25 agosto 2025

Viaggi straordinari. Marco Strappato a Lanzarote

di

Nella rubrica Viaggi straordinari di exibart artisti e curatori raccontano esperienze fuori dal comune che li hanno portati a riflettere in modo inedito sul mondo e su se stessi. Una mappatura per vedere con occhi nuovi luoghi, ricerche, ispirazioni

lanzarote
Lanzarote, gennaio 2024 V, © Marco Strappato

Lanzarote mi si presenta all’improvviso dal finestrino dell’aereo come una lingua di lava che emerge dall’oceano. Un’isola nera, arida, lunare. Dall’alto, le case bianche si stagliano nette sul paesaggio vulcanico: sembrano piccole gemme disposte con cura, quasi a contrastare la severità della terra. Queste costruzioni, profondamente rispettose del contesto, creano un piacevole dialogo cromatico con il nero della lava e il blu del mare, restituendo un’immagine di ordine e armonia in un ambiente altrimenti selvaggio. Atterro e subito capisco che non sarà un semplice viaggio. All’aeroporto, una grande insegna recita: Lanzarote Reserva de la Biosfera. È il primo indizio di un pensiero assoluto che attraversa tutta l’isola: qui la natura non è solo scenario, ma compagna, guida e misura di ogni cosa. L’aeroporto stesso è stato in parte progettato da César Manrique, artista e architetto visionario che ha saputo immaginare un’armonia possibile tra ambiente e presenza umana.

Lanzarote, gennaio 2024 VI, © Marco Strappato

Fin dai primi passi, Lanzarote si rivela come un paesaggio mentale, uno spazio che richiede tempo, lentezza e uno sguardo attento. Le forme del vulcano, il vento che leviga ogni cosa, l’assenza apparente di vita, tutto rimanda a una dimensione primordiale e simbolica. Non c’è vegetazione lussureggiante, né scorci rassicuranti: tutto è essenziale, ridotto all’osso. Eppure, tra le rocce vulcaniche emergono specie resistenti come il cardoncello e la palma canaria, mentre le coltivazioni di vite, nate in piccoli crateri scavati nella lava, raccontano un’agricoltura coraggiosa e unica. Vaste distese di aloe, pianta simbolo dell’isola, si adattano con tenacia al clima arido.

lanzarote
Lanzarote, gennaio 2024 I, © Marco Strappato

Visito la Fundación César Manrique, nella casa costruita sopra cinque bolle vulcaniche: qui comprendo la forza del suo gesto. Non si tratta di decorazione, né di land art nel senso classico. Manrique ha saputo integrare architettura, natura e arte in un’unica visione. Ha scavato dentro la lava, abitato il magma, trasformato la materia dell’isola in un lessico personale e unico. Anche il Jameos del Agua ne è una prova: un centro culturale incastonato in una grotta lavica, dove una piscina bianca come un miraggio e un lago sotterraneo convivono con piccoli granchi albini, ciechi, come se anche la biologia fosse qui una forma di estetica. I centri d’arte dei CACT i Centros de Arte, Cultura y Turismo — non sono semplici attrazioni: sono dispositivi percettivi. Ogni luogo è stato immaginato per amplificare la relazione tra visitatore e paesaggio. Al Mirador del Río lo sguardo si apre verso La Graciosa, isola ancora più silenziosa, come un’eco lontana. Al Jardín de Cactus, tra pale verdi e spine, si coglie il paradosso di una vegetazione adattata alla resistenza. E al Timanfaya, tra i Montañas del Fuego, il suolo ancora caldo racconta di un’eruzione che non è mai finita davvero. Qui la terra è viva e respira.

Lanzarote, gennaio 2024 II, © Marco Strappato

Tutto è segno. Tutto è linguaggio. Le case bianche, spesso di uno o due piani, con infissi verdi o blu, si stagliano sulla pietra scura e sotto un cielo limpido, senza mai ostacolare lo sguardo verso l’orizzonte. Il verde è riservato a porte e finestre rivolte verso l’interno dell’isola, il blu a quelle affacciate sul mare: un codice cromatico semplice ma profondamente simbolico, che riflette un rapporto diretto con il paesaggio e i suoi elementi. Nessun cartellone pubblicitario, nessun edificio fuori scala: solo ad Arrecife, la capitale, svetta qualche costruzione più alta. Lanzarote è un raro esempio di coerenza estetica e visiva, nato da una visione insieme poetica e politica. Un’isola che ha saputo resistere alla devastazione turistica grazie all’influenza di un artista e a un’idea: che bellezza, ecologia e cultura possano convivere.

Lanzarote, gennaio 2024 IV, © Marco Strappato

E poi ci sono gli spazi vuoti. I silenzi. Le strade che attraversano chilometri di lava senza incontrare nulla. Camminare a Lanzarote è un atto di ascolto. Le escursioni nei paesaggi di Yaiza o intorno al vulcano La Corona, le salite tra le colate pietrificate, il rumore del vento che fischia tra le pietre. Anche l’attività fisica diventa una forma di relazione con il paesaggio, una pratica di attenzione. In un luogo così radicale, ogni gesto assume significato. Sedersi a osservare la linea del mare, toccare la sabbia nera, entrare in una cava abbandonata o in un centro culturale: tutto partecipa a un’estetica del limite. Per me, artista, Lanzarote è diventata non solo meta, ma metodo. Un modello possibile di come arte, natura e società possano costruire insieme un immaginario.

Lanzarote, gennaio 2024 III, © Marco Strappato

Il mio viaggio a Lanzarote è stato, in fondo, un ritorno all’origine. Non all’origine personale, ma a un’origine del vedere. Come se l’isola avesse scarnificato tutto ciò che è superfluo, lasciando solo ciò che conta: luce, materia, forma, tempo. E un’idea semplice e radicale: che l’arte può essere un gesto ecologico, e l’ecologia può essere una forma d’arte.

Chi è Marco Strappato

Marco Strappato (Porto San Giorgio, 1982) vive e lavora a Milano. Ha conseguito la Laurea Magistrale al Royal College of Art London, una Laurea Triennale all’Accademia di Belle Arti di Brera e una all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Il suo lavoro è impegnato in un’urgente rivalutazione della comprensione contemporanea della produzione e della distribuzione delle immagini, attraverso una pratica multidisciplinare che coinvolge collage, video, fotografia e installazione. Strappato utilizza soprattutto immagini di paesaggi, come gli sfondi dei desktop (strettamente legati all’idea di desiderio e di evasione). Queste immagini possono essere utilizzate per comprendere l’esperienza estetica nella contemporaneità, tra i discorsi retorici sull’autentico e l’inautentico, l’esotico e il familiare, l’artificiale e il naturale. Ha esposto in diversi spazi istituzionali, inclusi: 16a Quadriennale Rome, MAMbo – Museo d’Arte Moderna Bologna, MAXXI . Museo Nazionale del XXI secolo Rome, American Academy in Rome, Royal College of Art London, Victoria Art Center Bucharest, Palazzo della Permanente Milan, Centro Pecci Prato, Macro Museo d’Arte Contemporanea Rome, Prague Biennale 5, Galleria Nazionale delle Marche Urbino, Galleria Civica di Arte Contemporanea “Osvaldo Licini” Ascoli Piceno, Fondazione del Monte Bologna.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui