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26
maggio 2008
fino al 14.VI.2008 Mario Rizzi Torino, Gagliardi Art System
torino
Quindici fotografie, un film in 16mm, uno slide-show e una breve installazione sonora. Come supporti di reportage, quattro modalità di narrare che descrivono le usanze, o quel che resta, della comunità nigeriana di Torino...
di Ginevra Bria
Esistono realtà umane messe da parte, per disinteresse. A volte bisogna domandarsi, magari più spesso, se e dove si trovino quei mondi che vivono relegati e stratificati, seppur radicati, all’interno del nostro mondo. Culture ospiti, realtà in transito che, proprio dall’interno dei loro viaggi, ci stanno modificando e cambiando alcune strutture. Mondi che hanno fatto del cambiamento e dei segni del loro territorio d’appartenenza un approccio unico di salvezza; un’intima conservazione di ricchezza naturale, una zolla mentale che isola dal dimenticare e da quel senso di allontanamento dato dall’esilio.
Come una traccia, la loro provenienza non deve essere sottratta, ma deve venir tenuta sempre addosso, a testimonianza d’identità. Esistono, soprattutto a Torino, bacini culturali, creati in nome di popoli, ormai slegati da ogni idea di nazione e lingua, anche se fortemente coesi nel descrivere il loro concetto di patria. Sono comunità, come quella nigeriana, che abitano e si inseriscono nella nostra “normale” realtà recintata, vivificando quel quotidiano sempre più discosto; quel giorno-per-giorno dal quale nemmeno per curiosità prendiamo le distanze.
Nel capoluogo sabaudo, nelle trame de tessuto urbano e sociale, si sono stabilite comunità africane che rappresentano potenziali espressivi e valoriali in continua crescita, diventando fulcri di forme, pensieri e forze che ci stanno, inevitabilmente, accrescendo. Bisogna dunque nella trasformazione, fra distanze e avvicinamenti, saper descrivere per immagini quel che, nemmeno a occhio nudo,ogni giorno, si riesce a vedere.

Grazie a Impermanent Nigeria, Mario Rizzi (Barletta, Bari, 1962) riesce a cogliere tanto la velocità quanto la carica di questo movimento. Attraverso quindici scatti, un film in 16 millimetri, un’installazione di immagini e suoni e una serie di ritratti fotografici, Rizzi ripropone il frusciare squillante e roboante di un progetto culturale collettivo chiamato integrazione. Un fenomeno culturale che si sta muovendo secondo rapide svolte e che per questo sta diventando sinonimo d’incertezza e provvisorietà.
Impermanent nigeria è un progetto multimediale sul bilico e sulla precarietà che di riflesso analizzano e ripercorrono alcuni tratti della nostra società contemporanea. Nelle foto senza posa di uomini e donne in vestiti tradizionali e sulle note di danze e gospel, la memoria del mezzo fotografico diventa ricettacolo di ogni processo identitario, regalando un intimo momento d’incontro con i molteplici incroci e rimandi storico-culturali nigeriani.

Dal sapore carico e dal gusto malinconico, alcune sequenze rimettono in gioco parole come tolleranza o multiculturalità che, nei vestiti sgargianti, negli occhi caldi e nelle movenze spontanee di questa comunità, sembrano definitivamente sciogliersi, lasciando al lavoro di Rizzi la possibilità di essere e apparire come un mezzo trasparente. Che riporta e fa riflettere, senza distorcere né filtrare, lo stato di “impermanenza” di un popolo che, dopo aver tanto percorso, ora finalmente danza.
Come una traccia, la loro provenienza non deve essere sottratta, ma deve venir tenuta sempre addosso, a testimonianza d’identità. Esistono, soprattutto a Torino, bacini culturali, creati in nome di popoli, ormai slegati da ogni idea di nazione e lingua, anche se fortemente coesi nel descrivere il loro concetto di patria. Sono comunità, come quella nigeriana, che abitano e si inseriscono nella nostra “normale” realtà recintata, vivificando quel quotidiano sempre più discosto; quel giorno-per-giorno dal quale nemmeno per curiosità prendiamo le distanze.
Nel capoluogo sabaudo, nelle trame de tessuto urbano e sociale, si sono stabilite comunità africane che rappresentano potenziali espressivi e valoriali in continua crescita, diventando fulcri di forme, pensieri e forze che ci stanno, inevitabilmente, accrescendo. Bisogna dunque nella trasformazione, fra distanze e avvicinamenti, saper descrivere per immagini quel che, nemmeno a occhio nudo,ogni giorno, si riesce a vedere.

Grazie a Impermanent Nigeria, Mario Rizzi (Barletta, Bari, 1962) riesce a cogliere tanto la velocità quanto la carica di questo movimento. Attraverso quindici scatti, un film in 16 millimetri, un’installazione di immagini e suoni e una serie di ritratti fotografici, Rizzi ripropone il frusciare squillante e roboante di un progetto culturale collettivo chiamato integrazione. Un fenomeno culturale che si sta muovendo secondo rapide svolte e che per questo sta diventando sinonimo d’incertezza e provvisorietà.
Impermanent nigeria è un progetto multimediale sul bilico e sulla precarietà che di riflesso analizzano e ripercorrono alcuni tratti della nostra società contemporanea. Nelle foto senza posa di uomini e donne in vestiti tradizionali e sulle note di danze e gospel, la memoria del mezzo fotografico diventa ricettacolo di ogni processo identitario, regalando un intimo momento d’incontro con i molteplici incroci e rimandi storico-culturali nigeriani.

Dal sapore carico e dal gusto malinconico, alcune sequenze rimettono in gioco parole come tolleranza o multiculturalità che, nei vestiti sgargianti, negli occhi caldi e nelle movenze spontanee di questa comunità, sembrano definitivamente sciogliersi, lasciando al lavoro di Rizzi la possibilità di essere e apparire come un mezzo trasparente. Che riporta e fa riflettere, senza distorcere né filtrare, lo stato di “impermanenza” di un popolo che, dopo aver tanto percorso, ora finalmente danza.
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ginevra bria
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Mario Rizzi – Impermanent Nigeria
Gagliardi Art System Gallery
Corso Vittorio Emanuele II, 90 (zona Porta Nuova) – 10121 Torino
Orario: da martedì a sabato ore 15-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 01119700031; fax +39 01119700032; gallery@gasart.it; www.gasart.it
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