01 febbraio 2001

Mark Napier Da Distorted Barbie a Feed

 
L'ultimo progetto di Mark Napier si chiama "Feed" e fa parte della recentissima commissione dello Sfmoma, ma sul sito "Potatoland" possiamo esplorare tutte le sue creazioni, dalla "Distorted Barbie" a "Visual Soup"…

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Mark Napier è un artista singolare. Una sensibilità da pittore unita ad un incredibile talento per la tecnologia lo rendono un personaggio estremamente complesso e stimolante. Il suo è uno dei pochissimi casi nel panorama della net.art in cui forma e contenuto si coniugano in maniera esplosiva. I suoi progetti sottendono una profonda conoscenza del Web e dei suoi meccanismi, sono ironici e provocatori, ma sono anche molto belli da guardare.
Napier si è diplomato BFA in Fine Arts presso il Rochester Institute of Technology e si è dedicato alla pittura per quasi dieci anni. Per mantenere sé stesso e la sua famiglia ha lavorato (e lavora tuttora) come programmatore, ma allo stesso tempo sperimenta un uso creativo e inedito delle tecnologie informatiche. Ecco come racconta la sua decisione di abbandonare la pittura tradizionale per la sperimentazione con i nuovi media:
“Ho avuto il primo accesso a Internet nel 1995 e ho messo alcuni dei miei dipinti sulla mia homepage. Poi ho capito che questo medium era completamente diverso e lontano dalla pittura. Già solo scannerizzando un’immagine cambiavo la sua natura, poi, naturalmente, potevo creare tutti gli effetti che volevo con il Photoshop, fino al punto di annullare il lavoro originale. Poche settimane dopo tolsi tutti i quadri dal mio sito e cominciai a giocare con l’HTML per vedere cosa avrei potuto farci. Non ho più dipinto dall’estate del 1995.”
Barbie
La manipolazione dell’HTML è alla base della maggior parte dei lavori di Napier. Le applicazioni che elabora sovvertono le normali procedure di navigazione e restituiscono all’utente un’esperienza del Web nuova e sorprendente. Il progetto che lo ha reso noto al grande pubblico è “Distorted Barbie”, lavoro ironico e dissacrante che si basava sulla distorsione di alcune immagini della bambola più famosa del mondo. La Barbie, icona della cultura popolare Usa, veniva trasformata e deformata, annullando così la sua proverbiale perfezione fino a renderla praticamente irriconoscibile. Il progetto di Napier scatenò le ire della Mattel che, con una rapida azione legale, lo costrinse a cambiarne il nome, che l’artista scelse di mutare in “Distorted $arbie”.
Ormai storica la sua “discarica digitale”, la “Digital Landfill”: «Un servizio gratuito che fornisce ai webmaster, ai surfer della rete e ai designer di siti Web un posto dove sbarazzarsi dell’indesiderata spazzatura digitale. Testi, appunti, dati obsoleti, Html inutilizzato e spam indesiderato possono essere qui depositati facilmente […]. Il compost virtuale così creato diventa una fertile e inesauribile fonte di idee per artisti e web designer». Il sito-discarica offre la possibilità di stoccare i propri documenti destinati al cestino e offrirli al pubblico riciclaggio. Guardando la sezione “view the digital landfill”, ci si trova davanti un collage impressionante di cifre binarie, stringhe di comando, script di ogni genere associati a immagini, banner e quant’altro. Napier li chaima “detriti” e li mostra attraverso un particolare effetto di sovrapposizione che simula una vera e propria “stratificazione” della spazzatura digitale.

Due esperienze di navigazione alternativa sono al centro dei progetti “Shredder” e “Riot”. Si tratta di due browsers (che si attivano dal sito di Napier: www.potatoland.org) che, tramite una manipolazione dell’Html, producono una visualizzazione inedita dei contenuti della Rete. “Shredder”, ad esempio, filtra e rimescola i contenuti dell’url scelto e li restituisce in maniera randomizzata. Il risultato è uno schermo caotico e colorato, in cui testi e immagini fluttuano e si intersecano, dando vita ad un collage dadaista digitale. Sia “Riot” che l’ultimo progetto “Feed” funzionano allo stesso modo, ma, in più, sono, rispettivamente, un browser multiutente (che permette la navigazione collettiva) e un browser grafico.
Interessante anche “Play with Visual Soup”, ipnotico esperimento di chat per immagini, che Napier definisce “una zuppa primordiale di grafiche animate”.



Links:
Sito di Mark Napier
Sito dello Sfmoma dove potete trovare “Feed”
Articoli correlati:
Browsers d’artista. Percorsi di navigazione alternativa
01.01.01:Art in Technological Times allo Sfmoma
Play with visual Soup


Valentina Tanni




[exibart]

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