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Pochi giorni fa una storica decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha reso il matrimonio tra persone dello stesso sesso un diritto costituzionalmente garantito su tutto il territorio. Dire che il cammino per giungere a questa decisione è stato lungo è dir poco e purtroppo ancora molti Paesi del mondo non sono nemmeno vicini a questo risultato. Tra le tante difficoltà che il mondo LGBT ha dovuto superare, non mancano certo esempi di censura artistica.
Robert Mapplethorpe per esempio fu censurato decine di volte nella sua carriera. Nel 1989 doveva tenere un’importante retrospettiva alla Corcoran Gallery of Art a Washington, quando la mostra venne ritenuta pornografica perché vagamente omoerotica e, quindi, immediatamente cancellata. Ma non bisogna andare così indietro nel tempo per trovare esempi di pregiudizio, nel 2010 la Smithsonian’s National Portrait Gallery ha rimosso un video di David Wojnarowicz sulle responsabilità della Chiesa nella diffusione dell’AIDS. Non ha avuto maggior fortuna l’opera Our Lady di Alma Lopez, censurata dal Museum of International Folk Art di Santa Fe e in seguito anche in Irlanda e in California. Nel 2007 un lavoro di Andres Serrano, raffigurante una serie di atti sessuali, è stata vandalizzata mentre era esposta nella svedese Kulturen Gallery. L’artista all’epoca chiese di lasciare l’opera in mostra in quello stato – il visibile danno perpetuato avrebbe dato ancora più voce alla sua causa – ma il museo rifiutò. Queste storie e molte altre sono state all’inizio dell’anno al centro di un’esposizione del Leslie-Lohman Museum of Gay and Lesbian Art di New York. (Giulia Testa)