23 febbraio 2007

fino al 18.III.2007 Ann Veronica Janssens Napoli, Galleria Alfonso Artiaco

 
Guardare ma non toccare. E attraversate pure col rosa, in mezzo alla nebbia. Dopo il prologo collettivo del Pan, Anna Veronica Janssens torna da sola a Napoli, dissolvendosi brillantemente in un “quasi nulla”…

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Può l’impalpabile diventare tangibile? Può il vuoto mettersi in movimento? Per Ann Veronica Janssens (Folkestone, 1956, vive in Belgio) la risposta è decisamente affermativa. E la dimostrazione concreta, seppur immateriale, è nella sua personale da Alfonso Artiaco, che in Dedica, collettiva organizzata al Pan per celebrare i suoi vent’anni di attività, ha fatto da apripista al solo-show dell’artista, scelta nel 1999 per rappresentare il Belgio alla Biennale di Venezia, la cui riflessione sullo spazio, evoluzione “naturale” degli studi di architettura, prende corpo grazie a intersezioni e mescolanze tra elementi eterei e volatili: variopinti fasci luminosi, vapore diffuso e rarefatto. E i trucchi del mestiere, ovvero i mezzi adoperati per creare questo –come lei stessa lo definisce- “quasi nulla”, restano programmaticamente visibili. Perché il fine non è l’illusione ottica, ma la perdita di punti di riferimento, l’emancipazione dalla “tirannia degli oggetti”. Una fuga dalla sostanza, ma non dalla forma, in cerca di definizioni volumetriche e di geometrie, con l’obiettivo teoricamente impossibile di evocare la tridimensionalità dal grado zero dell’iconicità, confidando nella percezione dello spettatore, facendo leva sulla sua esperienza o, piuttosto, su un universale innatismo.
È una scultura psicotropa, allora, la stella rosa shocking plasmata da spot e bruma artificiale, quasi un’elastica tensostruttura che aspetta solo d’essere toccata, salvo svanire come un miraggio, in un’atmosfera ipnotica e fervente da calidarium tecnologico, in cui spazio e luce si dissolvono l’uno nell’altro al ralenti, simile ad un avvolgente stadio di languida allucinazione.
Ann Veronica Janssens, veduta parziale della mostra. Courtesy Galleria Alfonso Artiaco, Napoli
Un’astrazione poetica che, abolendo i rimandi simbolici, lascia allo spettro cromatico il potere emotivo: netto, tagliente, incisivo il relazionarsi incrociato delle due proiezioni dicroiche dai toni freddi e caldi.
Meno convincente, invece, Tropical Paradise, pezzo di sole in forma di lamiera ondulata, dipinta d’oro e sospesa nel corridoio d’ingresso, che non “scalda” anche in ragione di una collocazione che le sottrae luce e (per chi cammina a testa bassa) attenzione. Elementi fondamentali nell’alveo di una soggettività manipolata ad arte, di una sensorialità sfidata a superare il proprio limite e ad aprirsi ad una dimensione in cui questo “presque rien” diventa prensile. Filosofia dell’effimero e del transitorio, come effimere e transitorie sono le reazioni del fruitore. Che l’inseguire quel quid precario e sfuggente punti al nocciolo stesso dell’arte, mistero destinato a rimanere eternamente inafferrabile? Un momento c’è, subito dopo scompare. Meglio: c’è fin quando è sotto i riflettori. Basta spegnere le luci della ribalta e svanisce.

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Ann Veronica Janssens
Galleria Alfonso Artiaco, piazza dei Martiri 58 (quartiere Chiaia), I-80121 Napoli. Tel: + 39 081 4976072. Fax: + 39 081 19360164. www.alfonsoartiaco.cominfo@alfonsoartiaco.com
Orari: lunedì- sabato: 10.00-13.30/16.00-20.00. Accesso ai disabili: disagevole

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