19 gennaio 2013

Fino al 9.II.2013 Zhivago Duncan, Papillon Poggiali & Forconi, Firenze

 
Un'aviazione in miniatura, ricostruita con meticolosità ossessiva, è quanto espone questo giovane artista nella galleria fiorentina. Ma, dopo il primo impatto, l'ambiente cambia aspetto. E riserva curiose sorprese -

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Sono entrato come un drone nella esposizione di aeromodellismo simulato dell’artista Zhivago Duncan (1980, indianoamericano di origine e trapiantato a Berlino). Mi sono trovato subito a mio agio, dalla postazione remota e comoda, con gli occhi elettronici del drone ho sorvolato i territori della Galleria Poggiali e Forconi, trovando una serie di colleghi volanti in miniatura. Volanti per modo di dire, infatti quelli che un bambino chiamerebbe aeroplanini erano infilati, come grossi coleotteri collezionati da un crudele entomologo, in lunghi aghi e mostrati sospesi in eleganti teche di legno massello e plexiglass. Evidentemente passati, in un periodo di molto precedente la mostra in questione, dalle mani di qualche fanatico modellista, se ne riscontra ancora la rigida perfezione dovuta alle numerose ore di lavoro con lenti di ingrandimento, uso di colle di tutti i tipi, pinzette, pennellini anche minimi e colori per restituire la verosimiglianza che per i più ortodossi arriva fino all’ambientazione a terra, con frammenti di aeroporto, avieri, cespugli, tanichine di benzina, aviatori, il tutto rigorosamente suddiviso per nazione di appartenenza. Quindi, caccia Zero giapponesi col sole irraggiante e gli Yunker Stuka con le dovute svastiche e via dicendo, ognuno col suo aeroplanino.

Ma il nostro artista fa un’azione di sintesi e del lavoro amanuense dei precedenti proprietari, forse nonni pensionati ai quali perfidi nipoti ne hanno disperso l’eredità, lascia solo la carlinga, sospesa nel vuoto della teca ad imitazione di un volo mai effettuato. I suoi readymade, a differenza di quelli duchampiani, non sono solamente manufatti d’uso quotidiano, ma oggetti d’affezione pervasi di sentimentalismo e questo fattore rende particolari le sculture di Zhivago Duncan sulle quali aleggia inespresso un velo di melanconia.

La perfezione formale degli assemblaggi, unita ad un insieme di simboli come la guerra di distruzione rappresentata dai caccia in miniatura e la esplicita croce cattolica si mescolano con dosata sapienza fra di loro. Una eco di cultura internazionale, nella quale si riverbera a sua volta la passione per i fumetti, l’osservazione critica dei programmi televisivi e una passione feticista per gli oggetti di produzione industriale, fanno da supporto culturale all’artista, che riesce a camuffare l’apparente facilità iconica di una lettura in chiave post-pop dei propri lavori con una sapienza decisamente superiore alla sua età anagrafica. Ancora svolazzando per la galleria mi accorgo di una particolarità che mi aveva colpito iniziando la visita, senza peraltro riuscire a metterla a fuoco con chiarezza e che risulta evidente quando si compara quello che si vede, avvicinandosi e allontanandosi dalle sculture. La cosa curiosa è la metamorfosi degli oggetti che da vicino sono quello che sono, ma allontanandosi e socchiudendo gli occhi per poi riaprirli d’un colpo, ci appaiono come dei sontuosi arazzi su fondo nero dove gli aerei, che fino ad un momento prima ci apparivano ancora intenti nelle loro battaglie lillipuziane, si trasformano in trame bizantine e decori astratti di gusto incredibilmente orientale

Claudio Cosma

mostra visitata il 7 gennaio 2013

dal 16 dicembre 2012 al 9 febbraio 2013

Zhivago Duncan, Papillon

a cura di Saskia Neuman

Poggiali & Forconi

Via della Scala, 35/a e Via Benedetta, 3r – Firenze


Orari: da martedì a sabato 10-13 e 15-19

Info: Tel. 055 287748, Fax.055 2729406, info@poggialieforconi.it, 
www.poggialieforconi.it

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