04 novembre 2002

fino al 9.XI.2002 Umane figure Venezia, Palazzetto Tito

 
Alessandro Bedin, Jasmina Cibic e Verena Fanny Traush. Sono i tre giovani artisti protagonisti di questa mostra, in cui ci si confronta sul tema del rapporto tra forma e concetto. E a latere un lavoro collettivo…

di

Si tratta della mostra dedicata agli assegnatari delle borse di studio che la Fondazione Bevilacqua La Masa ha consegnato in occasione dell’omonima Collettiva per il 2002.
L’esposizione denuncia il progressivo ed inesorabile allontanarsi dell’espressione artistica dal “confine materico ed intellettuale della forma” a favore di forti Verena Fanny Trausch Album di famiglia 1967-1985caratterizzazioni concettuali, e proprio questa attitudine comune ai tre premiati ha suggerito al curatore Stefano Coletto il titolo della mostra. “Umane figure” dunque, non più “figure umane” – termine di antica memoria se rapportato alla contemporaneità dell’arte: non rappresentazione ma espressione concettuale. La comunicazione di significati legata alle possibilità espressive d’inconsueti significanti (Jasmina Cibic si serve delle cartelle cliniche, raccolte da innumerevoli esami sul proprio corpo, per dare la giusta attenzione al solo “oggetto” che il nostro ossessivo desiderio di conoscenza non si cura di analizzare), la provocazione insita in situazioni, volti e corpi nascosti (nelle fotografie e nelle sculture di Alessandro Bedin il visitatore vede una piccola porzione d’immagine ed è costretto a ricostruire – nelle fotografie – o a perlustrare – nelle sculture – quella realtà che l’opera mostra solo parzialmente) e l’impossibilità di solcare i confini individuali per aderire all’altro (le immagini volutamente e inevitabilmente parziali di Verena Fanny Trausch, pur colte nella banale spontaneità della vita d’ogni giorno, esprimono l’impenetrabile solitudine individuale) sono tutte esperienze conoscitive legate da una stessa indagine sulla condizione umana.
Foto, installazioni, sculture e dipinti si dispongono nelle sale del prezioso Palazzetto Tito come Jasmina Cibic Body parts testimonianza delle infinite possibilità espressive del “concettuale”: termine abusato, forse, ma adatto, nell’assenza di confini a cui rimanda, ad aggettivare opere in cui il valore primario è offerto dalla dimensione mentale della figura.
È il caso degli “indumenti” di Jasmina Cibic, degli “spiragli” di Alessandro Bedin, dell”Album di famiglia” di Verena Fanny Trausch, ma anche di “Passaporta”: lavoro (a latere) di Mara Ambrozic, Jasmina Cibic, Mary Favaretto e Meta Grgurevic. Un video e un’installazione performativa (il giorno dell’inaugurazione le giovani artiste distribuivano bottiglie di latte, simbolicamente marchiate, ai visitatori) dove gli oggetti necessari per viaggiare sono ordinatamente e asetticamente allineati su un lato del pavimento. Tra gli oggetti spicca un passaporto sui generis che presenta le componenti il gruppo e alcuni loro lavori. Dunque, come recita l’incipit di “Passaporta” …il viaggio sta per cominciare…”

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caterina de march
visitata il 19 ottobre 2002


Umane figure
Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa, Palazzetto Tito, San Barnaba 2826.
Apertura: dal 18 ottobre al 9 novembre 2002
Info: Fondazione Bevilacqua la Masa, tel. 041 5208879 – 041 5807797
Orari: tutti i giorni, escluso il martedì dalle 15.00 alle 19.00; ingresso libero
Mostra a cura di Stefano Coletto.
info@bevilacqualamasa.it


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1 commento

  1. due o tre cose. si tratta ovviamente della prima esposizione del dopo barbero, credo, in occasione della prossima collettiva. occhio e croce la mostra curata da stefano è molto equilibrata, anche in relazione ad altre collettive fatte nello stesso spazio. i lavori però risentono, a mio avviso, della presenza troppo forte dei direttori di cattedra dell’accademia. questo sia stefano che caterina non potevano saperlo. comunque gli abiti di Jasmina Cibic derivano dalla cattedra di decorazione della prof. piergallini. da anni fa sviluppare a vari studenti lo stesso tema.
    verena è della cattedra di diraco. ricordiamoci al volo i pezzi di elizabeta kojian, stessa cattedra. ecc, eccetera.
    il senso quindi di questo intervento è capire la reale originalità, non interessa in questa sede il nuovo, dei pezzi presentati sia qui che nelle varie colletive. la nostra preoccupazione, e qui chiudiamo, è capire se tali selezioni non sono altro che una sorta di premio annuale al lavoro dei docenti in accademia oppure una vera presentazione della ricerca contemporanea veneziana. non si ricordano più, purtroppo, i vecchi vincitori. dove sono finiti, come hanno continuato se hanno continuato. oramai, e ne abbiamo viste di blm, sembra un riproponimento, attraverso probabili brogli interni, del percorso individuale all’interno dell’accademia dove il veicolo è il giovane studente ma il premio in realtà va alla cattedra.
    speriamo che con la nuova presidenza si possa fare in modo che la annuale collettiva e mostre successive siano inseribili in un panorama ampio e non relegate all’ambito prettamente locale come concorso o mostra di fine corso dell’aabb di venezia.

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