27 febbraio 2006

fino al 21.V.2006 Venezia 1948-1986: la scena dell’arte Venezia, Collezione Peggy Guggenheim

 
Cosa pensa dell’arte contemporanea lo stranito Alberto Sordi immortalato nel 1958 dietro al Nudo di Viani? Più di 150 fotografie raccontano le Biennali di Venezia. Dal dopoguerra agli Anni Ottanta. E ci sono tutti. A partire da Matisse, che rifila il papier découpé...

di

La storia della Biennale di Venezia, dal dopoguerra agli anni Ottanta, si srotola in bianco e nero nelle salette del Guggenheim. I protagonisti dell’arte di mezzo secolo mostrano il loro vero volto attraverso gli scatti fotografici dell’agenzia Cameraphoto, destinati a riviste come Times, Life o Epoca, acquistati di recente dall’Archivioarte Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. La liason tra le due istituzioni è retta dalla curatela di Luca Massimo Barbero, che ha selezionato tra gli oltre 12 mila negativi le immagini con cui costruire una storia visiva ghiotta e voyeurista, confluita e ampliata nel curato catalogo dalla copertina argento vintage, utile come repertorio di immagini e di storia del costume.
La mostra, inscatolata tra pareti in colori primari e pannellature specchianti leggermente anamorfiche, percorre una storia visiva che ci ricorda come l’aggiornamento artistico dagli anni Cinquanta a quelli della contestazione ebbe come sede privilegiata proprio la manifestazione di Venezia, archetipa di tutte le biennali.
Se ad inaugurare un accumulo quasi cinematografico di immagini è il decano Matisse, concentrato nel ritagliare le sue carte colorate, subito seguono Rodolfo Pallucchini (allora segretario della Biennale), intento a convincere Picasso a partecipare finalmente all’edizione del ’48; e una sempre elegante Palma Bucarelli, direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma, mentori di un aggiornamento artistico che rimediasse al gap culturale calato in Italia con la guerra e l’oscurantismo fascista.
Di lì è tutto un divertissement giocato sulla sorpresa. Salvador Dalì sornione su una gondola, col sopracciglio spiritato; Mathieu che dipinge La battaglia di Lepanto alla galleria del Cavallino nel ’59; gli americani capeggiati da Robert Rauschenberg che sbarcano in laguna la pop-art negli anni Sessanta; e Leo Castelli che parla con Roy Lichtenstein.
XXXVIII Biennale di Venezia 1978. Gino De Dominicis allestisce Senza titolo del 1969-70 - Archivioarte Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
Come piccoli tuffi nella nostalgia, altre immagini ritraggono gli innamorati Paola Pitagora e Renato Mambor al tempo della Scuola di Piazza del Popolo; Pino Pascali col foulard annodato al collo (morirà pochi mesi dopo l’inaugurazione della biennale del ’68); Gino De Dominicis con sigaretta in bocca che sistema lo scheletro coi pattini (Senza titolo, 1969-70). Dieci anni dopo, Harald Szeemann ritratto negli uffici dell’istituzione.
Alcune modelle, inviate dalle riviste per motivi redazionali, passeggiano e interagiscono con le opere, contribuendo ad aggiungere eccentricità ai set: capita così che pure il rigoroso Alberto Giacometti si ritrovi in un sospeso tête-à-tête con una sciantosa ragazza bionda; o che una signorina-grandi-firme si accosti in posa a vagliare un’opera di Fontana. A rubare la scena all’arte non sono solo scalpori e novità esterofile, ci sono anche i veneziani veri: il bambino in sandaletti e il prete con la tonaca tra i dipinti di Vedova, la bambina esposta da De Dominicis al posto del ragazzo down (l’opera Seconda soluzione di immortalità) dopo lo scandalo e la denuncia all’inaugurazione del 1972.
Dalla “biennale poliziotta” del Sessantotto, con le guardie che marciano compatte verso i manifestanti, alle costruzioni di Mario Ceroli; dalla giga-palla di carta di Pistoletto (La palla, 1966) a Julio Le Parc e Vito Acconci. Anche le stanze degli anni Settanta scorrono veloci, terminando con una grande stampa a colori che il 10 giugno 1972 riprende piazza san Marco gremita dalla folla in attesa dell’happening del Mass Moving belga: la liberazione di 10 mila disgraziate farfalle (per la maggior parte defunte a causa di una troppo lunga permanenza nei teloni).

articoli correlati
Informale. Dubuffet e l’arte europea a Modena
Pino Pascali, mostra a Polignano a Mare

stefania portinari
mostra visitata il 4 gennaio 2006


Venezia 1948-1986: la scena dell’arte
Venezia, Collezione Peggy Guggenheim, Palazzo Venier dei Leoni, 701 Dorsoduro – a cura di Luca Massimo Barbero, organizzata da Collezione Peggy Guggenheim e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena- info: tel. 041.2405404
www.guggenheim-venice.it  – info@guggenheim-venice.it
prenotazione gruppi: tel. 041.2405411 – attività didattiche e visite guidate: tel 041.2405401 – orario: 10.00-18.00; chiuso martedì
ingresso: euro 10; euro 8 senior oltre 65 anni; euro 5 studenti; gratuito 0-12 anni. Il biglietto dà diritto alla visita di mostra, collezione permanente, Collezione Mattioli, Giardino Sculture Nasher.
(come arrivare: da piazzale Roma-ferrovia: vaporetto linea 82 o linea 1, fermata Accademia)
catalogo Skira – Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, con testi di L.M. Barbero e S. Salvagnini, edizione italiana e inglese, 336 pagine, 900 foto b/n, cartonato, € 52,00.


[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui