21 ottobre 2003

fino al 30.X.2003 Italian Factory Venezia, Istituto di S. Maria della Pietà

 
Pubblicizzata sulle riviste d’arte e discussa nei salotti intellettuali. La mostra-tormentone di Alessandro Riva, l’Italian Factory, approda a Venezia, Strasburgo e Torino. Una selezione plurale di artisti. Forse troppo...

di

L’ultima fatica di Alessandro Riva si chiama Italian Factory, ovvero il marchio con cui il noto critico promuove un gruppo di giovani artisti italiani, che affrontano tematiche attuali attraverso un linguaggio insieme tradizionale e contemporaneo.
L’apprezzabile sforzo di lanciare la nuova arte nostrana si è concretizzato in una duplice esposizione: a Strasburgo, in occasione del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, e a Venezia, nell’ambito della 50ma Biennale. Con una appendice a Torino, in questi giorni di autunno.
Abbiamo visitato la tappa veneziana della mostra e siamo rimasti disorientati dalla babele delle opere esposte, che declinano in modo strettamente personale il comune richiamo al passato. Per alcuni artisti, tra cui Marco Cornini e Paolo Schmidlin, Paolo Schmidlin questo legame si esprime nel recupero di materiali tradizionali per rappresentare donne e uomini d’oggi, alla prese con turbamenti e illusioni che anche noi conosciamo bene. Ma, al di là del comune ricorso alla terracotta, le opere di Cornini e di Schmidlin non potrebbero essere più differenti. Se il primo si avvale sapientemente di diversi tipi di terrecotte, senza mai ricorrere al pennello, per realizzare piccole istallazioni che ricostruiscono ambienti intimi e domestici, il secondo attinge generosamente alla tavolozza, per realizzare sculture iperrealiste che attestano un giudizio poco conciliante sulla vanitas femminile.
Un altro esempio di magmaticità dell’Italian Factory è costituito dal filone dei paesaggi urbani, dove la stessa tematica viene trattata con stili e atteggiamenti differenti. Confrontando i paesaggi newyorchesi di Aldo Damioli, che riprende il vedutismo settecentesco ironizzando però sul mito della metropoli americana, con i quadri di Paolo Fiorentino, che invece riduce all’anonimato le città raffigurandone solo la struttura essenziale, è difficile trovare filo conduttori.
Italian FactoryLo stesso dicasi di Chiara e di Paolo Leonardo, che si sono riappropriati entrambi del mondo della pubblicità: ma se l’una, autoritraendosi con la macchina fotografica in pose da vamp anni ’60 e lanciando una linea di accessori ‘griffati’, intende fare un omaggio benevolmente scherzoso al pop, l’altro si riappropria dei manifesti pubblicitari e li rielabora pittoricamente scarnificando progressivamente la figura e sporcando, come un adepto rotelliano, l’originaria immagine patinata.
Dunque alcune complicazioni emergono nel tentativo di individuare linguaggi paragonabili all’interno della Factory. L’operazione rischia di travolgere il visitatore con una molteplicità di stimoli che si gestiscono a fatica.

articolicorrelati
Italiani a Venezia

silvia margaroli
mostra visitata il 30 agosto 2003


Italian Factory
Istituto di S. Maria della Pietà
(fermata vaporetto: S. Zaccaria)
tutti i gg. 10-19; chiuso lun. Ingresso: intero € 2,50.
Catalogo: Italian Factory. La nuova scena artistica italiana, a cura di Alessandro Riva, Electa, Milano 2003.
Per informazioni: Adelaide Corbetta, tel. 02 36517480, e.mail adi@corbetta.org
www.italianfactory.org


[exibart]

8 Commenti

  1. cara Silvia Margaroli, scusami una piccola critica.
    non è mia intenzione difendere “Italian Factory” ma non vedo perché una mostra non deve andare bene anche se ci sono artisti diversi tra di loro. Cosa vorresti , che in Italia tutti facciano le stesse cose?
    il probleme è che invece la mostra è all’opposto fin troppo omogenea dato si tratta di una mostra di “scuderia”: Riva ha invitato solo gli artisti che lavorano con lui, lasciandone fuori molti altri, in effetti tralasciando la pittura meno convenzionale.
    Comunque così fan tutti,Riva porta avanti coerentemente la sua linea e d’altronde è stato lui stesso a teorizzare un ritorno alla pittura di genere, affari suoi.Tra un “conservatore” come lui e il caos delle Utopie alla vicina Biennale spero di non dover scegliere.

  2. La mostra non mi è piaciuta per niente:

    -se Riva invita la SUA scuderia (scelta obsoleta) non si può fregiare del nome “Italian”
    -se è italiana perchè usiamo l’inglese??? Complessi di inferiorità???..La Fattoria di Riva è il titolo esatto.
    -pittura noiosetta,sculture noisette, mentre l’install. non mi è proprio piaciuta…la cosa più interessante era tentare di rubare gli schermi LCD per farne miglior uso…vista la mancanza di guardiania(!!!!!)

  3. Un brutto servizio fatto all’italia artistica intera.
    Già all’estero non conoscono la giovane arte italiana, ma se poi gli mostriamo la peggiore faccia della medaglia. Meglio dimenticare!

  4. “obsolete”, “noiosette”… ma chi vi ha insegnato a guardare le opere arte??? forse nessuno, perché non le si guarda più, si giudica il loro grado di (presunta) “attualità” rispetto al presente! il fatto è che l’Italia è piena di pecoroni conformisti, che stanno dietro a quelli che credono più “in” al momento… salvo poi ricredersi dieci o vent’anni dopo!!!!! (vedi chia, paladino etc… considerati molto “obsoleti” all’inizio…)
    se questo è il gusto medio dei visitatori di mostre oggi, ve la meritate eccome la Biennale der Bonami!!

  5. Enrico Morsiani chi? Quello che intasa le caselle e-mail di tutto il mondo dell’arte con le sue elucubrazioni concettuali che nessuno vuole? Ahi ahi, signor Morsiani… brutta bestia l’invidia…

  6. Carissimo, io ho il coraggio di lasciare nome cognome e città tu invece hai paura di qualcosa. La mostra rimane scarsa e non invidio parteciparvi…con questo non intendo offendere Riva e nessun altro. Per le e-mail hai ragione, ma non intaso nessuno.

  7. ho visto l’ultima mostra di italian factory alla promotrice di torino,
    ragazzi è una delle piu belle mostre che abbia mai visto.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui