fino al 19.XI.2003 Valentina Brancato / Armando Fontana – Fifty Fifty Firenze, Sergio Tossi Arte Contemporanea

Valentina Brancato e Armando Fontana, entrambi giovani, entrambi impegnati nell’attuazione di un linguaggio artistico tra precisa e rigorosa esecuzione e ironia della rappresentazione. Lo spazio della galleria di Sergio Tossi è idealmente diviso in due settori che ospitano le opere dei due artisti. I lavori ammiccano dalle pareti, vagamente diffidenti tra loro, diretti senza tentennamenti ad una figurazione scrupolosa.
Armando Fontana popola le sue opere di una folla di iracondi karateki, rettili, scheletri di dinosauri e attoniti pesci rossi, il tutto reso con un realismo puntuale ed ipnotico. Le grandi tele e le sculture in terracotta dipinta sono animate dalla stessa atmosfera ludica in cui gli animali diventano protagonisti, e vittime, di azioni candidamente quotidiane: vengono passati nel tritacarne, inchiodati alla parte, stesi ad asciugare; poco distante, emerge dal pavimento, come se fosse la superficie di una palude, la corazza un occhiuto alligatore a grandezza naturale. La passività dei pesci rossi e la loro rassegnata indifferenza alle torture di cui sono oggetto scaturiscono una sconcertante ilarità mentre, nei quadri, Fontana strizza l’occhio ad un surrealismo di impronta magrittiana sospendendo i suoi pesci seriali in un cielo bianco latte.
Valentina Brancato percorre una dimensione più intima e silenziosa. La superficie pittorica delle sue opere, limpida e schietta, rispetta una composizione assolutamente bidimensionale. I volti e i dettagli di donna ritratti si dispongono come narrazioni piane, poste al di qua di ogni intento concettuale. L’inevitabile confronto la tradizione storica della ritrattistica si risolve in una singolare indagine emotiva che lega tutti i quadri in racconto quasi a flusso di coscienza; le porzioni di viso, isolate dal taglio del quadro, sono frammenti di uno stesso discorso che si interrompe e riprende a fluire soffermandosi su nuovi particolari. Lo sguardo assorto dell’artista trasferisce nelle tele i lunghi momenti di una meditazione davanti allo specchio che insegue la luce, le curve, il colore. La Brancato si serve di diversi formati, tele grandissime e miniature, con la stessa disinvoltura con cui l’occhio passa dallo studio frettoloso di un dettaglio alla contemplazione dell’insieme.

pietro gaglianò