07 ottobre 2025

La poesia della resistenza di Jan Fabre va in scena al Teatro Out Off di Milano

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Torna al Teatro Out Off di Milano il festival dedicato al maestro belga: una seconda edizione con due debutti mondiali, per continuare a credere nella preziosa fragilità dell'arte

Jan Fabre, Tribu, Ph Mario Leko, Key image
Una tribù, Ph Mario Leko

C’è una forma di resistenza che non si misura in slogan o manifesti ma nella capacità di restare fedeli alla fragilità del corpo e alla forza dell’immaginazione. È questa la resistenza che da 40 anni anima l’opera di Jan Fabre, artista e regista belga tra i più radicali della scena contemporanea. A Milano, il Teatro Out Off gli dedica per il secondo anno consecutivo un festival che è insieme omaggio e rinnovamento: Jan Fabre e Mino Bertoldo: 40 anni di poesia della resistenza, iniziato il 3 ottobre e fino al 30 ottobre 2025.

Più che una rassegna celebrativa, il festival è un atto di riconoscenza verso un’amicizia artistica che attraversa quattro decenni. Tutto ebbe inizio nel 1985, quando Mino Bertoldo, direttore del teatro, invitò un giovane Fabre a presentare Il potere della follia teatrale nella rassegna Sussurri o grida. Da allora il legame tra l’artista fiammingo e il teatro milanese si è trasformato in un dialogo costante: dalla partecipazione al Simposio Teatro e Comunicazione nel 1987, fino all’inaugurazione della nuova sede in via Mac Mahon nel 2004 con The Crying Body. Più recentemente, nel 2023, l’Out Off ha ospitato la monumentale performance di otto ore Peak Mytikas (On the Top of Mount Olympus) e il primo workshop italiano del Jan Fabre Teaching Group, segnando un rinnovato incontro tra sperimentazione e pensiero.

Una tribù, Ph Mario Leko, Key image

A inaugurare il festival 2025 è stata la prima mondiale di La Poésie de la Résistance, creata e interpretata da Annabelle Chambon e Cédric Charron, due tra i performer più rappresentativi della “famiglia Fabre”. Lo spettacolo si presenta come una meditazione fisica e visiva sulla capacità dell’essere umano di resistere all’erosione del tempo e al peso del disincanto. In scena non c’è trama ma un susseguirsi di quadri simbolici, in cui il corpo si fa linguaggio, strumento e territorio.

Chambon e Charron costruiscono una danza della sopravvivenza: cadono, si rialzano, si sostengono, si affrontano. Ogni gesto sembra nascere dal limite, dal fallimento e, allo stesso tempo, trasformarsi in un atto di bellezza. Il loro corpo è fragile e disciplinato, ferito e vitale, attraversato da contraddizioni e memorie. La musica sottolinea l’ascesa e la caduta, il respiro che resiste e l’energia che si rinnova, per poi irrompere in un David Bowie a tutto volume.

The Poetry of Resistance, Ph. Credits Mario Leko

Fabre torna qui alla sua ossessione più antica: la tensione tra l’istinto e il pensiero, tra l’animalità e la spiritualità. Ma in La Poésie de la Résistance questa dialettica si fa più matura, più raccolta. La resistenza non è più solo una prova di forza fisica o mentale ma un esercizio di cura, una pratica di delicatezza. È un modo di restare vivi, anche nella stanchezza, anche nella resa. Essere poeti significa resistere, sembra dirci Fabre e, in questo senso, lo spettacolo diventa una dichiarazione d’amore all’arte stessa, alla sua capacità di custodire l’umano quando tutto intorno tende al consumo e all’oblio.

The Poetry of Resistance, Ph. Credits Mario Leko

Dopo il successo della passata edizione, intitolata Amore e bellezza sono i poteri supremi, il Festival Fabre 2025 presenta sei spettacoli che attraversano i molti volti del suo autore. Oltre alle due prime mondiali La Poésie de la Résistance (in replica l’8 ottobre) e Una tribù, ecco quello che sono con Irene Urciuoli (10, 11 e 22 ottobre), tornano in scena I Believe in the Legend of Love con Ivana Jozić (17 e 18 ottobre) e Io sono un errore con Urciuoli (24 e 25 ottobre). Il cartellone include anche le due produzioni ispirate ai testi di Fabre: Il re del plagio, adattamento di Roberto Trifirò (14 e 15 ottobre), e Giornale notturno (1978–2012) con Carolina Migli Bateson ed Edoardo Callegari (29 e 30 ottobre).

The Poetry of Resistance, Ph. Credits Mario Leko

Accanto alla scena, il Jan Fabre Teaching Group propone due sessioni laboratoriali: dal 30 settembre all’8 ottobre con Chambon e Charron, e dal 20 al 28 ottobre con Urciuoli. Laboratori che mettono al centro il corpo come strumento di conoscenza, tensione e libertà.

Legend of love, Ph. Credits Mario Leko

Con questa seconda edizione, il Festival Fabre conferma il ruolo dell’Out Off come spazio di riflessione e di resistenza poetica: un luogo dove l’arte non si limita a essere rappresentata, ma si esercita come pratica vitale. E in questa pratica, Jan Fabre continua a ricordarci che resistere, oggi, significa ancora credere nella potenza fragile della poesia.

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