28 giugno 2016

CURATORIAL PRACTISES

 
di Camilla Boemio
A tu per tu con Franklin Sirmans, che ci anticipa come sarà il Pérez Art Museum di Miami di cui è direttore

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Franklin Sirmans vive e lavora a Los Angeles. Dirige ed è curatore della sezione di arte contemporanea del Los Angeles County Museum of Art (LACMA). Dal 2006 fino al 2009, è stato curatore d’arte moderna e contemporanea al Menil Collection in Houston, tra le cui mostre ricordiamo:”‘NeoHooDoo: Art for a Forgotten Faith” (riproposta al P.S.1 a New York e al Miami Art Museum); prima è stato co-curatore di “Basquiat” ( nel 2005–06: al Brooklyn Museum, Los Angeles Museum of Contemporary Art, e al Museum of Fine Arts, Houston). Più recentemente ha curato ‘Steve Wolfe: On Paper” (2009, al Menil Collection e al Whitney Museum of American Art). Nel 2007 Sirmans si è aggiudicato il David C. Driskell Prize promosso dal High Museum of Art, di Atlanta; e nel 2009 ha ricevuto il primo Gold Rush Awarddella Rush Philanthropic Arts Foundation. Sirmans ha inoltre scritto saggi in molti cataloghi e realizzato articoli pubblicati dal New York Times e da altre testate.
Sei stato da poco nominato direttore del Pérez Art Museum di Miami. Sei estremamente abile nella raccolta fondi per i musei e hai una solida esperienza nei quattro maggiori mercati Americani (Los Angeles, Houston, New Orleans, a New York al MoMA PS1 e al Brooklyn Museum), con un focus curatoriale  sull’arte contemporanea — ed anche un esperienza giornalistica assodata come editore di Flash Art dell’area Americana e come Editor-in-Chief per la sezione Asia-Pacifico. In un momento così saturo e competitivo di proposte come è durante Miami Art Basel, come pensi di rafforzare la visibilità del museo egarantirne la presenza nella città?
«Non vedo l’ora di stabilirmi con il mio team e il board al Perez. Ho avuto alcune esperienze incredibili lavorando con direttori del calibro di Charlie Wright, Alanna Heiss, Josef Helfenstein e Michael Govan, con i quali ho iniziato a lavorare fin dai primi anni 1990. Credo l’esperienza ci aiuterà a essere un museo estremamente dinamico e vitale per la presentazione di arte e di idee sia a livello locale che internazionale».
Perez Art Museum of Miami
Potrebbe anticiparci la programmazione del 2016 al PAMM? 
«Il PAMM sarà caratterizzato da importanti retrospettive, con un nuovo taglio coraggioso, e con spese eccezionali per le mostre di artisti celebri di livello internazionale. Domineranno le personali nel programma del PAMM, concentrandosi sul posizionamento chiave di artisti contemporanei di tutto il mondo in un contesto strategico come il nostro: il sud della Florida. Un nesso unico nel quale coesistono elementi della diversità e dell’integrazione, ispirando fortemente nuove interpretazioni nella pratica degli artisti. Sarà una agenda molto fitta: dal lavoro pionieristico di Nari Ward, concernente l’esperienza afro-americana realizzando installazioni architettoniche immersive e massicce sculture tattili, a un’esplorazione meno conosciuta delle creazioni in ceramica del pittore di Miami Carlos Alfonzo. L’imminente programma del PAMM esprimerà una penetrante comprensione dell’attualità, con inedite narrazioni filosofiche e politiche di genere nel campo dell’arte contemporanea e della società. Il forte dialogo nell’arte contemporanea a livello internazionale comprenderà la prossima retrospettiva itinerante dell’artista colombiana Doris Salcedo, così come la mostra del design nativo di Miami Michele Oka Doner. La prima retrospettiva di Doris Salcedo sarà organizzata in collaborazione dal MCA di Chicago e comprenderà un sunto di trenta anni di opere dell’artista che fonde forme post-minimaliste trattando di problemi culturali. Il lavoro di Salcedo è profondamente radicato nel panorama sociale e politico del suo Paese, comprendendone la sua lunga storia di conflitti civili; le sue sculture e le installazioni affrontano queste circostanze con piena eleganza e una sensibilità poetica che ne bilancia la gravitas dei suoi soggetti».
Ode to Frank Ghery, vista della mostra, Lacma, Esterni
Ritiene che la natura tentacolare di Los Angeles sia produttiva nel creare un particolare humus nel quale convergono scambi, ma allo stesso tempo forti inibizioni al dibattito comunitario? 
«Los Angeles è un ottima città nella quale convergono le potenzialità, e se ci sono dei limiti vengono minimizzati da un abilità nel sapere fare fluire l’eccellenza. Il LACMA è posizionato al centro di questa grande città estesa e sembra fornire un punto focale per lo scambio di arte e idee attraverso l’intera contea».
I suoi colleghi la descrivono come un ricercatore open-minded  la cui abilità risiede in una ri-scrittura della storia della curatela delle mostre. Come esplora le connessioni dell’arte di oggi con la collezione del museo? Ci può dare due esempi di sue mostre passate?
«Cerchiamo di rendere le ricche collezioni e gli archivi vivi nel presente. A volte questo può coinvolgere artisti del presente ed è per questo che ho amato lavorare al LACMA come il capo del dipartimento di arte contemporanea. Per esempio, al LACMA, quando si incontra l’arte latina- americana si tratta di passare attraverso un allestimento di Jorge Pardo. Oppure, pensate alle nostre vaste collezioni storiche di arte coreana e come siamo stati in grado di effettuare importanti acquisizioni di artisti contemporanei al fine di fornire un ponte tra l’antichità e il nostro presente. Le recenti acquisizioni comprendono opere di Gimhongsok, Lee Bul, Choi Jeognhwa e altri».

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