22 novembre 2010

fino al 28.II.2011 Henrik Håkansson Torino, Franco Noero

 
Natura e cultura nell’osservazione di un albero. Sospeso e costretto nell’architettura dell’Antonelli, il nuovo audace progetto dell’artista-entomologo svedese...

di

Fulcro dell’indagine di Henrik Håkansson (Helsinborg, 1968;
vive in Svezia e a Berlino) è lo studio delle analogie tra forme naturali e
culturali. Artista, scienziato ed esploratore, il suo lavoro è l’inedito
intreccio fra osservazione naturalistica e ricostruzione in interni di precisi
habitat.

A Tree with Roots è infatti l’ambizioso progetto per Noero. Un
lavoro di coesione tra la Fetta di Polenta, che ospita la galleria, e il
contesto ambientale circostante. Un esemplare di quercia (Quercus rubra), prelevato nei dintorni di Torino, è stato adattato
all’interno dell’edificio di Alessandro
Antonelli
. Sezionato in parti, l’albero è stato introdotto dall’esterno
attraverso le finestre, trovando posto sull’asse verticale di (quasi) tutti i
piani dell’edificio in corrispondenza dei pavimenti e dei soffitti. Mentre al
piano terra ci si imbatte nel blocco delle radici – che scendono come un
lampadario dal soffitto – all’ultimo piano si ritrovano le fronde più alte.

L’albero è per antonomasia il
simbolo della vita. È parte dell’ambiente e ciclicamente restituisce alla terra
quanto prende, poiché – in quanto autotrofo – ha solo bisogno del cielo e,
attraverso il sole e la pioggia, non mostra altro che la forza della costante
energia. In galleria, però, violentemente costretta, la pianta diventa simbolo
di sofferenza e, mano a mano che le foglie cadono lasciando il tronco nudo, si
trasforma in icona della distruzione e della sottomissione umane.

Non è certamente un intervento
eticamente responsabile quello di Håkansson – poiché la quercia è destinata a
perire – ma la natura dei lavori dello svedese consiste in modo autentico
nell’osservazione e nell’interpretazione poetica dell’esistente. Sull’eco de Il barone rampante di Calvino, in Tree with Roots si materializza un sogno
infantile, quello di salirvi, abitarlo e possederlo con amore. Ed è magico
passeggiarvi intorno vivendolo a diverse altezze, dai fusti più forti dei
mezzanini alle foglie minute e leggere dell’apice. Verso il cielo.

In galleria, lo scheletro del
tronco sembra al tempo stesso diventare l’armatura strutturale
dell’architettura. È una natura-architettura, al punto da chiedersi se sia nato
prima l’edificio o la quercia.

Se le “radici”
dell’installazione principale sono da ritrovare nel 1968, anno di nascita
dell’artista, ma anche della corrente dell’Arte Povera, di cui Giuseppe Penone è riferimento principale per le riflessioni sull’albero e le
relazioni cultura-natura, Mobile
esposto nello spazio site specific – s’ispira alle sculture di Alexander Calder.

Håkansson realizza
un’installazione sostituendo agli elementi di Calder degli uccelli impagliati.
Montati su una leggera struttura circolare in metallo, i volatili
tassidermizzati costituiscono – a tratti sospesi e perforati da esili sostegni di
ferro – un dispositivo di bilanciamento ed equilibrio dei codici, spesso
efferati, che regolano il rapporto tra gli esseri viventi e il mondo.

articoli correlati

Håkansson
alla sua prima personale da Noero

L’artista
svedese in mostra al Museion

claudio cravero

mostra visitata il 6 novembre 2010


dal 6 novembre 2010 al 28 febbraio 2011

Henrik Håkansson – A Tree with Roots

Galleria Franco Noero

Via Giulia di Barolo 16d (zona corso San Maurizio) – 10124 Torino

Orario: da giovedì a sabato ore 15-19 solo su prenotazione

Ingresso libero

Info: tel. +39 011882208; fax +39 01119703024; info@franconoero.com; press@franconoero.com; www.franconoero.com

[exibart]

14 Commenti

  1. Utile a questo proposito anche il video dell’intervista all’artista su exibart tv.

    Vedere un albero in galleria fa subito pensare a Penone, ma forse la signora che passa nel video, all’inizio, non sa neanche chi sia Penone e rimane forse piacevolmente colpita. Poi almeno è arrivato il collegamento dello stesso artista (nell’intervista) ; non mi venga però a parlare di “albero della vita e di filosofie varie”, perchè quì l’albero è sezionato e potremo stare delle ore a fare collegamenti e citazioni con tutti quelli che hanno parlato di alberi nella storia. E anche se fosse una riflessione sulla morte del pianeta, vogliamo ancora crogiolarci in questa retorica fine a se stessa? Non mi sembra abbia portati tanti frutti.

    Al di là delle solite forzature, come al solito si vuole anche forzare il ruolo artista su altri lidi maggiormente esotici: “scienziato ed entomologo”. Basta sezionare un albero in galleria per essere scienziato-entomologo??? Forse serve per essere artista-aguzzino…

    Il progetto è molto ruffiano e preciso per l’attitudine di Noero e del suo colto spazio. Io mi aspetto sempre che la galleria debba proporre dei punti di riferimento e non degli epigoni e delle declinazioni; per quanto sia bello arredare con queste declinazioni le case dei collezionisti.
    In questo modo Noero si pone in diretta competizione con i negozi di arredamento da interni di Torino; qual’è la differenza tra opera d’arte e modernariato pretenzioso???

    Ma probabilmente ai collezionisti va bene e anche al gallerista. Ma forse si sta perdendo un po’ la bussola, e allora in una certa sovrapproduzione creativa si perdono i contorni delle cose. Ok, ma basta averne consapevolezza.

    Noero è molto professionale nel far firmare una liberatoria al pubblico per non fargli causa in caso di incidenti nella sua galleria a forma di fetta di polenta. Perchè non mettere la stessa professionalità e lucidità nel proposte?

  2. Caro Luca, condivido in pieno la tua lettura, seguo costantemente il tuo lavoro. Ma cosa proponi come alternativa per il solito format di galleria? I tuoi progetti sono fighissimi ma sembrano eliminare tutto un sistema di galleria e simili? Isn’t it?

  3. @francesca: C’è un problema di nomi e di sistema. Luca Rossi è un nome troppo stupido e troppo poco esotico. Alla fine potremo pensare io e te mille progetti interessanti per la galleria Franco Noero, anche mooolto meglio di hakansson; ma nessuno ci darebbe udienza: il nostro nome dovrebbe essere preferibilmente straniero e sostenuto da un certo sistema “internazionale”. Luca Rossi o Francesca Rossi possono anche farsi in quattro ma non sarebbero mai presi in considerazione. Ed è questo il bello!
    Proprio in questi giorni sto mettendo a punto una proposta per le gallerie, vedremo.

    L’arte contemporanea per troppo tempo si è basata sul concetto di aura. Ti consiglio il libro Mercanti d’aura:

    http://www.bol.it/libri/Mercanti-d-aura.-Logiche/Alessandro-Dal-Lago-Serena-Giordano/ea978881511294/

    Nel 2010, in questa crisi economica, anche l’aura inizia a contare poco (nomi, luoghi, relazioni), soprattutto se le opere proposte sono evidentemente in competizione con tutto un sistema di modernariato e artigianato creativo. Allora molto meglio quando l’arte contemporanea recupera l’idea primitiva di artigianato in modo frontale e autentico.

  4. Rossi se vuoi superare hakansson pensa all’albero di natale che in ogni casa “per bene” non manca. All’addobbo ci pensi tu?

  5. Marras, Più che all’albero di Natale, luca rossi dovrebbe attaccarsi all’albero della cuccagna, quella dell’arte e dei mestieri. Cosa non facile per uno come lui che non possiede i ferri del mestiere. Ma, neanche i calli sulle mani, per ragginungere in fretta la dolce e salata cima dell’albero della cuccagna dell’arte.

  6. Non solo Penone: di artisti-concettuali che hanno fatto uso di elementi presi dalla natura (tronchi radici ed altro) ne è piena l’arte moderna e contemporanea.

  7. Francesca ma perche’ poi un albero della cuccagna e per giunta d’arte ? a cosa Le servirebbe poi ? l f-atto è che non riusciamo a sbarazzarci di tutta la sciocca discorsivita’ intorno all’isoletta “arte”” ; Io sono d’accordo su un punto con Rossi ( un punto che considero fondamentale, vedilo anche come caposaldo) : La “rappresentazione”(in quanto metafisica di dispositivi) non solo è satura ma i suoi esiti sono vergognosamente “messi in storia” e pertanto resi “neutri”; lo dico a malincuore perche’ discorrere intorno al tema implica ri-velarsi ed il pericolo è che appunto quello che noi de-nominiamo “””sistema”” possa superare anche questa possibile “”Verwindung””.
    sto dicendo :Disertare in Silenzio….dentro di noi perche’ il FUORI è abbastanza presidiato ma Rossi parla..parla…parla..parla… parla..parla… ed il sistema assorbe ..disinnesca… assorbe… leggitima… altera…appunto mette in storia.. appunto neutralizza e naturalmente PROSPERA.

    Rossi, sfiora il problema ma dentro un orizzonte accuratamente vigilato.

    ti saluto France’ e guarda che scherzavooo.

  8. luca rossi, perchè vuoi essere preso in considerazione da gallerie pubbliche e private o, in generale dal cosiddetto sistema globale dell’arte che conta? I luoghi espositivi non sono laboratori scientifici che contengono in sè verità assolute: su ciò che è arte e non. Il lavoro di un artista non si misura sull’efficienza del contesto aristico “cornice significante” o sulla macchina mediatica che lo promuove per decretarne, arbitrariamente la validità dell’opera. Per un artista bravo e innovativo, il miglior sistema per farsi conoscere, è sempre quello di operare in libertà e fuori da questi meccanismi coercitivi. Come regola, l’artista e l’opera d’arte per essere accettata, non ha che da attendere il giudizio della storia. L’arte è già qui, (fuori dal sistema) e sonnecchia latente nella nostra vita quotidiana. Solo che la casta dei noti grilli parlanti (critici-curatori) non se ne sono accorti. Nel momento in cui la cosiddetta “arte” dei nostri tempi, scomparirà dai musei-gallerie supermarket ed entrerà nella vita, allora, si può parlare di vivere in sintonia con le leggi dell’arte e non quelle malate del sistema.

  9. a me di essere preso in considerazione importa poco, mi sa che tu proietti un tuo desiderio inconscio, ognuno vede quello che ha negli occhi. Solitamente chi fa distinzioni come te tradisce la consapevolezza di non potersi rapportare con un certo sistema e con le amate-odiate gallerie. Tutte chiacchere, anche questa tua filippica sulla libertà…questa concezione di arte da libro cuore mi fa rabbrividire…lasciamo stare va là

  10. cmq dai rossi sei di BO ammettilo altrimenti non avresti terminato la frase con valà.. quindi avevano ragione quelli che sostenevano tu fossi morsiani (beh almeno mi hanno fatto sapere che morsiani esiste visto che ignoravo completamente la sua esistenza)

  11. nonostante sto hype su morsiani mi rendo conto che bisognerebbe sempre fidarsi delle prime impressioni, e la mia prima impressione durata almeno un anno prima di leggere tutte ste storie su morsiani era che lucarossi fosse una donna (forse derivata anche dal fatto che luchetta si autocitasse sempre al femminile in prima persona), quindi questa storia di morsiani non mi convince fino in fondo a meno che non sia diventato un trans, lukinarossi detta jessica.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui