22 dicembre 2003

fino al 10.II.2004 Non sono in casa Venezia, Palazzetto Tito

 
“A profitto specie dei giovani artisti ai quali è spesso interdetto l’ingresso nelle grandi mostre”. Con questo testamento nasceva la Fondazione Bevilacqua. Che per promuovere i giovani ogni anno organizza una collettiva. I vincitori della scorsa edizione sono ora riuniti in mostra…

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La Collettiva giunge alla 87.ma edizione e ha luogo nella galleria di Piazza San Marco, mentre i lavori dei 4 borsisti, vincitori di una borsa di studio nell’ambito della Collettiva precedente, vengono presentati nella sede del Palazzetto Tito.
Sono riunite le esperienze differenti di Valentina Ferrarese, Elisa Rossi, Sebastiano Zanetti e Davide Zucco, artisti tutti al di sotto dei 30 anni. La presidentessa Angela Vettese, rientrata alla guida della BLM dopo le tempestose dimissioni estive, ha fatto la sua apparizione fulminea alla vernice per dichiarare “aperte le danze”, mentre i vj, video jockey di Davide Zucco iniziavano a riempire di immagini caleidoscopiche e suoni amplificati le sale. In assonanza con i suoi dipinti ad acrilico e pennarelli argento e nero e le sue storie mediate dai modi dei fumetti che saturano grandi carte con un’esuberanza decorativa di segni ideografici e simboli, di scritte spaesanti HellValentina_Ferrarese_uomodel (inferno) e Devil (diavolo) e di umanoidi. Intimità, confidenze, operazioni private come il depilarsi o il restare a coccolare un pensiero segreto, sono le attitudini delle ragazze che riflettono il loro mondo domestico all’esterno negli oli su tela di Elisa Rossi, evocativi mix di poesia del reale e suggestione della memoria, come in antiche foto dai toni seppia. Tagli singolari, iperrealismo descrittivo alternato a passaggi sfumati, densa intensità emotiva degli episodi danno al figurativismo un tratto singolarmente innovativo.
Dagli interni domestici si passa agli esterni di città che si manifestano attraverso i vissuti di abitanti invitati da Valentina Ferrarese a fare un giro gratis in taxi in cambio di un racconto. Il suo programma One day free taxi si compone di una serie di video reports realizzati a Plovdig (Bulgaria) e a Berlino ed è parte del progetto radio Tunablecities che indaga sull’idea di confine e sulle forme che assume nella società contemporanea. Una voce narra l’io, quello stesso io che si rapporta con il mondo perDavide_Zucco_LoveStory mezzo del corpo. Superarne il limite fisico diventa l’intento di Sebastiano Zanetti. “Mi approprio dell’immagine di un treno, metafora dello spostamento, della velocità, per mezzo del mio tag, elaborazione grafica della mia firma che, stilisticamente personale e riconoscibile, diventa simbolo che riporta alla mia persona. E’ un modo” continua l’artista “di lasciare traccia dando nuove possibilità al corpo”. La partenza è il graffitismo, i suoi tags invadono i muri che costeggiano le linee ferroviarie, ma il contesto urbano sparisce nell’immagine fotografica delle sue scarpe da ginnastica appese ad un filo. L’oggetto diventa soggetto. Nei ghetti newyorkesi negli anni ‘60/’70 le scarpe sospese delimitavano un territorio, quelle di Zanetti, sullo sfondo del cielo, aprono nuove possibilità, rimetendo in gioco nuovi valori.

myriam zerbi
mostra visitata il 4 dicembre 2003


Non sono in casa
Fondazione Bevilacqua La Masa
Palazzetto Tito Dorsoduro 2826 (vicino a campo San Barnaba)
tutti i gg 11-17. chiuso mart.
Informazioni 0415207799
a cura di Guido Comis
www.bevilacqualamasa.it


[exibart]

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