03 maggio 2007

fino al 26.VIII.2007 Dalla terra alla luna: metafore di viaggio Rivoli (to), Castello di Rivoli

 
Rivoli propone una mostra in due atti. Uno spettacolo con troppi protagonisti, anche se di altissimo livello. Dall’arte povera a Bill Viola, da Beirut a Pechino, le infinite sfaccettature di un termine: il viaggio...

di

La mostra Dalla terra alla luna: metafore di viaggio è divisa in due parti. La prima è già stata inaugurata, presenta 21 artisti e occupa il secondo piano del Castello; per la seconda parte dobbiamo aspettare il 23 maggio e il consiglio è quello di suddividere la visita in almeno due occasioni, tale è l’offerta di spunti di riflessione presente in questo evento.
Il tema conduttore è il viaggio, un termine che si amplifica lungo il percorso, assume valenze articolate e alterna la ricerca artistica al racconto storico, il mito alla poesia più pura. La mostra è in crescendo. Non che la prima sala sia deludente, ma forse siamo abituati a considerare i protagonisti dell’arte povera i nostri ospiti al Castello e quindi gli Igloo di Mario Merz (Milano, 1925-2003), un parallelo tra l’essere artista e l’essere nomade, non ci sorprendono. Così come non sorprende Gilberto Zorio (Andorno Micca, Vercelli, 1944) presente con una canoa di giunchi intrecciati dalla significativa forma triangolare, un vettore dinamico che attraversa il tempo e letteralmente lo spazio sopra le nostre teste -con un forte sibilo-, colpisce la parete e ricomincia il simbolico viaggio.
Dalle migliaia di semi di girasole di Anselm Kiefer (Donaueschingen, Germania, 1945), incastonati come minute gemme in un mosaico che riproduce l’onda cosmica, si passa ad osservare le fotografie degli astri di Thomas Ruff (Zell am Harmersbach, Germania, 1958) e le opere di Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona, 1949).
Dopo la seconda mappa del fervente viaggiatore Alighiero Boetti (Torino 1940-Roma 1994), la cui lavorazione è stata avviata a Kabul, e le opere di Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, Torino, 1934), troviamo lo specchio basculante di Rebecca Horn (Michelstadt, Germania, 1944) che occupa con il suo consistente diametro il centro della sala. Il visitatore viene spinto ad affacciarsi su di esso come fosse un pozzo: grande è la sensazione di perdita che si prova nell’ondeggiante gioco di rifrazione creato grazie ad un ulteriore specchio fissato al soffitto affrescato. I continui rimandi dell’immagine tolgono la certezza dei punti di riferimento classici, la struttura è stata capovolta e moltiplicata, falsata e al tempo stesso valorizzata.
Gabriele Basilico, Beirut (Rue Abdel Malek), 1991 - fotografia in bianco e nero - 90 x 110 cm
Non possiamo che accettare il consiglio della curatrice Marcella Beccaria e soffermarci ad osservare in solitudine quella che tra le nuove acquisizioni del museo offre sicuramente maggiore lustro alla collezione: l’intimo spazio della Cappella accoglie la proiezione del video di Bill Viola (New York, 1951) Isolde’s Ascension, nel quale la figura eterea e evanescente di Isotta precipita nelle acque a lungo scandagliate da mistici fasci di luce, stupefacente ribaltamento della realtà. Quello che si osserva sotto il profilo del mare diviene la superficie serena delle acque, in una dimensione ovattata e magica che vede la fanciulla fluttuante e pura sollevarsi. Bollicine luccicanti mimano stelle che accompagnano il suo viaggio verso l’amato.
Un altro video da sentire è quello di Jem Cohen (Kabul, 1962). This is a History of New York: 23 minuti in bianco e nero in cui scorrono immagini della New York del 1988, filmati con il sapore del documentario d’epoca. Sequenze che ipnotizzano, una successione di inquadrature sfumate che sublimano ed elevano lo strumento meccanico ad interpretazione poetica, soprattutto grazie al montaggio simbolico che si è voluto ottenere suddividendo il video in parti, ognuna delle quali rappresenta un’epoca storica associata ad un diverso quartiere della città.
Insuperabile la sequenza in cui il cantiere di una monumentale fabbrica viene metaforicamente trasformato in una surreale cattedrale gotica, complici i canti gregoriani come colonna sonora e la solenne atmosfera che il Castello di Rivoli offre.
Una sala è dedicata alle foto di Gabriele Basilico (Milano, 1944) scattate a Beirut nel ‘91, dove sovrano regna l’assetto urbanistico della città devastata e abbandonata, e un’altra a Yang Fudong (Pechino, 1971).
Anselm Kiefer, Cette obscure clarté qui tombe des étoiles, 1996 - acrilico, olio, emulsioni, semi di girasole su tela 5 pannelli, 520 x 560 cm - Castello di Rivoli Museo d
Entrare nello spazio oscurato dedicato a quest’ultimo è un’esperienza che occorre ripetere per cogliere l’intensità che l’allestimento dei molteplici video trasmettono al fruitore dell’opera. Un soldato lotta per la sopravvivenza in una terra gelida che offre solo orizzonti di ghiaccio e si ritrova solo e ferito in condizioni ambientali avverse alla sua fragilità. Raccontare tutta la mostra è impossibile, ma non si può dimenticare l’ultima opera che si incontra nel percorso: Mbube diRoberto Cuoghi (Modena, 1973). L’artista, attraverso la scoperta avvenuta durante uno dei suoi viaggi, propone la sua interpretazione della celebre canzone scritta negli anni Quaranta The Lion Sleeps Tonight. Al piacevole ritmo conosciuto in tutto il mondo associa una profonda riflessione sulle dinamiche economiche del sistema, ricordando che l’autore del brano Solomon Linda incassò 10 scellini per la vendita dei diritti della canzone e morì in condizioni disagiate, mentre i discografici americani guadagnarono oltre 55 milioni di dollari diffondendo la sua creazione.

barbara reale
mostra visitata il 3 aprile 2007


dal 3 aprile al 26 agosto 2007
Dalla terra alla luna: metafore di viaggio – a cura di Marcella Beccaria
Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea
Piazza Mafalda di Savoia – 10098 Rivoli (Torino)
tel. +39/011.9565209 – fax +39/011.9565231-33
+39 0119565222 (info), +39 0119565230 (fax)
info@castellodirivoli.org / www.castellodirivoli.org


[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui