23 dicembre 2005

fino al 28.I.2006 Perino&Vele Torino, Palazzo Bricherasio e Galleria Peola

 
Torna, e più arrabbiato, il duo napoletano Perino&Vele, che si scaglia contro le sperimentazioni sugli animali. Due esposizioni parallele, in galleria e nello spazio pubblico...

di

Perino & Vele (Emiliano Perino, New York, 1973 e Luca Vele, Rotondi – Avellino, 1975) tornano a Torino con una doppia personale, divisa tra gli spazi esterni di Palazzo Bricherasio -ormai abituale sede di Outside, la rassegna di installazioni site specific a cura di Guido Curto- e la Galleria Alberto Peola.
Ripropongono il loro marchio di fabbrica, la cartapesta: un materiale povero, carta di giornale impastata a formare grossi teli quadrettati simili a rigide trapunte. Con queste superfici il duo napoletano si è divertito negli scorsi anni a ricreare gli oggetti della vita quotidiana, ironizzando sul reale valore del continuo flusso di informazioni veicolate dalla carta stampata e destinate al macero. Ma l’ironia e l’effetto straniante di questo mondo “coperto” ha poi lasciato spazio a iniziative di denuncia sociale. Su questo versante già Kubark, titolo dell’installazione del 2004 alla galleria Alfonso Artiaco di Napoli, nonché di un manuale della CIA per “ottenere informazioni da fonti resistenti”.
Ora l’obiettivo è denunciare le violenze sugli animali. I “teli” di cartapesta stesi come panni ad asciugare alla Galleria Peola riportano la scritta Porton Down: è il nome di un centro di ricerca militare britannico dove negli anni ’50 furono condotti spaventosi esperimenti sugli animali per testare armi chimiche. Un’idea piuttosto chiara della situazione la fornisce l’opera seguente: un cavallo o un asino, ovviamente ricoperto da una rigida trapunta di cartapesta, sulla quali sono evidenti le bruciature causate da una vicina griglia metallica.
Perino & Vele, Porton Down, veduta dell
Resta invece piuttosto oscura per chi non conosca le intenzioni artistiche del duo, l’installazione presentata davanti a Palazzo Bricherasio, tanto più che una rassegna come Outside espone nello spazio pubblico, rivolgendo le opere all’attenzione dei passanti. Un muletto da trasporto industriale, alto sei metri, alla cui sommità sta un’informe figura in cartapesta. Leggendo il testo di accompagnamento si scopre che Il titolo dell’opera è Alf, acronimo di Animal Liberation Front e che si tratta di un muletto impegnato a liberare “uno strano e informe animale-cavia destinato alla vivisezione”. Scrive il curatore Guido Curto che “anche per scongiurare tutto questo Perino&Vele fanno opere d’arte”. Un messaggio forte di denuncia sociale che potenzialmente potrebbe coinvolgere molti degli ignari passanti del centro cittadino, se solo riuscissero a capire di che cosa si tratta, impresa non così semplice.
Perino&Vele dunque continuano la loro ricerca artistica e nel continuarla evolvono, portando all’attenzione nuovi temi, non soltanto un’ironica critica dei mezzi di comunicazione riciclando la carta dei principali quotidiani nazionali per renderla il punto di partenza delle loro opere, ma anche utilizzando questo materiale per installazioni che veicolano un’ulteriore critica.
Perino & Vele alla Galleria Peola
In Alf e Porton Down, nello specifico, le sperimentazioni sugli animali. I due artisti crescono, cambiano i temi d’interesse e cambia anche, in piccola parte, il modo di utilizzare i materiali, rendendo più evidente il contrasto tra l’effetto “morbido” della cartapesta e le armature che sostengono le strutture, in ferro zincato.

paola sereno
mostra visitata il 13 dicembre 2005

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Kubark
Intervista a Perino e Vele
Personale alla Galleria Peola nel 2002


Perino & Vele – Alf
Palazzo Bricherasio – Outside, Via Teofilo Rossi ang. Via Lagrange
10100 Torino – tel 011 5711888 – www.palazzobricherasio.it

Porton Down – Galleria Alberto Peola, Via della Rocca 29
10123 Torino – tel. 011 8124460; www.albertopeola.com  
info@albertopeola.com – Lun-sab dalle 15.30 alle 19.30, mattino su appuntamento


[exibart]

6 Commenti

  1. Ho visto l’installazione del duo Perino&Vele, davanti a Palazzo Bricherasio e devo dire che non avrei mai pensato al retroscena di denuncia sociale a cui l’opera si riferisce.
    La mia non ricettività, nei confronti di questo lavoro (dagli apprezzabili e significativi riferimenti semantici) credo sia stata determinata dall’aver erroneamente associato l’opera alla mostra sul Surrealismo, realizzata nello stesso Palazzo Bricherasio.
    Il sapore surreale non è del tutto assente dall’opera, vuoi dal materiale mascherato sotto l’involucro illusionista della pesantezza, vuoi per le dimensioni esorbitanti…
    Tuttavia, mi rammarico di aver “cannato” in pieno il significato dell’opera, che invece vuole denunciare qualcosa che condivido e che mi sconvolge, come ogni crudeltà umana.

  2. bravi, un grande elogio per un impegno cosi’ nobile, qualsiasi sia il risultato formale. qualche giorno fa vidi un servizio in tv su uno stramaledetto posto in oriente dove, per risparmiare sui metodi di soppressione degli animali per farne stramaledette pelliccie, li si sbatteva a terra per ucciderli. quel servizio mi ha rovinato l’umore per giornate intere, tanto da compromettere persino i miei impegni quotidiani. una vergogna alla quale bisognerebbe porre uno stop definitivo. purtroppo l’altrettanto vergognosa legge del “mercato” non puo’ essere soppressa con lo stesso schifoso metodo…
    bravi pierino&vele, ancora bravi.

  3. e c’era bisogno di rovinarlo anche a noi l’umore? L’ho schivato in tutti i modi quel servizio e la tua descrizione mi basta e avanza. Calci nel cu.. a chi si compra le pellicce… vergogna globale.

  4. caro niet, vedere e’ un’altra cosa, fidati… mi spiace avere rovinato la tua pace interiore, ma la questione esiste e schivarla in tutti i modi e’ un approccio che rispetto ma non condivido. un saluto
    n

    p.s.: scusate prima ho scritto pierino al posto di perino, chiedo venia, sara’ la voglia di distrarmi con un po’ di barzellette…

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