14 maggio 2023

Porcile di Pier Paolo Pasolini, una dinamica di movimenti

di

Il regista Nanni Garella rilegge il profondo testo di Pier Paolo Pasolini del 1966, in una messinscena dinamica, tra teatro e danza, classicità e contemporaneità

Porcile, ph. Luca Del Pia

Il giovane Julian Kotz, rampollo di una ricca famiglia di industriali tedeschi il cui padre vanta collusioni col nazismo, rifiuta il sistema sociale in cui vive. A esso preferisce la frequentazione del porcile delle stalle annesse alla tenuta, salvo poi perdere la vita sbranato, nel tragicissimo finale, proprio da quei maiali con cui si sente al sicuro e oggetto del suo malato desiderio carnale. Julian ripudia i ruoli sociali e sceglie di non dire; rifiuta di schierarsi tra i rivoluzionari della sua generazione – rappresentati dalla fidanzata sempre tenuta a distanza -, né di integrarsi accettando l’ordine costituito. È il “diverso” perché non appartiene a nessuno, perché lui stesso non sa chi è, e non può riconoscersi. Non è né consenziente né dissenziente, “Né ubbidiente, né disubbidiente”, dice di lui il padre dal totale distacco affettivo. Non è il figlio ribelle, né il figlio modello.

Porcile, ph. Luca Del Pia

Metafora esplicita di una società che divora i propri figli, del conflitto generazionale, del Potere che vuole penetrare ciò che è diverso per farlo proprio e distruggerlo, “Porcile” riflette tante crisi insieme: personale, sociale, storica, etica, ideologica. Testo teatrale di Pier Paolo Pasolini, scritto nel 1966 – insieme ad altre cinque tragedie stese di getto in un anno – e trasposto in film tre anni dopo dallo stesso autore, questa fabula nera racconta una vicenda orribile pur se con mano sottile, da leggersi anche – così la intese, in un suo pregnante allestimento, il regista Massimo Castri – come una storia di regressione all’infanzia.

Porcile, ph. Luca Del Pia

Ispirandosi all’omonimo film di Pasolini, la messinscena che ne ha fatto il regista Nanni Garella con la sua Compagnia Arte e Salute, rompe la prosaicità asciutta e secca della tragedia immettendovi una felice dinamica di movimenti integrando alcuni danzatori della compagnia Balletto Civile di Michela Lucenti che fungono da rurale coro greco. Il loro comporsi e scomporsi in tableaux vivant, l’interagire gestualmente con i corpi e con le parole dei personaggi, aggiunge corposità alla drammaturgia e ai dialoghi offerti così, con encomiabile naturalezza, dagli attori del Progetto “Teatro e salute mentale” di Bologna, e con l’intervento dell’attore Simone Francia nel ruolo dell’ex aguzzino anti-ebraico e socio ricattatorio del magnate tedesco.

Porcile, ph. Luca Del Pia

Garella dona una levità che illumina anche di ironia un orrore famigliare e scabroso al tempo stesso.  La vicenda risulta subito efficace dal lucido nitore dello svolgimento scenico dentro un alone di borghesia formale e festosa, incorniciato da una scenografia espressiva per semplicità di segno: una lunga geometrica parete frontale con tre usci aperti e trascoloranti da dove escono e rientrano i personaggi – dai costumi che rimandano alle eleganti figure di Magritte, a Grosz, e al quadro “Il Quarto Stato” -, col finale inesorabile del contadino che riferisce di Julian divorato dai porci. Vicenda che verrà messa a tacere.

Porcile, ph. Luca Del Pia

“Porcile”, che ha debuttato all’Arena del Sole di Bologna, è la terza tragedia dopo “Calderòn” di Fabio Condemi e “Pilade” di Giorgina Pi, del progetto “Come devi immaginarmi” di Ert-Emilia Romagna Teatro dedicato al poeta friulano.

Porcile, ph. Luca Del Pia

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui