07 settembre 2010

fino al 10.X.2010 Brandon Ballengée Torino, Pav

 
Tra scienza e arte, la natura supera l'uomo e torna a dar vita a se stessa. La ricerca diventa un momento di passaggio. Una pausa dalla biologia e un altrove per malformazioni, video e colori...

di

“Il mio lavoro
è un tentativo di offuscare i già ambigui legami tra l’arte ambientale e la
ricerca ecologica. Quando inizio un progetto, infatti, io spesso richiedo
informazioni tecniche o teoretiche tanto a biologi sul campo quanto a
organizzazioni zoologiche. In altri casi, invece, collaboro direttamente con
scienziati che concorrono alla creazione del mio lavoro
. Con
queste parole, Brandon
Ballengée
(Sandusky,
Ohio, 1974; vive a New York) presenta la propria ricerca e anche,
indirettamente, Praeter naturam,
sua prima rassegna italiana in uno spazio istituzionale. Una mostra tanto
delicata quanto proteiforme, un cammeo tanto suggestivo quanto fin troppo breve
per poter essere esplorato al meglio.

Come artista,
ispirato e coinvolto, sono intenzionato a voler preservare la vita in natura e
a voler sottolineare la lenta ma globale sparizione della biodiversità;
entrambe mie preoccupazioni e focus attorno ai quali incentro ogni mia ricerca.
Io traggo, in verità, ispirazione dai primi Earth/Eco artisti come
Betty Beaumont, Agnes Denes e
gli Harrisons. Anche se, allo stesso modo, sono influenzato dalle filosofie
politiche di Thomas Cole, della Hudson River School
”, prosegue Ballangée.

Il percorso
allestito al Pav espone i risultati di Ballengée a seguito di Eco-Actions, azioni pubbliche e approfondimenti in laboratorio (MalAmP –
Malformed Amphibian Project
), che dal 1996
analizzano particolari categorie di anfibi campionati in Europa, Asia e
Nordamerica. Con Praeter naturam (espressione
latina analogamente riconducibile alla greca “meta ta physica”, al di là delle cose fisiche, materiali) l’artista combina non solo
malformazioni articolari zoomorfe, ma anche una sapiente curiosità tecnica
nell’immortalare i propri s/oggetti di studio. Trasformando entrambi gli ambiti
di creazione.

Se dunque è
possibile vedere disegni a raggi-x (tecnica della compensazione e
colorazione
) di rane a quattro zampe (Iris prints) assieme a impressioni filiformi di piante acquatiche, non è difficile
rimanere stupiti dalla coreografia allestitiva e dai sofisticati prosceni
formali indagati come nuovi metodi di osservazione della natura.

Brandon
Ballengée, ricercatore, biologo, artista e performer, in Praeter naturam cerca di trasmettere tanto la propria sapienza quanto una notevole
urgenza nel voler dare voce e traccia a pericolosi cambiamenti climatici
globali; presentando così la figura dell’uomo nella veste di distruttore
distratto in un mondo sempre più inquinato.

Al Pav, per
l’occasione, è stato anche rivisitato un progetto dell’artista che prevede una
serie di rospi e rane malformi (Styx), colorati,
immersi nella glicerina e poi retroilluminati come se fossero su un banco di
laboratorio. Come tante prove empiriche, i disegni realizzati con cenere,
polvere di caffé e acqua prelevata; gli ecosistemi astratti (Po River Floodplain
Eco-Displacement)

e i video sui fieldtrips realizzati all’estero del Pav restituiscono al percorso di Praeter naturam la sua attuale territorialità. Riportando alla
memoria quanto l’arte possa, in vero, essere testimonianza di mondi ai quali
non si vuole più guardare.

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Personale
a Milano

ginevra bria

mostra visitata il 13 giugno 2010


dal 6 luglio al 10 ottobre 2010
Brandon
Ballengée – Praeter naturam
a cura di Claudio Cravero
PAV – Parco d’Arte Vivente

Via Giordano
Bruno, 31 (zona Filadelfia) – 10134 Torino

Orario: da
mercoledì a venerdì ore 15-18; sabato e domenica ore 12-19

Ingresso:
intero € 3; ridotto € 2

Info: tel. +39
0113182235;
info@parcoartevivente.it; www.parcoartevivente.it

[exibart]

3 Commenti

  1. la biodiversità????? ma basta dai! ma che storia inutile questa dell’arte bio, o bio arte. ma diamo spazio alla vera arte e torniamo a fare in modo che vengano investiti soldi per far vedere al pubblico “normale” qualcosa che si possa ammirare e che possa creare piacere. io non ne posso più di vedere mostre che non dicono niente ma fanno moda.

  2. Sul “fanno moda” si può anche discutere, ma sul fatto che non dicano niente bisogna prima investigare e non giudicare basandosi su una forma di prevenzione relativa alla metodologia di espressione dell’artista o a una sua presunta “categoria” di appartenenza. La mostra dice. Molto.

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