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Viaggi straordinari. Giovanni Gaggia, dal mondo alla libreria
Viaggi
Il viaggio spesso scandisce le tappe più significative della mia vita: tracce indelebili che segnano momenti di non ritorno, azioni esistenziali e irreversibili. Almeno, quelle che vale la pena raccontare. Visioni eccezionali che restano dentro e si portano via. A mio avviso, il senso sta più nel ritornare che nel partire o nell’andare. È una sorta di costellazione che si compone nel tempo: stelle che unisco mano a mano e che disegnano la mia via. Al centro, una brilla più delle altre: per me, è la casa.

La libreria del mio studio custodisce in parte quei percorsi: un cielo-terra che contiene l’archivio dei ricordi. In basso a destra trovano posto le guide, quelle che non uso più ma che ogni tanto sfoglio senza leggerle, solo per il piacere di muovere le pagine. Nei ripiani superiori, dopo le monografie, ci sono gli album fotografici. Fino ai primi anni 2000 stampavo le foto più significative e le incollavo dentro le riviste che mi piacevano, sostituendo le immagini originali con le mie, giocando con i titoli, inserendo biglietti di treni, concerti… o del circo – che, per ragioni legate alla mia infanzia, accompagna ancora oggi il mio cammino di uomo. Che non sia proprio in quel tipo di nomadismo il vero senso del viaggiatore? In quell’angolo di libreria c’è il viaggio che segna un’epoca, il viaggio come stile di vita, e anche il viaggio che vorrei realizzare da sempre. Sfilo il volume della prima edizione del ’97 (la mia è del 2000) – Paesi – Portogallo. È da un po’ che non lo apro. In prima pagina, annotati a penna, gli orari dei treni: probabilmente quelli che prendemmo per muoverci da Lisbona verso Faro, facendo varie tappe (non è fondamentale citarle). Ciò che mi preme è il modo con cui ci si muoveva. Senza prenotazioni – forse allora non era nemmeno abitudine – con solo la guida in tasca. Ricordo che atterrammo a Lisbona e prendemmo un taxi per raggiungere un ostello. Ero in compagnia della mia fidanzata storica, che oggi, in modo diverso, fa parte della mia famiglia allargata e arcobaleno.

Mi diverte che l’autore del libro, Marco Moretti, lo dedichi a Marcella – la migliore compagna di viaggio. Anche nella mia vita c’è una Marcella con cui condivido trasferte: in genere d’arte, tra fiere e biennali (spesso di una noia mortale). Con lei ci dedichiamo a tour enogastronomici, alla ricerca del piccolo e del vero. Apro – anzi, riapro – la guida alle pagine 108 e 109: la mappa di Lisbona centro, con luoghi segnati a penna e un asterisco accanto a RUA – ANDARE – CORVO OSTELLO.
Chissà se era davvero così. Scrivo malissimo, nemmeno io riesco a leggere la mia grafia. Comunque, la memoria mi soccorre. Una sola notte. Ricordi vaghi, ma poco importa. Ciò che conta è a pagina 121, dove una piccola mappa segna Pensao S. Filipe.
Sottolineati nella sezione “Dove alloggiare: economici”, trovo:
– Pensao Coimbra Madrid, Praça da Figueira 3, tel. 342.17.60 – doppie con e senza bagno, posizione centrale con vista su Rossio e città alta. Consigliata.
– Pensao Beira-MinHo, Praça da Figueira 6 (entrata dal fioraio), tel. 346.18.46.

Quella nota fu fondamentale. Passammo attraverso il fioraio, al piano zero di un palazzo. Superammo vasi, piante e fiori di ogni tipo, fino a trovare una scala. Salimmo al primo piano, dove trovammo la pensione e vi rimanemmo per qualche giorno. Con la guida in tasca scoprimmo gli angoli nascosti della città: i bar che arrostivano sarde sul retro, i vicoli, i punti panoramici. Quel libro era rispettata. Solo piccoli segni a penna per noi era quasi una reliquia. Tra le pagine: parole evidenziate, numeri di telefono.
Pagina 250: Algarve – Faro. Sottolineammo la Capela dos Ossos: “Nell’antico cimitero, è destinata agli amanti del macabro”. Io cercavo da sempre elementi legati al corpo, alle fragilità dell’esistenza.

E poi, annotazioni sparse: ancora pensioni, orari di treni, bus, navi. E infine, nell’ultima pagina, il cibo. Un elenco completo – suddiviso per città – di ciò che mangiammo. Questo è il mio livello zero. Non è “un viaggio”, ma il senso. Il come.
E poi Lipari: in bus da Tiburtina fino a Milazzo. Questa volta con Mattia, il mio compagno ancora oggi. Il luogo citato nella costellazione iniziale, oggi lo abitiamo insieme. Arrivammo in una dimora speciale, quella di un’amica cara. Una casa raggiungibile solo a piedi, autonoma energeticamente. Camminavamo per scendere al mare, attraversando scogliere a picco. Da lì guardavamo i tramonti su Salina. Ma non eravamo soli. Nell’unica abitazione vicina, sotto di noi, viveva un documentarista Rai. Si era fatto portare una panchina sul tetto e ogni sera saliva ad osservare il sole che calava e si commuoveva.


Potrei continuare a raccontare le mie stelle, fino ad arrivare all’oggi: Istanbul.
Adesso, per orientarci, usiamo spesso gli articoli online del Gambero Rosso. Ci aiutano a scoprire in poco tempo l’essenza dei luoghi. Poi proseguiamo da soli, cercando e ricercando, fino a scovare il mercato domenicale dell’antica Palazari, lontano dai flussi turistici. Un luogo speciale. Ne rimanemmo folgorati. Tra i tessuti antichi, riuscimmo a riportare un solo arazzo: ottomano, fondo blu, ricami oro, realizzato a mano. Ora campeggia nella stanza blu di Casa Sponge. Questa è la mia stella più luminosa. Qui, da giugno a settembre, aspetto prima le lucciole, poi i tramonti rosa, e infine i cieli stellati. Li osservo spesso, in silenzio. E lì ritrovo il senso della mia vita.


Casa Sponge, 15 luglio 2025
Chi è Giovanni Gaggia
Giovanni Gaggia è artista e fondatore di Casa Sponge, spazio d’accoglienza per artisti e viaggiatori. Partecipa a mostre personali, collettive, residenze e conferenze su temi sociali e politici. Nel 2021 Maretti editore pubblica Mauro Uliassi Incontra/meets Giovanni Gaggia e nel 2023 NFC Edizioni dedica a lui una special edition sul tema dell’incisività LGBTQIA+ nello sport.














