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06
novembre 2008
fino al 16.XI.2008 Il celeste Impero Torino, Museo di Antichità
torino
Dodici secoli di storia e arte. Dai guerrieri in terracotta ai Buddha di pietra, dalle astratte figure Han al naturalismo dell’epoca Tang. Raffinati manufatti e oggetti preziosi testimoniano la ricchezza spirituale di una grande civiltà...
Mingqi è il termine cinese con cui si indicano gli oggetti realizzati per i corredi funerari; opera di artisti e abili artigiani erano seppelliti nelle tombe dei nobili defunti per assicurare loro gli stessi agi di cui avevano goduto in vita.
Sono mingqi anche i celeberrimi soldati dell’esercito di terracotta, posti a guardia della tomba di Qin Shi Huangdi, il Primo Augusto Imperatore. Sei delle quasi settemila statue finora ritrovate accolgono il visitatore della mostra. A grandezza più che naturale, i soldati indossavano armi vere e sono solo apparentemente diversi l’uno dall’altro; in realtà sono ottenuti assemblando parti realizzate a matrice (base, piedi, gambe ecc.) e solo i particolari come barba e capelli erano modellati direttamente sulle figure dai maestri scultori.
Siamo nel 221 a.C., all’inizio del periodo indagato dalla mostra, che termina nel 907 d.C.. Sculture, vasellame e bronzi, lacche, oggetti in sancai – terracotta invetriata al piombo -, ceramiche e rare pitture raccontano quasi 1200 anni di storia che si possono approssimativamente dividere in tre epoche. Il Primo Impero, che dopo la breve dinastia Qin vede il dominio degli Han (fino al 220 d.C.); un periodo di mezzo caratterizzato da lotte violente e dal succedersi di regni diversi; il Secondo Impero, con la dinastia Sui e la splendida epoca Tang (618-907).
Dodici secoli sono tanti, eppure tutti gli oggetti in esposizione hanno una caratteristica comune: una raffinata eleganza e la sensazione che le complicate decorazioni nascondano profondi significati iconografici, a conferma del fatto che fin dalle origini la cultura cinese fu ricca e complessa.
Questo non significa che non ci sia stata evoluzione di forme e stili. In epoca Han prevale la tendenza all’astrazione e alla bidimensionalità: volute, spirali, nuvole e draghi stilizzati affollano le superfici degli oggetti (incantevole il bruciaprofumi in bronzo ageminato che rappresenta la montagna sacra Bo). Non vi è ricerca di naturalismo nelle statuine di funzionari e guerrieri, che risultano piuttosto statiche. L’età di mezzo, nonostante le guerre e i disordini politici, è un periodo culturalmente vivace: si moltiplicano i contatti con i “barbari”, s’intensificano gli scambi lungo la via della seta. L’incontro con popoli diversi vivifica e trasforma le arti, il pensiero, la cultura cinese canonizzata dagli Han e prepara la “svolta naturalistica” dell’epoca Tang.
Una parte della mostra è dedicata alla scultura buddista. Buddha e bodhisattva dapprima esili, quasi bidimensionali, acquistano con il passare dei secoli forme più plastiche. Straordinario il Buddha Maitreya di epoca Tang collocato all’ingresso, che testimonia l’elevata qualità delle arti nel Secondo Impero. La scultura Tang è viva, elegante, caratterizzata da naturalismo e senso del movimento. Tutti gli oggetti Tang sono incantevoli: il delicato fiore di loto in argento, danzatrici dalle forme sinuose, due statuine di funzionari che hanno conservato intatta la cromia originale, piccole scatole in argento con preziose decorazioni, alcune rare testimonianze pittoriche su pietra.
La linea di contorno ondulata definisce le forme che hanno volume e movimento; con una linea vibrante e poche tracce di rosso brillante, il pittore ha dato vita a una dama che mette il rossetto davanti allo specchio. Accanto a lei, una scritta “Attenta al merito”: quindi non è quello che sembra, non una civettuola dama al trucco, ma l’allegoria di un insegnamento morale. E il saggio cinese recita: “Gli uomini e le donne sanno abbellirsi il viso ma non c’è nessuno che sappia abbellirsi il carattere”.
Sono mingqi anche i celeberrimi soldati dell’esercito di terracotta, posti a guardia della tomba di Qin Shi Huangdi, il Primo Augusto Imperatore. Sei delle quasi settemila statue finora ritrovate accolgono il visitatore della mostra. A grandezza più che naturale, i soldati indossavano armi vere e sono solo apparentemente diversi l’uno dall’altro; in realtà sono ottenuti assemblando parti realizzate a matrice (base, piedi, gambe ecc.) e solo i particolari come barba e capelli erano modellati direttamente sulle figure dai maestri scultori.
Siamo nel 221 a.C., all’inizio del periodo indagato dalla mostra, che termina nel 907 d.C.. Sculture, vasellame e bronzi, lacche, oggetti in sancai – terracotta invetriata al piombo -, ceramiche e rare pitture raccontano quasi 1200 anni di storia che si possono approssimativamente dividere in tre epoche. Il Primo Impero, che dopo la breve dinastia Qin vede il dominio degli Han (fino al 220 d.C.); un periodo di mezzo caratterizzato da lotte violente e dal succedersi di regni diversi; il Secondo Impero, con la dinastia Sui e la splendida epoca Tang (618-907).
Dodici secoli sono tanti, eppure tutti gli oggetti in esposizione hanno una caratteristica comune: una raffinata eleganza e la sensazione che le complicate decorazioni nascondano profondi significati iconografici, a conferma del fatto che fin dalle origini la cultura cinese fu ricca e complessa.
Questo non significa che non ci sia stata evoluzione di forme e stili. In epoca Han prevale la tendenza all’astrazione e alla bidimensionalità: volute, spirali, nuvole e draghi stilizzati affollano le superfici degli oggetti (incantevole il bruciaprofumi in bronzo ageminato che rappresenta la montagna sacra Bo). Non vi è ricerca di naturalismo nelle statuine di funzionari e guerrieri, che risultano piuttosto statiche. L’età di mezzo, nonostante le guerre e i disordini politici, è un periodo culturalmente vivace: si moltiplicano i contatti con i “barbari”, s’intensificano gli scambi lungo la via della seta. L’incontro con popoli diversi vivifica e trasforma le arti, il pensiero, la cultura cinese canonizzata dagli Han e prepara la “svolta naturalistica” dell’epoca Tang.
Una parte della mostra è dedicata alla scultura buddista. Buddha e bodhisattva dapprima esili, quasi bidimensionali, acquistano con il passare dei secoli forme più plastiche. Straordinario il Buddha Maitreya di epoca Tang collocato all’ingresso, che testimonia l’elevata qualità delle arti nel Secondo Impero. La scultura Tang è viva, elegante, caratterizzata da naturalismo e senso del movimento. Tutti gli oggetti Tang sono incantevoli: il delicato fiore di loto in argento, danzatrici dalle forme sinuose, due statuine di funzionari che hanno conservato intatta la cromia originale, piccole scatole in argento con preziose decorazioni, alcune rare testimonianze pittoriche su pietra.
La linea di contorno ondulata definisce le forme che hanno volume e movimento; con una linea vibrante e poche tracce di rosso brillante, il pittore ha dato vita a una dama che mette il rossetto davanti allo specchio. Accanto a lei, una scritta “Attenta al merito”: quindi non è quello che sembra, non una civettuola dama al trucco, ma l’allegoria di un insegnamento morale. E il saggio cinese recita: “Gli uomini e le donne sanno abbellirsi il viso ma non c’è nessuno che sappia abbellirsi il carattere”.
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a cura di Sabrina Rastelli e Maurizio Scarpari
Museo di Antichità
Piazza San Giovanni (zona Palazzo Reale) – 10122 Torino
Orari: da martedì a domenica 8.30-19.30; giovedì e sabato ore 8.30-23
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5
Catalogo Skira
Info: tel. +39 0115211106; info@fondazionearte.it; www.museoantichita.it
[exibart]