete e lo fa a modo suo, accompagnato dal gruppo di musicisti con cui lavora da anni. Un percorso pirandelliano ma anche profondamente attuale in quanto Rossi, nel ruolo di capocomico, da un lato parla direttamente con Pirandello, dall’altro rimane ancorato alla realtà.

Da questa sera si recita a soggetto, ovvero si improvvisa. Come prevedere dunque cosa accadrà durante lo spettacolo? Dipende dal pubblico, dal clima, dagli attori, da chi sceglierà di parlare per primo. A soggetto, ovviamente; a braccio, con dei punti fissi ma senza copione.

Da questa sera si recita a soggetto! ©Laila Pozzo

ARTPOD ALLA COLLEZIONE MARAMOTTI

Il progetto Artpod – Ascolti d’arte, è una collaborazione nata nel 2021 con la rivista culturale Doppiozero per comporre un poliedrico sguardo sulle opere della collezione permanente della Collezione Maramotti di Reggio Emilia, attraverso le parole degli autori della rivista e la lettura degli attori del Teatro delle Albe di Ravenna. Tratta di un podcast che racconta alcune delle opere iconiche della Collezione – di autori come Pistoletto, Kounellis, Kiefer e molti altri -, e rappresenta un’originale forma narrativa fra arte, letteratura, teatro e comunicazione digitale.

Verrà presentato, inoltre, un volume dedicato a questa serie, Artpod. Ascolti d’arte, edito da Quodlibet. La presentazione vedrà in conversazione alcuni degli autori che hanno partecipato al progetto, moderati da Marco Belpoliti, scrittore e critico letterario, co-fondatore e direttore editoriale di Doppiozero: Claudio Franzoni, studioso della tradizione classica, la psicoanalista Laura Pigozzi e la scrittrice Alessandra Sarchi, accompagnati da letture dell’autrice e co-fondatrice del Teatro delle Albe, Ermanna Montanari. Il programma della giornata prevede inoltre una visita alla collezione permanente e alle mostre attualmente in corso, prima della presentazione del volume. L’evento, sabato 3 febbraio, è aperto al pubblico su prenotazione.

Collezione Maramotti a Reggio Emilia

APPUNTAMENTO A LONDRA

In una camera d’albergo di Londra, un uomo d’affari riceve la visita di una donna, che dice di essere la sorella di un suo vecchio amico. Dall’oscurità del passato iniziano a riemergere storie antiche, pulsioni represse, sentimenti sepolti. L’identità della donna si fa sempre più sfumata. Come è nello stile dello scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura, in questa pièce scritta per il teatro il tema che emerge è quello della creazione della verità.

La verità, infatti, non è, si crea, esiste solo nella relazione tra un soggetto e l’altro, è, per citare Nietzsche, “un esercito mobile di metafore”. Chispas e Raquel, i due protagonisti, si scoprono a vicenda, si determinano a vicenda, donano a sé e all’altro, sempre nuove identità. Chi è davvero Raquel? Cosa è accaduto anni prima tra Chispas e il suo migliore amico? In Appuntamento a Londra incontriamo la metafisica dell’amore. Ogni amore è, in fondo, una narrazione condivisa: se le storie che ci raccontiamo non coincidono tra loro, però, ecco scaturire la sorgente della guerra. Ma Chispas e Raquel, attraversando conflitti anche violenti e rivelazioni sconvolgenti, sapranno mettere al di sopra di tutto la volontà di conoscersi.

Luigi Tabita e Lucia Lavia, Ph. Antonio Parrinello

“Appuntamento a Londra”, di Mario Vargas Llosa, regia Carlo Sciaccaluga, con Lucia Lavia e Luigi Tabita, scene e costumi Anna Varaldo, musiche originali nogravity4monks, luci Gaetano La Mela. Produzione Teatro Stabile Catania. A Roma, Teatro India, dal 31 gennaio al 4 febbraio.

L’ARLECCHINO DI ANDREA PENNACCHI

Prendere la più celebre maschera della commedia dell’arte, quella di Arlecchino, e trascinarla nella contemporaneità consegnandola all’attore e drammaturgo Andrea Pennacchi. È questa l’operazione che il regista Marco Baliani porta avanti in Arelecchino?, spettacolo di cui firma anche il testo. Dal dissidio tra Arlecchino e il nostro mondo scaturiscono situazioni esilaranti, visioni dissacranti e imperdibili scontri, che costringono il personaggio a attraversare, con la sua goffaggine e la sua furbizia, quei territori dello spirito umano che in ogni epoca mostrano le loro eterne contraddizioni. Un rifacimento della grande commedia goldoniana in una forma non prevista, una commedia dirompente, straniante, che ricostruisce la tradizione dopo averla intelligentemente tradita.

Ed ecco allora che la storia si dipana nella sua narrazione e ne esce un Arlecchino mai visto che riunisce stilemi diversi, frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia, dramma, un gran calderone ultrapostmoderno che inanella via via pezzi di memoria della storia del teatro.

Arlecchino di Marco Baliani

“Arlecchino?”, scritto e diretto da Marco Baliani, con Marco Artusi, Federica Girardello, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, Anna Tringali, musiche eseguite dal vivo da Giorgio Gobbo e Riccardo Nicolin, scene e costumi Carlo Sala, luci Luca Barbati. produzione Gli Ipocriti/Teatro Stabile Veneto-Teatro Nazionale. Al Teatro Petrarca di Arezzo il 30 e 31 gennaio.

PUNTI DI VISTA PER EXCURSUS/PINDOC

Punti di vista, punti di riferimento, punti di partenza e di arrivo, punti d’incontro e di separazione, momenti di vissuto, quadri di una messa in scena, attimi che si susseguono in una drammaturgia dove diversi personaggi danno luogo ad azioni sceniche in continuo divenire. Questi i presupposti, gli spunti di riflessione per la nuova creazione coreografica Dots della Compagnia Excursus/Pindoc, coreografia, drammaturgia e regia di Ricky Bonavita (al Teatro Vascello di Roma, il 30 e 31 gennaio).

Al suo interno la collaborazione con tre musicisti che agiranno dal vivo eseguendo loro creazioni musicali originali o rivisitazioni di brani di repertorio contemporaneo sempre di loro creazione. Interazione video scenografica che accompagnerà il lavoro, con sfondi astrattamente surreali, di contenuto simbolico e fortemente visionario faranno da sfondo all’azione drammaturgica e danzata.

Una possibile indagine di ricerca sul corpo che lo vedrà come strumento asservito a nuove azioni drammaturgiche, nuove modalità espressive. I corpi si cercheranno, si incontreranno, si renderanno partecipi e protagonisti di azioni teatrali o danzate, dando luogo a suggestioni e ambient surreali, avvolti da un’aura onirica e di mistero.

DOTS, Ph. Stefano Simoni

MARTA CIAPPINA PER SCIARRONI E BERTOZZI

A dirigere in solo e in duo la performer Marta Ciappina, sono due coreografi d’eccezione Alessandro Sciarroni e Simona Bertozzi (l’1 febbraio al Teatro Palladium di Roma, per Vertigine, la stagione danza realizzata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound curata da Valentina Marini).

Sciarroni presentaOp. 22 No. 2, un assolo ispirato al poema sinfonico Il cigno di Tuonela del compositore finlandese Jean Sibelius, per un intenso ritratto femminile, a partire dalla leggenda medievale che si è imposta come materiale drammaturgico, in cui la creatura mistica protagonista dell’opera musicale, al cospetto della morte sfida gli eventi lottando per la sopravvivenza. A seguire, Bertozzi presenta Sista un duetto costruito sulla complicità tra le due interpreti, la stessa Ciappina e la danzatrice Viola Scaglione. Sista è un lavoro che insiste su tre concetti: fiducia, necessità, benessere. Un’opera che svela le prospettive di due presenze diversamente vigili ma entrambe inclinate verso la necessità di ritrovarsi.

Marta Ciappina e Viola Scaglione, Ph. Eros Brancaleon

FATTORIA VITTADINI ALLO SPAZIOKÖRPER

Lo SpazioKörper di Napoli, Centro Nazionale di Produzione della Danza, ospita, dal 2 al 4 febbraio, la compagnia milanese Fattoria Vittadini, con i lavori delle performer Maura Di Vietri e Chiara Ameglio.

L’anteprima nazionale di Flux – Full Experience di Di Vietri, è una short performance che fonde danza e universi digitali attraverso l’uso di visori VR (ore 18:30, 19 e 19:30, con un massimo di otto spettatori per turno), che permette allo spettatore di essere al centro dell’azione: un’esperienza a 360° del proprio corpo e di quello della performer, nell’ambiente digitale e poi nello spazio reale.

Il 3 febbraio Lingua di Ameglio, un dialogo tra performer e pubblico in cui il corpo diventa linguaggio, strumento e significato; e Please, Come!, il suo ultimo lavoro dedicato al tema della schiavitù contemporanea (in programma il 4). È un dispositivo che tenta di sottoporre al corpo queste condizioni, un componimento di pratiche corporee ed esperienze fisiche anomale, alterate, forzate. La schiavitù esiste ancora oggi per almeno 40 milioni di persone, è una pratica che ha radici profonde ed è un disegno di oppressione che lega il passato al presente, spaventosamente implacabile e complesso. Please, Come!, è un invito per il pubblico a entrare e testimoniare l’atto di liberazione di un corpo che nell’abbandono, disarmato e dominato, diventa simbolo di lotta e resistenza.

Lingua, di Chiara Ameglio, ph. Stefano Scheda

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