01 marzo 2001

Premio per la Giovane Arte Italiana: vincono Esposito e Galegati

 
Bruna Esposito-Stefania Galegati. Questi i nomi degli artisti prescelti ieri pomeriggio a Roma come vincitori del Premio per la Giovane Arte Italiana...


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Le vicende del Centro per le Arti Contemporanee di via Guido Reni sono ormai cosa nota – o forse no, considerata la assoluta mancanza anche di un ufficio stampa – e degli artisti presenti alla mostra Migrazioni si è parlato fin troppo, nel bene e nel male.
Quello che ci interessa oggi, a distanza di tre mesi dall’apertura della mostra e con quasi 4000 presenze registrate è il risultato finale, la scelta caduta su due dei quattordici artisti candidati: Bruna Esposito e Stefania Galegati, la prima designata dal pubblico, la seconda dalla Giuria Internazionale. Partiamo da quest’ultima: la scelta di Julio Medem, Ivo Mesquita e Yinka Shonibare, rappresentanti della giuria, è caduta sulla Galegati in quanto artista giovane e promettente, che “ha saputo con il suo piccolo samurai radioattivo realizzare un oggetto piccolo e pericoloso che emanava ed interpretava il tema di Migrazioni accomunando l’opera e il concetto”. Irreprensibile.
Stefania Galegati ha appena ventisette anni, e le sue opere sono fresche, ironiche e accattivanti. Mentre allestiva il suo samurai nei giorni precedenti al vernissage, già parlava delle ricerche appena iniziate a Milano, desiderosa di portarle avanti. E’ un’artista pronta a mettere in discussione sé stessa e la realtà che la circonda. Forse la sua è l’opera meno appariscente dell’intero complesso, ed è anche la tipica opera d’arte che si guarda e non si comprende, soprattutto senza alcun pannello didattico. E infatti il pubblico non l’ha votata. Fortunatamente ci ha pensato la giuria e, questa volta, lo diciamo senza sarcasmo. Passiamo adesso a Bruna Esposito: un vero e proprio trionfo, un’ovazione popolare. Non c’era scheda che non portasse il suo nome. Zaha Hadid, il progetto del CAC di RomaPer quale motivo? Semplice: la sua opera è esteticamente gradevole, ha in sé quel recupero della manualità, in particolare della grande tradizione del mosaico ravennate, che negli ultimi, difficilissimi tempi di video arte, net art, installazioni etc etc, è sicuramente gradito e in più, motivo determinante, è comprensibile. A tutti. Tutti i visitatori ne hanno compreso il tema, la poeticità e la realizzazione.
Non per niente le motivazioni per la preferenza riportate sulla scheda erano:

1) originalità e qualità dei mezzi espressivi che coinvolgono in modo attivo lo spettatore

2) la particolare aderenza al tema del concorso e la conseguente forza del comunicare e far riflettere

e ultima ma non ultima:
3) perché, pur trovandomi di fronte a fenomeni visivi a me estranei, questo lavoro fra tutti, è quello che più ha attratto la mia attenzione e mi invoglia a seguire più da vicino gli eventi artistici attuali.

L’Esposito le ha soddisfatte tutte e tre: l’opera è fatta bene (immaginate il tempo che ci è voluto per realizzare il mandala con semi e legumi appoggiati sul pavimento), ilStefania Galegati tema ha in sé una buona connotazione poetica e in ultimo, anche se nessuno ci avesse capito nulla, risulta comunque bella. L’opera ha dunque un buon grado di fruibilità.
Detto questo si potrebbe pensare che il resto dei voti sia andato ad opere a parete, come i quadri di Manetas o della Manzelli, o al lampadario dei Vedovamazzei. Sbagliato. Sono andati a Mario Airò e ad Alessandra Tesi, rispettivamente con Springandela e Danalys Plexxippus, due opere sicuramente di non facile lettura. Forse il pubblico italiano inizia a guardare avanti, a tentare di avvicinarsi anche a ciò che non è immediatamente palese e comprensibile. E soprattutto lo fa spontaneamente, senza che gli si fornisca una qualsiasi indicazione o chiave di lettura. Avete per caso notato pannelli esplicativi o brochure nelle sale della mostra? Ci sono solamente dei foglietti. Ma fortunatamente, sembra che stavolta siano bastati.
Una nota finale: la vincitrice del premio della giuria dalla soprintendente della Galleria nazionale d’arte moderna Sandra Pinto 35 milioni di lire mentre Bruna Esposito – vincitrice per il pubblico – avrà l’opportunità di esporre in una personale al Castel Sant’Elmo di Napoli.


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Paola Capata

6 Commenti

  1. Torno ora dalla premiazione. Bella festa, ottimo buffet e la Melandri impeccabile come sempre! Sollecitata da una provocazione di Laura Cherubini (critica d’arte e membro della giuria di selezione)ha difeso a spada tratta l’autonomia delle istituzioni culturali come la Biennale. Lo stato deve sostenere, ma non influenzare..Rosa Martinez, curatrice internazionale spagnola le ha detto: vorrei tanto avere una ministra come lei!!!

  2. Giovanna è stata paladina del nuovo rinascimento italiano. A partire dai 110mila posti di lavoro in più nel mondo della cultura in qua…
    Facciamo una petizione popolare affinché, che vinca la destra o che vinca la sinista, resti lei. Bene culturale essa stessa!
    Speriamo che rimanga sulla ‘poltrona’ altri cinque anni e che non si faccia influenzare in alcun modo dai boiardi di stato che ancora albergano nel suo ministero e che – ad esempio – non le consentono di far partire operativamente un centro d’arte contemporanea che ad oggi risulta in grado esclusivamente di organizzare ottime feste culinarie.

  3. Cara Gallerista,
    massimo interesse a seguire le attività della sua galleria anche grazie alla nostra redazione genovese.
    Una domanda: perché invece di piangere sul latte versato non ci ha mandato una mail con la comunicazione dell’inaugurazione?

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