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Qual è stato il tuo percorso di formazione prima di lanciare il brand?
«Non ho avuto un processo di formazione vero e proprio, il progetto è nato quando ancora frequentavo l’ultimo anno di liceo classico. Ho avuto modo di approfondire e ampliare i miei orizzonti successivamente quando sono arrivato a Milano 3 anni fa. Perugia, la mia città di origine, mi ha dato tanto ma mi ha fatto capire che il mio universo non era compatibile con gli interessi e le attitudini della maggior parte della gente. Isolandomi e perseguendo le mie passioni, lavorando e conoscendo persone che parlavano il mio stesso linguaggio e mostravano una particolare sensibilità per l’arte, la moda e la musica sono riuscito ad avere pareri e consigli diversi che mi hanno aiutato a definire il mio percorso».
Fotografia: Dave Masotti / Styling: Marco Flaminio
Come nasce REBELLE POUR LA VIE?
«REBELLE POUR LA VIE (tradotto “ribelle per la vita”) è un progetto che ho sempre paragonato ad un piccolo fiore che nasce tra le ceneri. Parlando banalmente di mitologia, è la mia piccola fenice. Ho iniziato questo progetto nel 2014, un anno dopo che mi è stato diagnosticato un’osteosarcoma, un tumore maligno che ha colpito le ossa. Durante l’anno di malattia, quando mi sembrava che tutto intorno a me fosse solo cenere, ho capito che avrei potuto incanalare tutto il mio dolore in qualcosa che avrebbe potuto esprimere artisticamente quello che vedevo e provavo ogni giorno. Per poi finalmente rinascere e ribellarmi alla malattia».
Parlami del tuo processo creativo. Da dove trai ispirazione per le tue collezioni?
«Il mio processo creativo è molto caotico e non sempre seguo lo stesso modus operandi. Prendo ispirazione da qualsiasi cosa, leggo tanto, mi informo su attualità e nuove tecnologie, guardo molti film e seguo costantemente il mondo dell’arte. Credo fortemente che alla base di qualsiasi processo creativo debba esserci una solida base culturale. Quando sono in giro invece analizzo e osservo con attenzione tutto quello che mi circonda, sopratutto le persone».
Fotografia: Dave Masotti / Styling: Marco Flaminio
Cosa significa essere un giovane stilista oggi?
«Non sento di meritarmi l’appellativo di stilista, sono solo un individuo che ha la propria visione del mondo e che necessita intensamente di tradurla in qualcosa che la possa rappresentare coerentemente. Oggi, essere una persona che pensa in questo modo è difficile perché spesso chi pensa con la testa propria e ha delle idee è facilmente attaccabile. Trovare delle persone disposte a credere in te quando sei agli inizi è raro. Per questo bisogna continuare a perseverare ancora di più nei propri progetti, aprendo la mente, ascoltando chi merita di essere ascoltato e imparando da qualsiasi situazione, bella o brutta che sia».
Ci puoi anticipare qualche progetto futuro a cui stai lavorando?
«Al momento sto trattando diversi progetti, personali e non, sono quasi tutti in fase embrionale e preferirei non anticipare nulla. L’unica cosa che posso dire è che mi sto documentando molto su arte contemporanea e musica».
Nicoletta Graziano