25 novembre 2005

fino al 30.XI.2005 Melvin Moti – The Black Room Napoli, T293

 
Una stanza nera risalente al I secolo D. C. e la scrittura ipnotica raccontata da Robert Desnos. Dalle pendici del Vesuvio alle strade di Parigi. Un viaggio nel tempo e il racconto di un sogno di libertà e follia...

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A volte il caso si fa motore della creazione. Insieme alla curiosità, mista al rigore del filologo e dello storico. Una circostanza fortuita, come vagare per le stanze del Metropolitan Museum di New York e scoprire i fantastici affreschi della stanza nera della villa di Agrippa a Boscotrecase proprio mentre si è assorbiti dallo studio degli esperimenti surrealisti di sonno ipnotico, può mettere in moto un interessante progetto. Un incontro sorprendente che ricorda quello celebrato da Lautreamont, tra un ombrello e una macchina da cucire su un tavolo operatorio. Il surrealismo è un riferimento costante per questo ultimo video di Melvin Moti (Rotterdam, 1977). Le immagini della “stanza nera” –riprese al Museo Archeologico di Napoli, dove parte degli affreschi è conservata– sono accompagnate da un’intervista fittizia rilasciata alla radio dallo scrittore surrealista Robert Desnos. Dopo lo studio approfondito delle fonti Moti da voce ad un racconto suggestivo e avvincente: i primi esperimenti, la tecnica di scrittura nel sonno, fino ai risvolti più drammatici e al tentativo di uccidere Paul Eluard.
Il video racconta il confine sottile tra sogno e realtà, il surrealismo e la sua capacità di dar corpo ad una tensione intimamente umana a liberare l’immaginazione oltre i limiti del pensiero razionale e cosciente. Una sottile linea che attraversa in maniera trasversale i tempi e li congiunge inaspettatamente. Dal I sec. d. C. agli anni ‘20 del ‘900. Gli affreschi di una villa romana si rivelano concettualmente molto vicini agli esperimenti sul sonno condotti da Breton e compagni.
Nello spazio fisico di una stanza interamente nera, scandito secondo principi astratto geometrici, fluttuano figure dai contorni leggeri e evanescenti, avvolte dalle tenebre come dallo spazio mentale di un sogno. Così vicine alle prime visioni dei sogni consapevoli ricordati da Desnos nell’intervista: un bue nero come l’inchiostro che passa guarda e scompare.
Melvin Moti, The Black Room, 2005
La particolarità decorativa della stanza sembra riflettere la precisa volontà di favorire quello stesso contatto con l’irraggiungibile di cui parla Desnos. Indugiare in una stanza le cui pareti nere squarciano lo spazio fisico, creando una dimensione infinita da cui lasciarsi risucchiare, è come immergersi nel sonno e forzare i confini dello spazio mentale. La suggestione dell’accostamento è innegabile. Un filo sottile lega concettualmente lo spazio fisico della stanza e quello mentale dell’ipnosi. Nero è il sogno e nera l’oscurità in cui la realtà scompare, per divenire pura sostanza mentale e immaginazione. Non si tratta di una banale evasione dalla realtà, ma di immaginazione intesa come atto politico e ricerca di libertà assoluta.

francesca boenzi
mostra visitata il 18 ottobre 2005


Melvin Moti – The black room
T293 Piazza G. Amendola, 4 – 80121 Napoli
Tel. 339 8034680 info@t293.it
www.t293.it – dal martedì al sabato 16.00 – 20.00


[exibart]

3 Commenti

  1. che dire?
    artista senza dubbio interessante, valorizzato da una recensione scritta benissimo.
    calibrata, intensa, limpida.
    a mio parere la migliore firma di exibart.

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