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17
aprile 2009
fino al 26.VII.2009 La Guerra Fredda Rovereto (tn), Mart
trento bolzano
La Guerra Fredda fra arte e design. Dall’arredamento domestico ai manifesti di propaganda, dalle tute spaziali all’architettura. Il mondo diviso dalla cortina di ferro, ma unito per altri versi...
La contrapposta visione del mondo che si sviluppò negli anni della Guerra Fredda segnò non solo la scacchiera geopolitica mondiale, ma anche le coscienze e l’immaginario collettivo. Il vagheggiato migliore dei mondi possibili si presentava attraverso due opposte visioni: da una parte l’utopia del socialismo reale, crollata definitivamente nel 1989 assieme al muro di Berlino; dall’altra le paillette del libero mercato, drasticamente ridimensionato dall’attuale crisi economica globale.
Attorno agli anni che dal 1945 giungono al 1970, il Victoria and Albert Museum di Londra ha progettato un percorso scandito da ben duecentocinquanta oggetti, che raccontano la Guerra Fredda al di là d’ogni luogo comune.
Un primo nucleo di opere conduce nel cuore delle tensioni fra Stati Uniti e Unione Sovietica, dallo spionaggio che ispirò innumerevoli film – alcuni riproposti lungo il percorso – all’incubo di un attacco nucleare. Così, accanto a opere di Fontana e Baj (ideatore del Movimento nucleare), si trovano oggetti curiosi come un elegante orologio che cela un microfono del Kgb, oppure un progetto di Paul László per un bunker antiatomico composto da un susseguirsi di ambienti angusti, sormontati – quasi a sottolineare un’idea di apparente normalità – da peschi in fiore.
Naturalmente il campo militare non fu l’unico in cui si giocò la partita per la supremazia planetaria. Un decennale terreno di sfida fu la conquista dello spazio, inaugurata nel 1961 da Juri Gagarin, il primo cosmonauta della storia. Oltre alla proiezione di film immortali come 2001 Odissea nello spazio, la mostra propone materiali insoliti, come progetti per interni di navette, tute spaziali e perfino uno Sputnik. Accanto a tali prodigi della tecnologia del tempo, sono state collocate alcune opere di design riferibili a entrambi i fronti, ispirate a quelle forme così avveniristiche: da una poltrona a foggia d’uovo di Peter Ghyczy a un’aerodinamica macchina per il caffé espresso di Gio Ponti, fino ai televisori-elmetto di Walter Pichler.
Nemmeno l’architettura rimase immune alle logiche della “cortina di ferro”. La sfida coinvolse sia la progettazione di case popolari di stampo razionalista – a iniziare da quelle di Le Corbusier – che l’architettura monumentale, come nel caso della colossale torre della televisione moscovita, progettata nel 1967 da Nikolai Nikitin.
Sebbene non siano mancati tentativi di pacificazione – li ricorda, oltre ad alcuni manifesti, un foulard disegnato da Picasso nel ‘51 per un festival pacifista -, a dominare l’immaginario grafico di quegli anni sono le iconografie della propaganda. Dietro le barricate dell’ideologia si scrisse infatti un capitolo fondamentale della storia della grafica, quello del manifesto politico: dal pop-maoismo cinese ai caldi colori dell’internazionalismo grafico cubano, dai manifesti russi, marcatamente realisti, alle affiche serigrafiche vergate con irriverenza dagli studenti dell’Atelier Populaire nel caldo maggio parigino del 1968.
Attorno agli anni che dal 1945 giungono al 1970, il Victoria and Albert Museum di Londra ha progettato un percorso scandito da ben duecentocinquanta oggetti, che raccontano la Guerra Fredda al di là d’ogni luogo comune.
Un primo nucleo di opere conduce nel cuore delle tensioni fra Stati Uniti e Unione Sovietica, dallo spionaggio che ispirò innumerevoli film – alcuni riproposti lungo il percorso – all’incubo di un attacco nucleare. Così, accanto a opere di Fontana e Baj (ideatore del Movimento nucleare), si trovano oggetti curiosi come un elegante orologio che cela un microfono del Kgb, oppure un progetto di Paul László per un bunker antiatomico composto da un susseguirsi di ambienti angusti, sormontati – quasi a sottolineare un’idea di apparente normalità – da peschi in fiore.
Naturalmente il campo militare non fu l’unico in cui si giocò la partita per la supremazia planetaria. Un decennale terreno di sfida fu la conquista dello spazio, inaugurata nel 1961 da Juri Gagarin, il primo cosmonauta della storia. Oltre alla proiezione di film immortali come 2001 Odissea nello spazio, la mostra propone materiali insoliti, come progetti per interni di navette, tute spaziali e perfino uno Sputnik. Accanto a tali prodigi della tecnologia del tempo, sono state collocate alcune opere di design riferibili a entrambi i fronti, ispirate a quelle forme così avveniristiche: da una poltrona a foggia d’uovo di Peter Ghyczy a un’aerodinamica macchina per il caffé espresso di Gio Ponti, fino ai televisori-elmetto di Walter Pichler.
Nemmeno l’architettura rimase immune alle logiche della “cortina di ferro”. La sfida coinvolse sia la progettazione di case popolari di stampo razionalista – a iniziare da quelle di Le Corbusier – che l’architettura monumentale, come nel caso della colossale torre della televisione moscovita, progettata nel 1967 da Nikolai Nikitin.
Sebbene non siano mancati tentativi di pacificazione – li ricorda, oltre ad alcuni manifesti, un foulard disegnato da Picasso nel ‘51 per un festival pacifista -, a dominare l’immaginario grafico di quegli anni sono le iconografie della propaganda. Dietro le barricate dell’ideologia si scrisse infatti un capitolo fondamentale della storia della grafica, quello del manifesto politico: dal pop-maoismo cinese ai caldi colori dell’internazionalismo grafico cubano, dai manifesti russi, marcatamente realisti, alle affiche serigrafiche vergate con irriverenza dagli studenti dell’Atelier Populaire nel caldo maggio parigino del 1968.
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MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Rovereto e Trento
Corso Bettini, 43 – 38068 Rovereto
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; venerdì ore 10-21
Ingresso: intero € 10; ridotto € 7
Catalogo disponibile
Info: tel. 800397760 / +39 0464438887; fax +39 0464430827; info@mart.trento.it; www.mart.trento.it
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