04 settembre 2006

fino al 1.X.2006 Open 2006 Venezia, Lido

 
Opere plastiche libere di vivere lo spazio aperto ci accompagnano alla kermesse cinematografica. Grandi nomi e giovani promettenti da tutto il mondo mostrano le loro più recenti creazioni nello spazio urbano. Un antipasto –al Lido, durante la Mostra del Cinema- in attesa dell’inaugurazione della Biennale d’Architettura...

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In concomitanza con la 63esima mostra del Cinema di Venezia, al Lido ha inaugurato Open 2006, nona edizione di una rassegna dedicata interamente alle arti visive sotto forma di sculture e installazioni. Curata da Paolo de Grandis, è una mostra a cielo aperto lungo i viali più frequentati del Lido, Piazzale S. Maria Elisabetta e Lungomare Marconi, che si riempiono in questi giorni del vasto popolo del cinema.
È chiaro l’intento di dare sicura visibilità ai 43 artisti che espongono, alcuni nomi famosi come Arman e Louise Bourgeois affiancati da ottimi giovani provenienti da diverse Accademie di Belle Arti, numerosi da quella veneziana e dall’University of Applied Arts di Vienna, insieme ad organizzazioni di paesi che normalmente non hanno gran peso nel circuito artistico come Laos e Macao. Spazio ai giovani dunque, che si dimostrano capaci di creare lavori di buona fattura, supportata da intenti di contenuto spesso forti e ironici insieme, stimolanti senza mai essere invadenti nel contesto del particolare spazio espositivo scelto.
Durante la tranquilla passeggiata sul lungomare si incontrano così i maiali infiocchettati di rosso di Ng Fong Chao (ZheJang, China, 1968) Munificent Gift (2006) provenienti dal Museum of Art di Macao, estrapolati dal contesto sociale della Cina rurale in cui sono considerati doni preziosi, per farne animali da compagnia, magari per qualche eccentrico attore. L’astrattismo di Marco Ridolfi Fin (Valdagno, 1972) diplomato all’Accademia veneziana, si esprime attraverso oggetti di grandi dimensioni facenti parte della serie dei Satelliti; si ritrovano i meccanismi geometrici dei costruttivisti, l’assemblaggio di pezzi regolari come giochi infantili, in un possibile Alessandro lo Monaco, Homeland security advisor, 2005, alluminio, plexiglas, neon, 380x80x60 arredo urbano pacato e metafisico, adattabile come i materiali scelti, legno, acciaio, resina, avvolti nella leggerezza del bianco assoluto.
Lo svizzero Alessandro Lo Monaco riesce a porre domande strettamente legate all’odierna situazione politica “globale”: propone in Piazzale S. Maria Elisabetta, l’approdo dei vaporetti, il moderno totem di Homeland Security Advisor Signal (2005), ovvero l’indice elettronico di pericolo terroristico effettivamente presente nel sito della Casa Bianca, al quale è collegato in tempo reale permettendoci di conoscere, anche al Lido, come Washington comunica al mondo il rischio di attacco. Lo Monaco non approfitta della cronaca ma chiede come sia possibile effettivamente misurare l’incombenza di questi pericoli e comunicarli ai cittadini senza che loro sappiano i parametri e i perché dell’allerta; è allora soltanto un totem effimero e rassicurante, un oracolo, un consumo vuoto, un mezzo di controllo delle emozioni? Effettivamente il terrorismo è una guerra invisibile, non si annuncia se non al momento del disastro già compiuto e la storia degli ultimi anni lo conferma; il testo in catalogo di Casolari lo esprime bene: “il linguaggio utilizzato dal segnale di allerta invita a reazioni emotive piuttosto che al ragionamento e in fondo utilizza gli stessi codici della paura e della rabbia, propri del terrorismo. È dunque un perfetto esempio di monolite postmoderno. Misterioso, indecifrabile, investito dall’alto di un potente significato religioso, capace di radunare le masse e controllarne il comportamento”.
Infine, con metafora cinematografica, se il monolite nero di 2001 Odissea nello spazio precipitava nella prima consapevole violenza armata delle scimmie, un monolite di pixel sembra dirci che nulla è cambiato nel nostro istinto alla violenza. Zhao Guanghui (Xishuangbanna, China, 1972) costruisce armi fantastiche, macchine biomorfiche fantascientifiche, nella fusione futuristica tra la tecnologia,Marco Ridolfo Fin, Verticale Satellite, 2005, legno acciaio, resina, 145x235x50cm zoologia e meccanica. Prevede il futuro e sfrutta le linee animali che meglio rappresentano l’adattamento all’ambiente insieme ai materiali più moderni realizzando così quel sogno tecnico di intreccio tra i poteri della natura e la produzione di oggetti.
Aligna (Ban Kang, Laos, 1957) crea composizioni floreali, alberi e arbusti tramite materiali riciclati come ferro e vetro. Il superlativo valore estetico è ottenuto con la delicatezza delle composizioni, l’equilibrio nella ricchezza cromatica e il loro adattamento poetico.
Molte altre sono le opere godibili e stimolanti, che mantengono questa iniziativa su un alto tenore qualitativo aprendo la promenade divisa tra cinema e mare ai “comuni mortali” che approdano alla mostra del cinema senza la scorta. Open 2006 accompagna inaspettatamente sotto braccio verso la rassegna cinematografica chiedendo un’attenzione disinteressata e divertita sulle arti visive contemporanee.

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link correlati
www.dieangewandte.at
www.artmuseum.gov.mo

giacomo malatrasi
mostra visitata il 30 agosto 2006


OPEN 2006 – 9. Esposizione Internazionale di Sculture e Installazioni
Venezia – Lido Lungomare G. Marconi
A cura di Paolo de Grandis, co-curatori Vincenzo Sanfo, Chang Tsong-zung, Gloria Vallese
Ufficio stampa PRESS OFFICE – pressoffice@arecommunications.com
Organizzazione del Comune di Venezia – Assessorato alla Produzione Culturale
Catalogo – Arte Communications – www.artecommunications.com


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