17 febbraio 2018

“Stupido come un pittore”

 
Cosa accade alla pittura italiana, e perché? Una trilogia di mostre cerca una chiave di lettura partendo dall'assunto di Duchamp. Intervista a Simona Squadrito e Rossella Farinotti

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Com’è difficile, oggi, la parola pittura. In effetti, è problematico da quando, a inizio Novecento, si iniziò a capire che determinati concetti potevano esprimersi visivamente anche con mezzi diversi dai pigmenti. La prospettiva, le proporzioni? Strumenti da reazionari, stanche conoscenze da tramandare a mezza voce, dicevano le Avanguardie. «Stupido come un pittore», ironizzava Marcel Duchamp, connotando un vecchio detto popolare francese con una profonda sfumatura metodologica che, per vie traverse e con esiti tanto inaspettati quanto, in certi casi, formidabili, è arrivata fino a oggi. Possiamo immaginare che Duchamp non facesse sul serio, che avesse ripreso quel proverbio più come incitazione a far e pensar meglio che come giudizio tranchant, lui che proprio non poteva sopportare la sentenziosità dell’accademia, il sussiego borghese. E infatti la pittura è rimasta, procedendo al fianco degli squali in formaldeide e degli asteroidi su Papa, addirittura esplorando le frontiere del virtuale. Insomma, è evidente che nella pittura c’è qualcosa che non solo resiste ma si adatta perfettamente ai tempi che continuano a correre, ai concetti che si modificano, alle società che si costruiscono. Sarà forse merito della sua struttura chimica, che è liquida, disciolta? O forse perché, in fondo, possiamo dire che l’idea di essere umano è nata con un graffito in una caverna? Magari stiamo andando troppo lontano ma, in ogni caso, per capire a che punto siamo adesso, possiamo fare un salto a Villa Vertua Masolo, per il primo appuntamento di “Stupido come un pittore”, una collettiva in cui le opere dei giovani Thomas Berra, Sebastiano Impellizzeri, Pesce Khete e Nicola Melinelli sono messe in dialogo con quelle di Valentino Vago, maestro dell’astrattismo italiano, recentemente scomparso. Ci dicono di più le curatrici del progetto, Simona Squadrito e Rossella Farinotti
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Stupido come un pittore, 2018, installation view, Villa Vertua Masolo (MB). Ph. Cosimo Filippini

Sembra giusto iniziare con un ricordo di Valentino Vago, tra i padri della pittura astratta italiana. Cosa rimarrà della sua ricerca, che avete scelto come canone di paragone per la mostra a Villa Vertua Masolo?
«La cosa che ha colpito maggiormente il pubblico della mostra è stata la freschezza e l’attualità del lavoro di Valentino Vago. Insieme a Ornella Mignone, curatrice dell’Archivio di Valentino, abbiamo selezionato delle opere non come canone di paragone ma, piuttosto, come elemento di un dialogo con gli artisti. L’idea di avere un contrappunto storico in questa prima puntata di Stupido come un pittore vuole sottolineare che la pittura, spesso, non ha temporalità. Valentino, durante tutta la sua carriera, ha avuto un solo obiettivo: quello di far emergere la bellezza. Non una ricerca stucchevole o anacronistica, ma fondamentale, perché la bellezza non mente e il mondo attuale ha bisogno di aggrapparsi ad alcune verità, anche se possono sembrare fragili e di poco interesse».
Obiettivo del vostro progetto è tentare una mappatura della giovane pittura italiana. Cosa avete trovato fino a questo momento? Cosa vedremo per il primo appuntamento?
«Stupido come un pittore non è un progetto che vuole mappare la giovane pittura italiana. L’intento che ci siamo ripromesse si muove invece sul versante opposto. Il nostro obiettivo non indica un esercizio tassonomico di catalogazione di tutto quello che in pittura si sta producendo qui e ora, ma vogliamo affrontare un lavoro circoscritto e selettivo, condotto attraverso l’analisi dei mezzi espressivi e di alcune ricerche, che a nostro avviso sono emblematiche di questo momento storico. Ovviamente sono rimasti fuori dalla mostra tanti artisti meritevoli, ma nell’economia di questo progetto e delle singole tappe, abbiamo per forza di cose fatto una selezione rigida. Di fatto il nostro obiettivo non è produrre un’esposizione di opere, ma offrire una visione: Stupido come un pittore è una mostra atmosferica, immersiva, senza effetti speciali.  A noi piace pensarla come a un paesaggio da attraversare. L’obiettivo ambizioso che ci siamo poste è quello di provare a rispondere alle domande: cosa sta accadendo alla pittura italiana di oggi? Perché accade? Con questa prima tappa abbiamo voluto affrontare e mettere insieme quelle ricerche che, nonostante le apparenti differenze formali, hanno delle affinità sostanziali, ovvero la pittura che indaga le sue componenti essenziali: materia, forma, colore e luce, in breve, la pittura intesa come linguaggio autonomo». 
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Sebastiano Impellizzeri, Riposo: quattro segmenti rosa, 2018, Stupido come un pittore. Villa Vertua Masolo. Ph. Cosimo Filippini
Quello della scomparsa della pittura è un argomento al quale ormai non crede più nessuno. Ma qualcosa sarà cambiato, rispetto a qualche anno fa. In che modo la pittura può dialogare con i ritmi e le tecnologie attuali e guardare al futuro?
«Siamo assolutamente consapevoli che la pittura non sia mai scomparsa e che soprattutto non ritorna, diciamo che è da anni che ci battiamo contro questa storiella. Nonostante questo spesso, quando si parla di pittura c’è molta confusione. Un dipinto costituisce un oggetto interpretativo e non è facile trovare un accordo ai giorni nostri su che cosa sia o non sia pittura, ma l’esercizio della critica si costituisce anche nel tracciare delle distinzioni e discernere tra un oggetto e l’altro. Sembra che in questo momento la pittura stia vivendo un momento felice, ma di quale pittura stiamo parlando? Non basta mettere una tela sul cavalletto per fare pittura. La sua attuale popolarità ha portato a una serie infinita di improvvisazioni. Esistono molti giovani artisti che, per seguire questa tendenza, si improvvisano pittori. Per rispondere alla tua ultima domanda: semplicemente non costruendo una ricerca avendo come obiettivo quello di inseguire i mutamenti sociali, culturali e tecnologici, e questo vale per qualsiasi forma d’arte. Il dialogo tra l’arte e il mondo non è unilaterale, ma si costituisce attraverso un processo di osmosi». 
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Stupido come un pittore, 2018, installation view, Villa Vertua Masolo (MB). Ph. Cosimo Filippini

Potete anticipare qualcosa sulle prossime tappe?
«Attualmente abbiamo previsto un totale di tre tappe. Per la seconda stiamo selezionando quei pittori che sono più legati alla figura e alla rappresentazione di paesaggi, scene narrative e corpi. Per quanto riguarda la terza tappa abbiamo pensato ad un progetto che in qualche modo posso bilanciare le due tappe precedenti e che riarmonizzi la ricerca condotta sulla pittura insieme ad altri linguaggi. Stiamo facendo delle ricerche per trovare quelle opere e quei lavori non immediatamente riconducibili alla pittura, ma che ad essa sono debitrici. Per farla breve: una mostra di non pittura che guarda e parla di pittura, per questo abbiamo pensato di invitare per l’ultima tappa Vedovamazzei». 
Mario Francesco Simeone

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