04 gennaio 2002

Arte concettuale a Piazza Plebiscito

 
Utilizzando, come fa da più di trent'anni, la più immediata forma simbolica del genere umano, il linguaggio, Kosuth restituisce a Napoli un pensiero che ben si addice al carattere della città...

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Quella di Joseph Kosuth in Piazza del Plebiscito è l’ultima di una serie di installazioni che dal 1995 questa pubblica platea ospita ogni fine d’anno.
Essa è accompagnata da una bella mostra di fotografie di Peppe Avallone e da un video di Pappi Corsicato, esposta in alcune sale lungo il porticato della piazza, che documentano proprio i lavori di Paladino, Kounellis, Merz, Zorio, Raushemberg, Paolini e Kapoor degli anni scorsi. Se le prime istallazioni furono salutate con molto scetticismo, ma non mancarono di destare la curiosità dei cittadini, quella di quest’anno ha costituito un evento tanto atteso da tutta la città. La stragrande maggioranza degli abitanti probabilmente non conosce Kosuth,Joseph Kosuth, Piazza Plebiscito, Napoli, 2001/02 eppure tutti si sono chiesti: “Cosa ci presenterà Piazza del Plebiscito quest’anno?”
Kosuth ha scelto un brano tratto da “Etica e politica” di Benedetto Croce che sembra essere direttamente rivolto a tutti i cittadini napoletani. La frase, scritta al neon in un elegante stile corsivo, si staglia lungo tutto la trabeazione del porticato.
Utilizzando, come fa da più di trent’anni, la più immediata forma simbolica del genere umano, il linguaggio, Kosuth restituisce a Napoli un pensiero che ben si addice al carattere della città. In un luogo in cui storicamente ogni individuo antepone l’interesse personale al bene collettivo, Kosuth propone una frase di Croce che ricorda che il fine ultimo del comunicare agli altri la propria verità non è quello di imporre il proprio pensiero, ma quello di elevare la loro condizione, aiutandoli a raggiungere una verità più elevata. “Rapportarsi agli altri è più importante delle cose che si hanno da dire” è il motto che sembra scaturire dall’istallazione stessa. Ed è con questo motto che Kosuth ha voluto cominciare un rapporto con Napoli che proseguirà con un’altra istallazione dell’artista, questa volta permanente, presso la stazione della Metropolitana di Piazza Dante (che sarà inaugurata la prossima primavera), che Gae Aulenti ha voluto per la struttura da lei progettata.
Così se la metropolitana di Napoli costituisce la più moderna versione d’un museo d’arte contemporanea per una metropoli, Piazza del Plebiscito si conferma, dunque, come una delle più grandi platee pubbliche dedicate all’arte di oggi.

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Marco Izzolino

[exibart]

11 Commenti

  1. Il concetto di quest’arte ormai lo conosciamo fin troppo bene.
    La frase di Croce estrapolata così dal suo contesto oltre a non significare un bel nulla è anche offensiva, (ancora una volta!),per tutti i napoletani.
    Se non si ha nulla da dire come si può sperare di comunicare qualcosa agli altri?
    La politica culturale comunale locale si muove esclusivamente su traettorie che non tengono in nessun conto il reale valore dell’Arte e la sua promozione.
    Questi pseudo artistoidi internazionali,(ma di quale società internazionale?),che si affollano da qualche anno sul suolo partenopeo come mosche impazzite sono veramente quanto di peggio si possa umanamente immaginare.
    Idee artistico-comunitarie: zero.
    Comunicazione: zero
    Contributo permanente alla città: zero
    Simpatia(anche quella conta): zero
    Sesso: imprecisato
    Ma forse posseggono altre celate risorse.
    A proposito, quanto è costato il Capodanno 2002? Oltre un miliardo e mezzo,si dice in giro.
    Basterebbero molti meno soldi per avviare progetti bellissimi che sonnecchiano in qualche cassetto in attesa di eutanasia per mancanza di una politica culturale.
    Ma l’amministrazione comunale continua imperterrita a piegare e seppellire il vero “Oro” di Napoli sotto il peso della più grande piaga di questo secolo “l’arricchimento illecito”.

  2. Non conosco così bene, purtroppo, quella realtà partenopea.
    Ma le parole di Misterpoppy sono accorate, esprimono un tale disincanto ed una rabbia genuina, intellettuale e dal profondissimo senso estetico, concreto e non metafisico, ed io non posso che condividere le sue parole.
    Mi piace che abbia indicato anche la “simpatia”.
    Nella sua etimologia concorda appieno con la suggestione artistica.
    Ciao, Biz.

  3. Finalmente si parla fuori dai denti…..
    Babilionia la Rossa, la sirena incantatrice, Partenope, non incanta più nessuno….
    Vende all’incanto le sue ultime pelli sfatte
    occludendo ogni Luce e impedendo agli artisti
    di esprimersi chiudendoli in carceri di silenzio……
    Eehehehhhhhhhhhhhh………
    Ma non è nelle Tenebre che trionfa la Luce?
    Non quella dei Neon avariati of course…..
    Il Verbo non muore nei cuori degli artisti che hanno imparato a vivere nella Fisica Anticonvenzionale di questi tempi……
    Anzi…….
    Trionfa…….
    Così è dalle ceneri di un sistema fatiscente
    che ha perso anche il senso dell’Arte
    che la Nuova Fenice sta già nascendo……
    Auguri a tutti i mangiatori compulsivi di denaro……..
    Come i Vampiri si stanno disfacendo specchiandosi in se stessi!!!
    2001 Odissea nello Spazio
    comincia ora…….
    per loro……………
    Per l’Arte è un’altra storia……

  4. Caro Marco,
    più che a Napoli, mi piacerebbe leggere la frase di Croce a Firenze, magari in Piazza della Signoria.
    C’è qualcuno che conosce altre realtà alle quali ben si adatterebbe il pensiero del filosofo?

  5. Marco Azzolino,
    “In un luogo in cui storicamente ogni individuo antepone l’interesse personale al bene collettivo”????
    Stai parlando di piazza “Plebiscito”, di Napoli, dell’Italia o della testa dell’artista?
    Ciao, Biz.

  6. ” In effetto, noi non comunichiamo mai il vero, e solamente quando ci rivolgiamo agli altri, foggiamo e adoperiamo una sequela e un complesso di stimoli per porre gli altri in condizione di adeguarsi al nostro stato d’animo, di ripensare quel vero che pensammo noi. Non “diciamo il vero” nemmeno- che so io?- dinanzi a una società scientifica, a un’accademia, a un uditorio di scolari. Non lo diciamo, perchè non possiamo far altro che foggiare ed emettere suoni, che opereranno a preparare o agevolare effetti, i quali non appartengono a noi. E se la cosa sta così, il problema del comunicare con altrui, del parlare ad altrui, non è quello di dire o non dire il vero, ma di operare su altrui perchè operi. Tra le esigenze di queste operazioni va compreso anche l’avviamento a pensare o ripensare il vero; ma sempre e anzitutto c’è quella, che la vita altrui sia promossa, cangiata o elevata”

  7. Parole in libertà!!!Ha!Ha!Ha!
    Condite di una retorica da far impallidire anche i più retrivi medievalisti.
    Se proprio volete incantare (chi poi?) con la filosofia alla De Crescenzo almeno abbiate la capacità di saper scegliere qualcosa di meglio.
    E non siate sempre così reazionari,firmarsi oltre ad essere un ottimo sintomo di educazione(ma quella, purtroppo, non sapete proprio dove sta di casa) dimostra un tentativo di maturità che avvalora l’onestà di quello che si afferma.
    Un’ultima cosa,gli orrori di battitura lasciamoli ai colleghi cartacei,grazie.
    Buona Befana!!!!
    Anche al Comune di Napoli…………………

  8. Sfogliando una piccola rivista di settore (Arte e Critica) ho scoperto che questo articolo è riportato praticamente identico. Mi ricordavo di averlo già letto su Exibart dunque vi ho segnalato. ciao.

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