02 aprile 2004

fino al 24.IV.2004 GAP – Giovani artisti pugliesi Bari, Sala Murat e sedi varie

 
Vestita a nuovo, torna la rassegna inaugurata tre anni fa nell’ambito di Art&Maggio. Un mix di nuovo e deja-vu, autocelebrazione della critica locale ed impegno ad integrare il contemporaneo. Nei suggestivi spazi storici del capoluogo pugliese. Tutti da visitare durante questo finesettimana…

di

Curata dal tris d’assi della critica femminile locale -Lia De Venere, Antonella Marino, Marilena Di Tursi– con la collaborazione dell’Accademia di di Bari, GAP – Giovani Artisti Pugliesi la dice lunga sul savoir faire del consulente per l’arte contemporanea del capoluogo pugliese, Ludovico Pratesi, il quale dopo fortunate iniziative di respiro internazionale, ha bonariamente ceduto il passo a chi gestisce le risorse creative di questa terra: docenti d’accademia e critici d’arte baresi. Così si è cercato di portare fuori dal “gap” i giovani artisti pugliesi, nelle parole delle curatrici “da intendersi anche nel suo significato di svantaggio e marginalità” del contemporaneo regionale. Dimenticando forse che Sarah Ciracì ha recentemente vinto il governativo Premio New York e che Giuseppe Gabellone è ormai nome consacrato agli onori internazionali.
Arte ironica, giocosa, solare, còlta ed evoluta, quella pugliese è ancora schiava di una forte connotazione campanilistica che rende ogni iniziativa autoctona chiusa un po’ su se stessa. È quello che anche questa mostra conferma.
Nella Sala Murat -l’algido contenitore recentemente arricchito dal wall drawing di Sol Lewitt– trovano spazio gli artisti d’accademia Alessandra Abbruzzese, Dario Agrimi, Domingo Bombini, Mirella Carella, Giuseppe Colonna, Giusi Pallara, Patrizia Piccinni, Gianluca Russo, Raffaele Fiorella, Michele Giangrande, Paolo Guido, Francesca Stramaglia, Giuseppe Teofilo e -non si sa perché- anche l’ascensore di Carella Mirella Michele De Francesco (un architetto performer) e “Una questione privata” di Christian Caliandro (intellettuale votato alla videoarte ispirata a Debord e raffinato ricamatore di immagini tratte da film cult riportate al pubblico secondo una narrazione nuova, intrigante e inquietante) già rivelatosi in ambito regionale in Delirio e in Led it be.
Tra i “veri” studenti segnaliamo Carella con “Parto”, 28 tavolette come diario di ricordi visivi, vibranti di vita e colore nelle pennellate tangibili ma raffreddate dalla riproducibilità seriale della stampa digitale; processo inverso rispetto alle digitopitture di Guido, moderno “doganiere” che strizza l’occhio ai manga giapponesi come ad una certa illustrazione per l’infanzia sovraccarica e kitsch; o i meno originali, ma tecnicamente ineccepibili, Giangrande (i suoi oggetti incerottati ricordano Gilmour), Teofilo (silhouettes a penna simil Bittente) e Stramaglia che seziona “un rinoceronte da passeggio” in fogli di plexiglas.
Ad interagire con i luoghi storici, nomi più o meno noti: Natascia Abbattista, Francesco Arena, Pierluca Cetera, Cristiano De Gaetano, Lucia Leuci, Maia Marinelli; Giuseppe Pinto, Carlo Schirinzi, Nicola Vinci.
Tralasciando proposte scialbe o meno integrate con le locations, intensa suggestione viene dagli eleganti polittici di Vinci, sospesi tra senso della morte e scaramanzia, nella cappella del Castello, il sito in cui Marinelli (reduce da New York) installa le testimonianze della performance Arazzo, opera concettuale un po’ contorta, metafora del potere e di un mondo multirazziale e multiculturale. Al Museo Diocesano le icone oblunghe di Cetera colloquiano iconograficamente con le danze medievaliBombini - Domingo dell’Apocalisse. Nel laboratorio di restauro di S. Francesco della Scarpa, l’eclettico Pinto mimetizza con l’antico una divertente animazione dell’icona di San Nicola che strizza l’occhio ai visitatori. Col Museo Storico Schirinzi fa interagire il video All’erta, che gioca sull’alternarsi di immagini da combact-film e pratiche del “prode soldato” (interpretato dall’autore), tragedia e farsa: impercettibile vi si sovrappone l’immagine di un cuore che batte o di uno schizzo di sangue.
Ma, appena fuori, occhio a borse e macchine fotografiche… l’auto truccata da volante della Polizia di Arena ci ricorda che siamo pur sempre a “Bari vecchia”, forse un esorcismo perché il centro storico acquisti presto nuova linfa. Rivitalizzato dall’arte.

giusy caroppo
mostra visitata il 27 marzo 2004


GAP – Giovani artisti pugliesi
fino al 24.IV.2004
A cura di Lia De Venere, Antonella Marino, Marilena Di Tursi
Bari, Sala Murat e centro storico
Orari:
– Sala Murat/Spazio Comunale per l’arte contemporanea 17.00/23.00 tutti i giorni.
Siti del centro storico:
-Palazzo Rinaldi/Museo Storico 9.30 /12.30 16/18 dal mercoledì a sabato 9.30/12.30
-Palazzo vescovile/Museo Diocesano giov.9.30/12.30 sabato 12.30/16.30 dom.9/12.30;
-Convento di S. Francesco alla Scarpa/Soprintendenza ai beni artistici e demoantropologici della Puglia 9.00/13.00 15.00/19.00 dom. chiuso;
-Palazzo Simi/Soprintendenza archeologica della Puglia 8.30/18.30 tutti i giorni;
-Convento di S.Teresa dei Maschi/Biblioteca De Gemmis 9.00/18.30 dom.chiuso;
-Castello Svevo/Soprintendenza ai beni architettonici e ambientali della Puglia 9.00/18.00 merc.chiuso;
– Plesso Santa Teresa dei Maschi/Dipartimento studi Classici e Cristiani 8.00/18.00 sab. e dom. chiuso;
Catalogo: edizioni Fondazione Segno, Pescara – euro 12,oo
Informazioni: tel. 338 7064624


[exibart]

9 Commenti

  1. In effetti, questo g.a.p. non fa altro che consolidare l’idea che ci sono dei v.i.p. dell’arte contemporanea pugliese: Gabellone, Ciracì, Grimaldi, Calignano, ma anche Presicce, Consiglio, Filomeno, Ligorio, ecc.
    Sono sempre imbarazzanti queste ricognizioni regionali, specie se ambiscono ad una visibilità nazionale, senza validi criteri di selezione.
    Un autocelebrazione della critica locale con tanto di nomi (delle stesse) sulla facciata della Sala Murat. Auguri!

  2. .. la solita cosa anni 80 fuori moda fingendo di esserlo! Le cose regionali vanno bene, ma queste sono state cose inguardabili e DAVVERO le stesse cose marino-venere da ANNI e ANNI.. basta!!!
    Fatto salvo qualcuno .. secondo me il vero problema al sud e’ della gente che gestisce un patrimonio come questo. Tre gallinelle della cattiva arte, cosi’ questi artisti invece di migliorare, essendo alcuni di loro talentuosi (sopratutto certo salentini, invece purtroppo essendo nato a Bari, i Baresi sono troppo assurdi!!!).

    Basta con il fashion.art! Pleaseeee!!!!! basta con la superficialita’ imperante! Basta con le cose di moda o le cose non di moda che vanno di modaaaa! Senso l’arte e sopratutto senso!
    SCHIFO!

  3. Vergogna!

    Il solito trito e ritrito barese.
    Ma che bello vedere delle autentiche copie di G.Toccafondo e M.Ryden. Ma credete che la gente non se ne accorga? E i nostri critici organizzatori? SI BEANO DELLA LORO SACCENTE PICCOLEZZA E DEI LORO NOMI SULLA FACCIATA DELLA SALA!
    Andate a studiare!!!!Ignoranti!

  4. Questa non è affatto una giusta ricognizione della giovane arte pugliese! Bensi una combricola di allievi ed ex dell’accademia (prevalentemente) di Bari, amici e simpatici alle tre curators.
    Quindi il nome più appropriato alla rassegna dovrebbe essere: MA..DI.VE che riprende le iniziali delle geniali curatrici e ironizza sul ruolo di prossime strar della critica barese!
    Mi spiace per la Marino che con corporarte sembrava aver intrapreso una buona linea curatoriale.
    Inoltre, più che premiare 3 dei ragazzi con una mostra alla gam di Bologna (inutile glorificazione) non era meglio una borsa di studio in qualche centro specilistico per le arti visive? Non dite: “non c’erano fondii”

  5. Credevo che exibart fosse un sito dove scrivessero solo cultori ed esperti d’arte, ed invece…
    Innanzitutto se in questa mostra vi sono epigoni è perchè ad esporre sono artisti emergenti (il titolo GAP non vi dice niente?!), molti dei quali sono ancora studenti alla’Accademia di Belle Arti e come tali ancora in ricerca, ignari del punto d’arrivo del loro percorso di crescita.
    Riguardo a Gabellone ci terrei a precisare che lui a Brindisi ci è solo nato, mentre la sua preparazione si è svolta a Milano, città che gli ha consentito di raggiungere la fama.
    Ancora, vorrei chiarire che obiettivo di questa mostra è smuovere il sistema dell’arte a Bari, facendo emergere i suoi talenti. Certo, invitare ad esporre artisti famosi è molto favorevole, ma non basta!
    Consiglierei di approfondire le conoscenze sui grandi Toccafondo, Ryden e Bittente, che risultano alquanto scarse e infine di sostenere le tre critiche De Venere, Di Tursi e Marino, che sebbene si adoperino enormemente per far crescere e diffondere l’arte dei giovani artisti pugliesi, si trovano a dover subire queste ingiuste e spicciole critiche.
    Auguro a tutti i “GAP” un grande in bocca al lupo!

  6. …Gabellone l’istituto d’arte l’ha frequentato nella sua città (ho anche conosciuto un suo ottimo docente)…
    …che poi si sia perfezionato a Brera e a Milano abbia trovato “la strada giusta” è un altro discorso. Le “location” delle installazioni sono individuate nei luoghi di origine legati ai suoi ricordi in cui è solito ritornare, caratterizzando il contesto con paesaggi o ambienti interni soprattutto pugliesi, quindi…
    E non rinnega asolutamente le sue origini: lo scorso anno è stato ospite di Pratesi in un incontro al Fortino dove, rompendo la sua innata timidezza, ha ampiamente descritto le modalità del proprio “fare arte” e il suo attaccamento alla terra d’origine, sebbene abia fatto altre scelte di vita.

    Comunque è proprio il discorso del termine GAP che non va…mi dispiace che non si sia colto questo!
    Per il resto, l’iniziativa è comunque stata recensita positivamente e non capisco il perchè di tanto “chiasso”…perchè si è detto “quello che tutti pensano e nessuno dice”?
    Beh, per fortuna Exibart è una testata libera e tra l’altro sceglie accurtamente i propri collaboratori…vai su http://www.ecletticaweb.it/delirio: questa è la mia ultima iniziativa. Questi sono i fatti…tutto il resto (le polemiche sterili)è noia!

  7. Premetto: non ho visto la mostra e non so se andrò a vederla, ma mi permetto di dire che non serve indicare le proprie referenze per attestare un’eventuale credibilità. Se si è degni collaboratori lo si dimostra.
    Comunque è vero che la recensione della mostra tutto sommato non era eccessivamente negativa, ed è verissimo che la giovane arte pugliese sta diventando sempre più schiava di un sistema critico-curatoriale quanto mai provinciale e non degno di seguire le giovani menti. E ancora di più manca chi incoraggi, chi sappia dare consigli, chi stimoli, non chi influenzi, ma chi abbia davvero il dono dell’insegnamento e sappia farlo fruttare. E qui mi riferisco all’Accademia di Bari, comprese le sempiterne curatrici della mostra che, senza voler fare inutili pettogelezzi, mi hanno sempre dato l’impressione di andare avanti esclusivamente per la loro insanissima invidia e la loro sete di (vana)gloria.
    Ho deciso, avendo conosciuto l’ambiente ed avendone constatato troppi lati negativi, di farcela con le mie gambe.
    Vi scrive una ex-studentessa che ha ormai, per scelta, tagliato tutti i ponti con l’ambiente accademico ovattato e mal pensante. Mia opinione.

  8. scusate…mi sono accorta adesso che la mostra è già terminata, quindi non dovrò nemmeno fare “testa o croce” per decidere di andare a vederla o meno. Meno male 🙂

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