13 ottobre 2010

L’ARTE, CHE CARA

 
Mentalità generativa. Responsabilità sociale. Sono i temi di una mostra ma anche di un progetto di animazione della città. Sotto il profilo della solidarietà umana, elaborato dalla Caritas. Che cerca l’arte come volano per la propria iniziativa. Succede a Torino...

di

La Caritas Diocesana di Torino cerca, com’è naturale che
sia, il dialogo tra interlocutori diversi, ponendosi come facilitatore di
incontro tra vari soggetti appartenenti a ogni ambito della città, sul tema
della responsabilità sociale.

Ma tutto questo cosa c’entra con l’arte? C’entra, perché
questo progetto denominato Torinomeforwe e culminante in un seminario di due giorni,
coinvolge dieci artisti, chiamati a sovrintenderne lo svolgimento. Gli esiti
andranno ad arricchire una mostra caratterizzata da linguaggi artistici molto
differenti tra loro, nata proprio da questa comune ricerca di nuove relazioni e
nuove idee per fronteggiare la crisi anche sociale, la difficoltà di convivenza
e la mancanza di coesione che caratterizzano il nostro vivere insieme.

Filippo Leonardi, ad esempio, realizza un lavoro site specific che ben si
adatta alla vastità e asprezza del luogo, qual è la struttura industriale
dell’ex Arsenale militare: 2 bagni chimici funzionanti e quindi eventualmente
utilizzabili, sovrastati da due insegne con le diciture Uomini o donne, Donne o uomini. Un modo per ironizzare sulla
mania della società di categorizzare sempre tutto e per suscitare nello stesso
tempo riflessioni su questioni quali il razzismo e la differenza di genere.

Laura Ambrosi - Key word - 2010
Per Silvia Giambrone si parla, invece, di un’installazione dalla
rappresentazione semplice e quasi didascalica, per un tema complesso e foriero
di meccanismi imprevedibili e dagli sviluppi osservabili a distanza di tempo.
Sul desk posto all’entrata della mostra, una busta contenente una domanda timbrata
dall’artista, “Cosa faresti se avessi potere?”, accoglierà i visitatori. Si
potrà rispondere direttamente sul posto grazie a due lavagne munite di
gessetti, oppure in un secondo tempo spedendo il materiale all’artista. Una
domanda politica in senso ampio, perché a Giambrone non interessa tanto il
contenuto della risposta quanto il linguaggio corporeo che ne scaturisce, la
reazione fisica e psicologica a tale domanda, il suo coinvolgimento o meno, il
suo atteggiamento, la sua disponibilità all’interazione. Tutti elementi che
contribuiscono a definire l’identità sociale dell’interlocutore.

Dario Neira - ME/WE - 2006
Silvia Ambrosi
entra nel merito del progetto socio-artistico e,
basandosi sulla documentazione relativa agli incontri avvenuti con gli
operatori della Caritas, ne incide i discorsi, a mano o a laser, su lastre di
plexiglas illuminate col neon. E infine Dario Neira, con l’opera Me-we, dove la parola ‘Me’, posta
davanti allo specchio, si ribalta diventando ‘We’, oltre a essere un pezzo
esemplare della ricerca tra corpo e linguaggio dell’artista torinese,
sintetizza bene la filosofia dell’intero progetto Torinomeforwe: quella dell’assunzione di
responsabilità del singolo nei confronti della collettività, per fare in modo
che l’individualistico io possa diventare un giorno un noi condiviso.

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Silvia
Giambrone a Roma

Filippo
Leonardi a Catania

Dario
Neira a Brescia

claudia giraud


dal 14 al 29 ottobre 2010

Torinomeforwe

a cura di Susanna Mandice

Ex Arsenale militare

Via Bordo Dora (zona Porta Palazzo) – 10152
Torino

Orario: tutti i giorni ore 15-18

Ingresso libero

Info: direzione@torinomeforwe.org

[exibart]

17 Commenti

  1. se qualcuno sapesse le porcherie dietro mostre del genere si eviterbbe di farne pubblicità. grazie.
    la caritas è solo un mezzo per poter accedere al sistema dell’arte passando per il sociale.
    vergogna.

  2. si legge nell’invito arrivato sulla nostra mail che l’organizzazione è a cura di cantiere48! qualcuno dovrebbe iniziare a parlare e raccontare un pò di cose, questi signori devono soldi a tutti e hanno preso in giro molte realtà che lavorano con l’arte con serietà.
    noi siamo tra quelli.
    ora tocca alla caritas. complimenti per la scelta del nuovo ente da prendere per il c…
    per fortuna gli artisti seri non ci lavorano con questa gente. non si può sfruttare il sociale, tanto meno la caritas, per fare soldi alle spalle.
    etica signori, etica. e questo è un invoto anche agli artisti, esporre con etica. difendere il lavoro.

  3. conosco abbastanza bene almeno due degli artisti coinvolti, sono persone serie, impegnate in una propria ricerca, tutt’altro che opportunisti senza scrupoli, quindi dovrebbe essere il signor giordano a vergognarsi, perché approfitta dell’anonimato (del tutto legittimo, s’intende, quando si usa per firmare una critica costruttiva e circostanziato) per lanciare accuse gratuite, manifestando soltanto, credo, la sua personale frustrazione.
    certi commenti li considero vere e proprie metastasi all’interno di molti forum.

  4. Se qualcuno ha qualcosa da dire relativamente a questo evento si esprima con chiarezza, personalmente ho saputo di esso solo ieri e mi è sembrato tutto chiaro e positivo.
    Sono abbastanza sconcertata che si riesca a essere sempre brutali, sempre portatori di negatività. Il male esiste certo, soprattutto nei cuori di chi non la capacità di distinguere nulla a parte la propria mediocrità.
    Esistono persone che lavorano seriamente.
    Esistono persone che hanno degli ideali.
    Se non ci fossero gli organismi di volontariato
    la povertà emergente a Torino, come altrove, sarebbe molto più evidente. Realtà come la Caritas e come il Sermig esistono oltre le parole, e non si curano della vostra acidità.

  5. voi di spazio off, a quanto pare, avete avuto una spiacevole esperienza con gli organizzatori di questa mostra, si può capire la vostra rabbia.
    ma cosa c’entrano gli artisti? perché coinvolgere anche loro nelle vostre accuse? perché escludere che possa trattarsi di persone serie? ci siete ‘cascati’ anche voi, a quanto pare, e lo avrete fatto in buona fede, e allora perché mettere in mezzo chi non c’entra per niente? così facendo, almeno per il sottoscritto, la vostra credibilità viene meno.

  6. Gentile spazio off di Firenze, probabilmente
    lei ha ragione, probabilmente questo ufficio stampa (con cui peraltro non ho alcun rapporto) non ha risolto tutte le questioni, penso addirittura che debba dei soldi anche a chi ha steso questo articolo (pensi che sciocca che deve essere questa poi!!)
    Se potesse aiutarci a risolvere il problema con un qualche contributo siamo qui ad attendere.
    Grazie per l’attenzione

  7. il lavoro esposto alla mostra dal titolo PICCOLI ESPEDIENTI PER MIGLIORARE L’AUTOCRITICA (ME/WE) è stato esposto ad Artissima 13 nel 2006 – http://www.fabioparisartgallery.com e successivamente nel 2007 ad una collettiva torinese curata da Olga Gambari. Almeno 2 anni prima dell’opera che tu citi la cui didascalia conferma: 2008. Mi dispiace, brutta figura, Navarro. E’ che nessuno inventa niente, è già tutto scritto, mio caro

  8. in risposta a rc che accusa gli altri di anonimato e poi fa la stessa cosa. ma sorvoliamo.
    il comunicato stampa parla di dieci artisti che presentano lavori realizzati appositamente per l’occasione. vedo le date dei lavori presentati e scopro che alcuni risalgono al 2006 per esempio. questa è serietà lavorativa secondo te? questi sono artisti seri?

  9. gentile sig “infatti” diciamo che parlare con un un nome che non dà indicazione alcuna risulta difficile. in caso fosse lei il diretto interessato l’elenco è veramente lungo: grafici, allestitori, artisti, operai, artigiani, professionisti vari, e potrei continuare! tutti non pagati!!
    se la signora in questione che scrive l’articolo è così masochista da sostenervi nonostante, come lei scrive, faccia parte dei non pagati, è una sua scelta ammirevole.
    e poi non si tratta solo di non pagati, ma di serietà lavorativa che a questi signori manca.
    e che fortunatamente nel mondo dell’arte chi ha avuto a che fare ne prende le giuste distanze.
    saluti

  10. per essere di spessore bisogna fare un altro lavoro?????? ma come si permette questa signora! ci sono artisti che dedicano la loro vita all’arte, che non hanno alcuna altra fonte economica e che investono qualsiasi energia in quello che fanno.
    affermazioni del genere sono degne di vergogna e non sono neanche un complimento per l’artista in questione.

  11. Ognuno fa ciò che ritieni giusto in coscienza, ma lei, giorgio, mi dica,che contributo pensa di dare alla società col suo lavoro?
    Sinceramente mi auguro che riesca a dare almeno un contributo alla sua famiglia.
    Perdonatemi, ma fare solo l’artista secondo me è da perfetti egoisti, egocentrici e tipico di chi è affetto da nevrosi multiple.

  12. ho visitato questa mostra e ora credo di poter esprimere un parere. senza parole.
    ma con quale coraggio si investono soldi, energie, parole, per fare delle cose così di basso livello? e la scelta degli artisti? non c’era un lavoro che avesse un nesso logico con l’altro, visto che nel comunicato si aprlava di lavori realizzati a tema per l’occasione.
    almeno voi artisti, che avete la purezza dell’arte nell’anima, aleno si spera, abbiate la capacità di dire a no a certe mostre. fatelo per il bene vostro e per la difesa di chi questo mondo dell’arte lo sostiene con tutte le forze. progetti sporadici che coinvolgono il sociale solo per dare un tocco in più lasciamoli fare a questi organizzatori ma senza artisti.

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