09 luglio 2012

fino al 20.VII.2012 Dubravka Vidović Torino, Galleria Alberto Peola

 
La critica all’aggressiva urbanizzazione e alla massiccia politica di sviluppo presente, ai giorni nostri, nelle città della Cina. Una critica, ma soprattutto un invito a non dimenticare -

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Un quartiere di Shangai e i suoi abitanti, invisibili nelle foto perchè costretti all’ “esilio” ma presenti negli oggetti interposti dall’artista tra mattoni, pietre, muri di legno. Oggetti che raccontano e che servono a ricordare : libri e lavori a maglia e uncinetto. L’artista sembra avvicinarsi alla filosofia stessa dell’arte cinese, in cui solamente evidenziando l’essenza di un oggetto (in questo caso le persone) si riesce, secondo i pittori cinesi, a rappresentare il bello, perché l’arte è l’interpretazione della realtà esistente e non una semplice riproduzione.
Ad accogliere il visitatore è l’immagine di un avviso di sfratto, incollato ad un muro che sembra sanguinare e posta di fronte alla foto di una bicicletta a cui l’artista ha inserito nel portapacchi alcuni libri rossi di Mao. Comincia dunque la critica di Dubravka Vidović all’aggressiva urbanizzazione e massiccia politica di sviluppo presente in questa, come in altre città della Cina, ai giorni nostri. Una critica, ma soprattutto un invito a non dimenticare. La memoria, infatti, è il tema centrale : memoria di gente comune obbligata a lasciare i propri shikumen (le case tradizionali di Shangai risalenti all’epoca della Concessione Straniera) e ad andarsene (chissà dove) per lo smantellamento dell’intero quartiere dove abitavano. Exil è il titolo di questa mostra e indica la precisa volontà di concentrarsi sugli individui che abitavano queste case. 
Dubravka Vidović - Shikumen's walls series #5 - 2010-2011 - cm.64x80 - stampa lambda ed.5+2AP

Le abitazioni costituiscono un luogo di rifugio, di vita, del tempo trascorso in esse da migliaia di persone. E sono proprio queste persone che non vanno dimenticate. Sradicate e costrette a un esilio forzato, sono ricordate dall’artista attraverso lo strumento che in occidente rappresenta per eccellenza  la memoria : il libro. Un altro elemento che Dubravka Vidović inserisce tra i mattoni e le pietre degli shikumen sono lavori fatti a maglia o a uncinetto : rappresentazione delle chiacchiere, del tempo trascorso per confezionarli, dell’uso quotidiano che ne viene fatto da chi li utilizza. Si potrebbe anche pensare che l’uso di questi oggetti sia nuovamente legato alla memoria e alla scrittura stessa : la maglia e il ricamo sono espressioni della comunicazione e della preservazione di certe società a tradizione orale che attraverso i punti e ricami tramandano storie e insegnamenti della propria cultura.

Oltre alle opere fotografiche, la mostra presenta il video Waterhouses in cui l’artista ha chiesto al pittore cinese Ying Yonglei di dipingere sull’asfalto un paesaggio di architetture tradizionali, intigendo il pennello nell’acqua e procedendo secondo la tradizionale pittura cinese che prevede un’esecuzione veloce, senza ritocchi. Il risultato è la costruzione e la successiva evaporazione delle immagini di queste abitazioni tradizionali. Una riflessione sulla fragilità e sulla precarietà delle opere dell’uomo e della sua stessa esistenza che un’artista occidentale rappresenta avvicinandosi e riflettendo sui principi della filosofia orientale.  
sara de paoli
mostra visitata il 15 giugno 2012
dall’11 maggio al 20 luglio 2012
Dubravka Vidović – Exil
a cura di Gigliola Foschi
Galleria Alberto Peola
Via Della Rocca 29 (10123) Torino
Orario: da lunedì a sabato dalle 15.30 – 19.30 (mattino su appuntamento)
Info: +390118124460 – info@albertopeola.com- www.albertopeola.com

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