12 dicembre 2001

Fino al 13.I.2002 Giorgio Griffa – Uno e due Torino, GAM

 
Il segno. La traccia. La necessità da parte dell’uomo primordiale di entrare in contatto con la materia e lasciare un’impronta del proprio passaggio. La necessità di rapportarsi col macrocosmo e sentirsi parte del tutto. Quindi traccia, segno, colore, tela. Questa è la ricetta della ricerca che Griffa porta avanti da una vita in modo costante ed iterativo…

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Il segno. La traccia. La necessità da parte dell’uomo primordiale di entrare in contatto con la materia e lasciare un’impronta del proprio passaggio. La necessità di rapportarsi col macrocosmo e sentirsi parte del tutto. Ma anche segno come organizzazione di sistemi attraverso la ripetizione, quindi segno ritmico. Il ritmo. Ritmo del giorno e della notte, ritmo di note su uno spartito, ritmo che scandisce e crea un linguaggio per immagini. Poi è alfabeto, pure esso un linguaggio fatto di segni, cambia il modo di organizzarli, acquisisce significato. Ma prima dell’alfabeto occorre fermarsi a quei segni primari sui quali Giorgio Griffa lavora da anni.
Nato nel 1936 a Torino, allievo del pittore figurativo Filippo Scroppo, comincia a dipingere en plein air, a studiare e a fare esercizio. Egli sostiene che l’esercizio della mano è fondamentale perché è lo strumento, il mezzo attraverso il quale esprimiamo il nostro pensiero. Nella nostra società diamo per acquisita moltissima esperienza, dobbiamo invece imparare a riappropriarci del segno, privato di tutte le stratificazioni culturali di cui è stato sovraccaricato nel tempo. Dopo aver acquisito esperienza figurativa Griffa abbandona questa strada per addentrarsi in una esperienza che lo accompagna ed è divenuta impronta indelebile nelle sue opere. La sua poetica è molto forte, incisiva. Egli ha abbandonato da anni l’idea di fare la parodia della pittura, focalizzando tutte le sue energie sull’analisi del segno che prima è stato spogliato di tutto il retaggio storico-culturale acquisito, poi analizzato, smembrato, infine riorganizzato sulle sue tele.

Le opere presenti alla GAM fanno parte del ciclo dei segni primari che cronologicamente va dal 1968 al 1973. Ventitre tele di grandi dimensioni sulle quali sono ripetuti con ritmi diversi i segni rielaborati concettualmente. Opere emozionanti, a volte delicate nella loro apparenza. Tracce ad acquerello, la tecnica in assoluto preferita da Griffa, per la sua impietosità, esso non permette errori di sorta, se si sbaglia, si deve buttare tutto il lavoro svolto. In questa apparente casualità si percepisce il grande controllo della mano, ogni traccia è così perché è voluta.
Uno e due. Due momenti diversi alla GAM dove oltre alle opere già visibili si potrà, a partire dall’11 dicembre, vedere il secondo momento (rosa e violetto) appartenente al ciclo delle connessioni iniziato a partire dal 1979. Sarà un’unica opera costituita da 20 tele di grandi dimensioni, dove ognuna avrà una propria identità specifica unificabile al tutto ma allo stesso tempo significante singolarmente.


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GIORGIO GRIFFA. Uno e due– Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (GAM), Via Magenta, 31. Orario: da martedì a domenica h.9-19, lunedì chiuso; ingresso: intero € 5,16 (£. 10.000), ridotto € 2,58 (£.5000), gruppi superiori a 15 persone € 2,58 (£.5000) su prenotazione; catalogo: in preparazione; accesso disabili: Sì; servizi igienici: Sì; visite guidate: su prenotazione tel. 011 4429546-47; alla domenica visite guidate: sale ‘800 h.15.30, sale ‘900 h.17; attività didattiche per scolaresche: Sì; bookshop: Sì (cataloghi anche scontati); bar: Sì; tempo di visita della mostra: 45 min.; informazioni per il pubblico: 011 5629911; sito internet: http://www.gamtorino.it.



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