Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La questione del potere di Facebook di limitare la libertà di espressione degli utenti è al centro di una battaglia legale che ormai dura da un anno e che venerdì è passata ora a un tribunale di Parigi. La storia? Nel 2011, una insegnante francese ha citato in giudizio il social media per aver chiuso il suo account dopo la pubblicazione di una fotografia del dipinto del 1866 di Gustave Courbet L’origine del mondo, la celeberrima rappresentazione realistica dei genitali di una donna.
La querelante, la maestra elementare Frédéric Durand-Baïssas, ha chiesto anche 20mila euro di risarcimento danni, per la perdita di centinaia di “amici” e di post precedenti.
Gli avvocati della difesa hanno sostenuto però che il querelante non aveva fornito prove che la chiusura dell’account era legato al dipinto, mentre Stéphane Cottineau, avvocato di Durand-Baïssas, ha affermato che la società “sta evitando qualsiasi dibattito sulla libertà di espressione e censura utilizzando cavilli legali”.
Questo è il punto: ancora una volta siamo di fronte a un caso dove non c’è nessuna “violazione” di libertà di parola o espressione, mentre FB si è appellata al fatto che l’account dell’insegnante era uno pseudonimo, che la causa andava fatto contro l’host web francese del social network e così via.
Ad ogni modo, nel 2015, Facebook ha cambiato la sua politica sulla nudità (declinando di dichiarare se fosse collegata a questa causa) e gli standard ora dicono: “Permettiamo anche fotografie di dipinti, sculture e altre opere d’arte che raffigurano figure nude”. Dove inizia l’arte e dove finisce la pornografia? Facebook si rifiuta di avere – ancora – idee chiare in merito. Intanto la sentenza del tribunale è prevista per il 15 marzo.
Fonte: Theartnewspaper