25 marzo 2023

Sesso ed erotismo, per lo scrittore e regista Tommaso Agnese

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L’autore porta in scena una pièce tratta dal suo romanzo “Apocalisse di un Cybernauta”, un viaggio nel mondo del sesso online, tra pornografia ed erotismo, atto sessuale e sensualità, onlife e offline

Edoardo Purgatori in 400 euro 2 ore di nudo ph. by Manuela Giusto

Fino allo scorso 19 marzo, all’Off/Off Theatre di Roma, è andata in scena la pièce “400 euro, 2 ore di nudo”, tratta dal romanzo “Apocalisse di un Cybernauta” di Tommaso Agnese. Sul palco, Edoardo Purgatori e Manuela Zero, alla regia lo stesso Agnese. Lo spettacolo è un viaggio nella galassia del sesso online, attraverso la lenta discesa agli inferi del protagonista, Riccardo: trentenne, promettente pittore, nel tentativo di riempire le sue voragini esistenziali e dare un senso alla propria vita, rimane intrappolato in chat erotiche, assuefatto al sesso virtuale.

Nascondendo le proprie ferite dietro la maschera di uomo forte e dominante, attraverso internet Riccardo rifugge qualsiasi legame reale. Campione dell’edonismo in un mondo di apparenza e bugie, diventa un nickname nel mare magnum dei viaggiatori del sesso estremo, dove nessuno è più se stesso, ma soltanto chi vorrebbe essere.

Abbiamo parlato dei parallelismi – e delle differenze, sostanziali – tra pornografia ed erotismo, attesa e desiderio, sesso immaginario e reale con l’autore 40enne.

Tommaso Agnese

Il surrealista André Breton diceva che la pornografia è l’assenza dell’erotismo. Cosa c’è in “400 euro, 2 ore di nudo”?

«Aveva ragione. Oggi è tutto più pornografico che erotico, c’è un’esaltazione dell’immagine che porta tutto all’estremo, facendo perdere il fascino dell’erotismo. Quest’ultimo è una forma d’arte che tocca sensazioni forti, passionali, assenti nella pornografia. Nel mio spettacolo racconto l’erotismo più che la pornografia».

Nel ‘700 gli archeologi rimasero sconvolti davanti alle scene di sesso esplicito dei mosaici di Pompei. Nell’800 la fotografia erotica era una forma d’arte. Il porno dell’età vittoriana era sexy nonostante gli inestetismi, mentre oggi è privo di fantasia. Cosa sta accadendo?

«Sembra incredibile, ma avevano tutti molti meno tabù. Pensa a pittori come Toulouse-Lautrec, che dipingevano prostitute, sebben non ci fosse l’esaltazione dell’immagine esplicita. Ora è come se si corresse su due binari: quello del perbenismo e quello della pornografia spinta; è venuto meno quel raccordo che è l’erotismo, che riguarda le fantasie.
Vale anche nella cinematografia, una volta quella legata all’eros era un filone importante. Oggi, invece, viene oltrepassato subito il confine con la pornografia, si avverte il bisogno di mostrare la nudità. Nel mio spettacolo uso le parole per raccontare il non mostrato, mentre cerco di portare in scena la parte visiva in modo artistico. Agli albori del porno era diverso, c’erano dei racconti, delle storie che prevedevano scene di sesso esplicito, senza quest’eccesso di silicone e addominali scolpiti. La pornografia è una situazione che viene sbattuta in faccia allo spettatore, una ripetizione costante delle stesse scene, non c’è un briciolo di creatività».

Edoardo Purgatori in 400 euro 2 ore di nudo ph. by Manuela Giusto

Non c’era neanche la dominazione brutale dell’uomo sulla donna. Il sesso virtuale è l’ultima tappa di un viaggio dove sesso e sopraffazione vanno a braccetto? 

«A cambiare è l’approccio. Nell’800 c’era tempo per sviluppare un progetto, ora è tutto più veloce, e non solo dal lato maschile, anche le donne usano applicazioni come Tinder. Quest’app è utilizzata da entrambi per avere incontri sessuali, perché fa saltare una serie di step secondo me necessari per conferire una dimensione reale a ciò che accade.
Apri l’applicazione, sfogli le foto e dici questo sì, questo no. Si passa velocemente da un incontro all’altro, la chat consente di saltare i passaggi e arrivare direttamente al primo incontro, durante il quale si consuma l’atto sessuale, se non lo si è già consumato virtualmente prima. Assistiamo così all’assenza dell’erotismo, che è desiderio, e più si desidera una persona, più aumenta. L’incontro, in questo modo, diventa un’esperienza con un risvolto emotivo ed erotico più intenso».

Mostrare tutto sui social non è una conquista?

«Non c’è nulla di male nel mettersi in mostra a pagamento su Instagram, OnlyFans e altri canali, solo che interessa di più un prodotto esplicito rispetto a un contenuto artistico. Ecco perché, in “400 euro, 2 ore di nudo” dico che alla fine c’è un’involuzione culturale: viviamo in una società consumistica nella quale si preferisce un’immagine esplicita, istantanea all’erotismo, più complesso, che richiede un processo mentale. È importante essere educati a questo processo mentale, altrimenti la parte artistica sparirà. È il grido di avvertimento contenuto nel mio spettacolo, tanti ormai preferiscono un video di 30 secondi sul telefono.
Si pensa che svestirsi su OnlyFans sia un atto di libertà, in realtà è consumismo. Il messaggio sbagliato che passa è che, se hai il coraggio di mostrare il corpo, lo puoi anche vendere, guadagnando da casa senza far nulla. Il protagonista della pièce non riesce a vivere facendo il pittore, perciò guadagna con le chat erotiche».

Nello spettacolo Riccardo dà ragione al suo psicoterapeuta quando, dopo tanto sesso virtuale, ha un rapporto reale e ricorda come sia vivere l’energia sessuale…

«In quella fase è chiuso nell’autoerotismo, il rischio è di rimanere intrappolato. Lo psicanalista gli dice di uscire da quel vortice, di non essere impaziente di consumare, perché quell’energia è ciò che lo porterà a desiderare l’altro. Oggi c’è l’impazienza di consumare, non di conoscere. “400 euro, 2 ore di nudo” è la storia di un uomo che soffre e, non riuscendo a uscire da un vortice, ne accetta il meccanismo».

Edoardo Purgatori in 400 euro 2 ore di nudo ph. by Manuela Giusto

Fino a che punto Riccardo è Tommaso?

«Ci sono diversi aspetti di me in Riccardo, le sue vicende rispecchiano situazioni che ho vissuto. Lui a un certo punto si arrende, mentre io credo che se hai un sogno devi andare fino in fondo, inseguendolo anche a costo di perdere tutto e ricominciare da capo. Spesso è più facile cambiare obiettivo, dimenticare, ma se c’è un fuoco che arde nell’anima, bisogna cercare di raggiungerlo. Anche solo l’aver cercato di realizzare il proprio obiettivo dà emozioni incredibili, la frustrazione per non averci provato o il senso di colpa per aver abbandonato, invece, ci perseguiteranno per tutta la vita».

Hai navigato come lui?

«Non nascondo che in un periodo, difficile, della mia vita sono stato come Riccardo. Ho notato che basta che il protagonista dica Tinder, per far sorridere gli spettatori, sanno tutti benissimo cos’è, magari l’hanno usato, ma non lo dicono. Per scrivere il romanzo mi sono immerso di nuovo in questa realtà. Tante persone si vergognano di stare su Tinder, dicono frasi tipo “mi ha iscritto un amico” o “mi hanno costretto”, e magari la domanda successiva può essere “perché sei su Tinder?”; come fosse un atto d’accusa, “sei lì perché cerchi sesso facile?”.

Viene introdotto un senso di colpa quando, in realtà, l’app viene usata da tutti per lo stesso motivo. Come traspare da un film come “Babylon”, negli anni ‘20 del ‘900 c’era una libertà incredibile, ma non la comunicazione che c’è adesso, non c’erano tante chiacchiere, al massimo un po’ di pettegolezzi, che oggi sono in prima pagina. Eppure diverse persone hanno trovato l’amore su applicazioni del genere, non c’è solo il male in queste cose».

Dal New York Times arriva l’appello «Have more sex, please». Il sesso sta morendo, ucciso dal sesso?
«Il sesso viene ucciso dal renderlo esplicito. Le nuove generazioni formano la propria sessualità guardando i porno. In un’intervista, Rocco Siffredi sostiene che quello dei loro film non sia il sesso della vita reale, però viene preso come tale, e magari la donna subisce atteggiamenti violenti, aggressivi. Così si perde del tutto l’erotismo, invece film come “Lanterne rosse” o “Ecco l’impero dei sensi” raccontano anche il masochismo, ma con sfumature erotiche che vanno in profondità nell’animo delle persone. Quel mondo si è perso davanti alla pornografia.

Molte persone venute a vedere la pièce si aspettavano chissà cosa, ma se te lo faccio vedere e basta, dove sta l’arte? Col mio spettacolo voglio raccontare la sessualità in modo artistico. Non posso sbatterla in faccia in modo a chi guarda, altrimenti un orgasmo è solo un orgasmo, idem una penetrazione, tutto già visto. Ci si scandalizza perché avviene a teatro? Per il sesso esplicito basta aprire il cellulare, l’erotismo al contrario è anche sperare di vedere qualcosa, fantasticare su ciò che si potrebbe vedere».

“Cinquanta sfumature di grigio” ha sdoganato un filone dove a scrivere e leggere è il pubblico femminile. Le donne sono più complesse e quindi più erotiche?

«Penso che la donna sia molto più erotica dell’uomo. Quest’ultimo è il maggior fruitore della pornografia, forse perché ha una parte animale più spiccata. Secondo la mia esperienza, alle donne serve qualcosa di più di un corpo sbattuto in faccia per essere coinvolta.
Sono un uomo sensibile, però non mento a me stesso, sono consapevole delle caratteristiche maschili».

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