17 ottobre 2000

Il Walker Art Center commissiona tre nuove opere di net.art

 
Il Walker Art Center di Minneapolis arricchisce la sua sezione dedicata alla net.art con la commissione di tre nuovi web-projects…

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Il WAC (http://www.walkerart.org/gallery9/jerome/ ) annuncia in questi giorni il lancio della seconda parte del programma “Emerging artists/emergent medium”(reso possibile grazie ai generosi finanziamenti della Jerome Foundation) che comprenderà tre nuovi lavori destinati ad incrementare la già ricca sezione di net.art “Gallery 9”. Gli autori dei lavori commissionati sono 0100101110101101.org, Ochen K. e Diane Ludin, i cui progetti saranno presentati in rete a partire da questo mese e successivamente nella sede del museo di Minneapolis.

Gli 0100101110101101.org (http://www.0100101110101101.org) continuano il loro lavoro di critica al diritto d’autore con un progetto dal titolo significativo: “life_sharing” (anagramma di “file_sharing”). Il collettivo di “artivisti” bolognesi renderà visibile agli utenti della rete tutto il materiale presente sul proprio server: l’archivio, i progetti, i software e persino la corrispondenza privata. Un’applicazione radicale dell’open source che sfida apertamente il concetto di privacy ed invita ancora una volta alla riflessione sulle contraddizioni della proprietà intellettuale nell’era dell’infoware. Nella fase finale di “life_sharing” gli utenti potranno partecipare attivamente alla costruzione di un network mettendo a disposizione anch’essi tutto il contenuto del proprio computer. Il 15 febbraio 2001 gli 01 presenteranno ufficialmente il lavoro nella sede del WAC, ma il progetto dovrebbe essere fruibile sul sito già dal mese di ottobre.
Printutopia
Diane Ludin( http://www.thing.net/~diane/ )è un’artista che vive e lavora a Brooklyn ; il suo lavoro si intitola “Harvesting the Net: Memory Flesh” e indaga con amara ironia sull’ipotesi del commercio del genoma umano.
Il progetto della Ludin mira alla creazione di una forma di vita artificiale chiamata “Viroid” che ricerca e archivia tutto il materiale riguardante gli sviluppi della genetica disponibile sul Web. Il Viroid crescerà e acquisirà una fisionomia mutante man mano che la ricerca delle informazioni aumenterà e, attraverso una serie di fasi di trasformazione, il materiale raccolto genererà una sorta di “memoria visuale” della nostra carne “prima che tutte le nostre cellule vengano messe in vendita”.

Ochen K.( http://www.ochenk.com), artista di “casa” al Walker (vive e lavora a Minneapolis), presenta invece “Community”.
Si sente spesso dire che la cultura hi-tech e la cosiddetta invasione tecnologica subita dalla nostra società porti ad un distacco dalla componente umana e soprattutto sociale, visibile nella progressiva scomparsa delle comunità tradizionali. Se a questa situazione viene additato come rimedio, soprattutto dai politici, il ritorno alla famiglia, ai valori tradizionali e altri simili chiacchiere reazionarie, Ochen K. offre una strada di pensiero alternativa. “Community” si sforza di elaborare una nuova idea di comunità e di relazione sociale e incoraggia anche una profonda “comunità” con se stessi che è diversa dalla solitudine.

Valentina Tanni


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[exibart]

5 Commenti

  1. il termine “COMMISSIONA” potrebbe far pensare ad un prezzo !! Ma queste opere hanno un prezzo al momento in cui vengono commissionate da uno spazio pubblico o privato? Quanto può valere un opera di net.art? Di più di un opera di arte “tradizionale”, molto di piu? o molto di meno?

  2. Caro Alberto, la questione del valore commerciale delle opere di net.art è oggetto di discussione da molto tempo e tocca questioni talmente complesse che mi impediscono di trattarla in questa sede.Tuttavia, proprio perchè queste opere nella maggior parte dei casi NON vengono vendute, è più che giustificato il termine “commissione”. le istituzioni interessate infatti si limitano a finanziare la realizzazione dei progetti che in seguito hanno vita propria e finiscono negli hard disk di milioni di persone. c’è comunque anche chi tenta di venderle come un qualunque soprammobile tentando disperate imprese di copyright su qualcosa che nasce sull’idea di condivisione e che (tra l’altro) non permette di distinguere originale ed eventuali copie.
    Se comunque l’argomento ti interessa scrivimi, ti risponderò più dettagliatamente. Saluti Valentina

  3. La discussione mi sollecita una domanda: non sarà che la net art rischia di riuscire là dove i movimenti degli anni ’60 e ’70 sono falliti e cioé di liberare l’arte dai vincoli del mercato? E non era infatti anche questo uno degli scopi della land art, dell’arte concettuale, della Body Art?
    Ma, nello stesso tempo, mi chiedo: può esistere arte senza oggetto, senza monumentum?

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