19 marzo 2012

fino al 23.III.2012 Dario Lazzaretto Venezia, A + A

 
Mille Scratches, una tecno-foresta e una conchiglia con ridondanze evocative. Un percorso fatto di fuorvianti fenomeni percettivi.Il tutto mixando Sound Art e un viaggio in Giappone -

di

Al 3073 di Calle Malipiero, inserito nella vitale scena dell’arte contemporanea veneziana – che va dalla Biennale alla collezione Pinault, all’Accademia fino alle gallerie private – ha sede un centro espositivo no-profit dedito a sperimentazioni artistiche dal forte accento curatoriale: luogo ideale per la sound art di Dario Lazzaretto (Padova, 1975). All’inaugurazione, sollecitato a prendere parte attivamente, il pubblico segue un allestimento di tre lavori inseriti in un coerente percorso unitario dalla curatrice Elena Squizzato.
Nella prima sala sulla calle, ha luogo “Sound of thousand scratches”, un’installazione performativa dove agli scratches, rumori e fruscii di fondo, l’inattesa caduta di fogli appallottolati genera eventi collegati da un insondabile legame. Il corto circuito percettivo che ne scaturisce stimola lo spettatore a proseguire con l’installazione multimediale “Whispering wood”: un rassicurante cinguettio si diffonde nella penombra di un “sacro bosco”, sagome di alberi in faesite, per un ancestrale richiamo alla natura. Sensazioni che, come in un fil rouge, ritornano nella scultura-conchiglia “Memory”, in cui un pulsante rosso, se premuto, fa riecheggiare un sonoro in cui al verso stridulo dei gabbiani fa da controcanto il ritmo incessante delle onde.

A questa prima parte “sensoriale”, gli spazi al secondo piano introducono a una lettura degli eventi performativi. Nella terza sala un video mostra Lazzaretto all’opera, ma è necessario un successivo passaggio per la comprensione del percorso: dalla soglia dell’ultimo ambiente l’artista, di spalle, crea work in progress i disegni a china lanciandoli poi nel vuoto della prima sala. Con un loop di sette secondi, una fotocellula segnala a Lazzaretto la presenza del pubblico facendo girare delle setole che, graffiando la carta, producono gli scratches.
Dal titolo dell’esposizione, un’ulteriore chiave interpretativa: “Wysiwyg” (acronimo informatico dall’inglese “What You See Is What You Get”, ovvero “quello che vedi è quello che è”) viene opportunamente mutato da Lazzaretto in “Wysinwyg” (“quello che vedi non è quello che è”). Se gli alberi di “Whispering wood” sembrano rassicuranti, a un’occhiata più attenta si rivelano inquientanti grattacieli finestrati e il cinguettio altro non è che un suono artificiale, come enunciato dal video a supporto dell’installazione: “the / sound / signal / of / danger / for / blind / people / in / Tokyo’s / subway / stations /are / elettronic / bird’s / singing”. Anche lo sciabordio delle onde di “Memory”, in un continuo gioco di illusione sonora, è in realtà un effetto della voce di Lazzaretto.
Tutto ciò fino all’ “irruzione” del prossimo artista, tra le installazioni di Lazzaretto, che darà vita ad un’altra storia…
 
enrico padovani
mostra visitata il 7 marzo 2012
 
 

dal 7 marzo al 20 marzo 2012
Dario Lazzaretto – Wysinwyg. What You See Is Not What You Get
a cura di Elena Squizzato
A + A – Centro Espositivo Sloveno
Calle Malipiero 3073 (San Marco) – 30124 Venezia
Orario: da martedì a sabato 11-14/15-18
Info: tel. e fax +39 041 2770466 –
info@aplusa.itwww.dariolazzaretto.it

[exibart]

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