10 gennaio 2007

fino al 25.II.2007 Jesùs Rafael Soto Bergamo, GAMeC

 
Gli occhi si incrociano, la visione viene ingannata. Ma il mistero è presto svelato. L’arte cinetica è il verbo che rivela i segreti della percezione. E Jesùs Soto è il suo profeta...

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Già all’alba della seconda metà del Ventesimo secolo -periodo del suo massimo fulgore- l’Arte Cinetica e Programmata riserva un pensiero ai futuri dipartimenti per la didattica dei musei contemporanei. La provocazione trova fondamento nel fatto che alcuni dei più avveduti direttori (con i loro staff) hanno, a ragione, trovato in queste esperienze d’avanguardia un’anima intrinsecamente didattica. Quando si dice che l’arte lavora per l’arte -peccando di autoreferenzialità, quindi-, mai come in quel periodo storico essa rivolge al proprio “corpo” uno sguardo indagatore, con il risultato ostentato di spiegarne le forme e le loro implicazioni percettive. Per il lato dei contenuti poi, bisognerà soggiornare sui lidi delle varie forme dell’Arte Concettuale.
La specula da cui si analizza l’opera di Jesùs Rafael Soto (Ciudad Bolìvar 1923 – Parigi 2005), si concentra innanzitutto sul punto di arrivo della sua ricerca. Se infatti l’obiettivo è quello di creare opere che risultino mutevoli alla percezione dello spettatore, e che continuino a modificarsi durante tutto il tempo di fruizione, i Penetrables rispondono a pieno al quesito. Nati come strutture esplorabili verso la fine degli anni ’60, essi segnarono inevitabilmente il percorso, intrapreso ben prima, di coinvolgimento dello spettatore nell’opera d’arte. L’esempio esposto in mostra si configura come un enorme solido geometrico formato da innumerevoli fili di nylon blu (Penetrable Azul, 1999). L’opera-ambiente è così, al tempo stesso, rigida rappresentazione di una forma ideale, suddivisa nei suoi infiniti multipli, e tenda mobile per i giochi infantili di immersione fantastica.
Jesùs Rafael Soto, veduta della mostra
Ecco la straordinarietà: l’ambivalenza costante. Da un lato l’opera fondamentale nello sviluppo della contemporaneità e dall’altro “manuale di istruzioni” per chi il contemporaneo non sa come si usa.
Le sale poi proseguono e il percorso a ritroso svela i passaggi che hanno portato a tale innovazione. I primi tentativi, che vedono la luce ancora in seno agli anni Cinquanta, riflettono senza dubbio la potente influenza delle ricerche optical. La superficie di lavoro è piatta, il cangiante permanente è ottenuto attraverso la variazione cromatica, ma soprattutto il movimento è tutto interno all’opera: lo spettatore, come recita l’etimo, deve ancora stare a guardare.
L’attesa non sarà lunga però e già con i successivi “ri-tocchi” l’occhio non è sufficiente al fine di ottenere una percezione esauriente, è bensì necessario muoversi sulle gambe, cambiare ripetutamente il punto di vista per cogliere i giochi di luce e ombra e di illusione ottica creati a tromp l’oeil. Ciò che accade è frutto di una sovrapposizione: le superfici, scandite d’infinite linee, compromettono il naturale orientamento spaziale e si dipanano come sfondo degli agglomerati di filamenti metallici che “pungono” la terza dimensione. Il processo innescato è irreversibile, l’interattività è raggiunta -seppur ante litteram– e non si torna più indietro.

claudio musso
mostra visitata il 27 dicembre 2006


Jesùs Rafael Soto – Visione in movimento
a cura di Tatiana Cuevas, Paola Santoscoy
GAMeC, Via San Tommaso 52 – 24121 – Bergamo
ingresso: libero – orari di visita: 10-13 e 15-18.45. Chiuso lunedì
(possono variare, verificare sempre via telefono)
per informazioni: +39 035399528 (info), +39 035236962 (fax), +39 035399529 (biglietteria) – www.gamec.it


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1 commento

  1. Semplicemente Spettacolare.
    E questo termine non è abusato definendo l’arte di Jesùs Rafael Soto, un’arte che mette in mostra tutta l’arte che ha in sè. Non un tema, non una metafora, non una storia: ogni opera dell’artista mette in scena se stessa, accompagnata dal racconto che ognuno in segreto si narra mentre attraversa Il Penetrabile o si lascia ipnotizzare dalle labirintiche scenografie che avanzano per poi rifuggire veloci e sparire in un vortice misterioso. E’ uno spettacolo in cui il pubblico non assiste seduto in comode poltrone, ma lascia la platea per assaporare l’emozione della ribalta.
    E’ arte nel tempo: un tempo intimo e segreto che accelera e frena bruscamente, retrocede e rallenta per ripartire al nostro via.
    E’ arte nello spazio: uno spazio reale che apre le porte ad un mondo fantastico, un vortice senza fine, che tende a sfondare i limiti del possibile.
    Semplicemente Spettacolare.
    Una mostra da gustarsi in silenzio per poi scoprirsi chiacchierare a bassa voce con se stessi, come se per un attimo il magico mondo di Soto avesse preso il sopravvento sulla realtà.
    Una mostra da vedere – per vedersi inconsapevolmente partecipi di un qualcosa che ha dell’incredibile – e da rivedere – per riscoprire quella pacifica sensazione che solo le Visioni in Movimento di Soto sanno dare.

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