11 febbraio 2010

fino al 28.II.2010 Los impolíticos Napoli, Pan

 
Alla ricerca di nuove definizioni per il “politico” e di nuovi territori per l’“artistico”. Lo sguardo del Pan stavolta si allarga alle Americhe. E torna alla New Media Art...

di

PAM | Palazzo delle Arti Mondo: così dovrebbe soprannominarsi il Pan, cui di certo non
manca la volontà di esplorare aree artistiche lontane dal suo territorio. Con
esiti, talvolta, di forte dissenso in chi lo vorrebbe più attento a realtà
locali. L’era post-Draganovic di Palazzo Roccella sembra alla ricerca di un faticoso
equilibrio proprio tra questa Napoli e questo Mondo, facendo seguire
all’omaggio ultra-partenopeo di Armando De Stefano la ricognizione delle frange
“impolitiche” dell’America Latina.
Netta virata a Ovest nelle perlustrazioni “esotiche” del
Palazzo, che negli anni si è lasciato ammaliare dalla Taiwan di Tracce nel
futuro
e di The
Epic in the Everyday

e dalla Cina di La Cina è vicina. L’attuale “istantanea latinoamericana” è piuttosto
caratterizzata da un mood di fondo disincantato nei riguardi delle problematiche
politico-sociali – più spesso sfociante in disillusione simile a mesta saudade che in caustica corrosività – ma
ancor maggiormente, in realtà, dall’indirizzo curatoriale di Laura Bardier, che
già dai tempi di Robots e di Fastforward: on new media art International Forum sonda la New Media Art.
Terreno affascinante, pregnante per l’orizzonte
antropologico contemporaneo e talora anche scivoloso, per l’insito rischio di
produrre “mirabili marchingegni” di spiccato spessore linguistico ma minore
incisività artistica.
Ma distanti da tale pericolo sono la videoinstallazione di
Miguel Ángel Ríos,
teatralizzazione a misura ambientale di insostenibile intensità emotiva delle
violente dinamiche del potere, e quella di Jorge Macchi, poetica traduzione digitale dei
flussi di movimento correlati all’iperurbanismo nell’involontario e paradossale
lirismo del nesso suono-immagine.
Jorge Macchi - Caja de música - 2004 - videoistallazione - courtesy l’artista
Meno lontani ne restano gli ingranaggi di Adriana
Salazar Vélez
,
lacrimante “macchina inutile” di picabiana struggente memoria, e El Gran
Patriarca
,
biliardo robotico di José Antonio Hernández-Diez, che invece in Hegel, Hume, Marx, Kafka, Kant e Jung dà miglior prova di sottigliezza
ironica e interpretativa sui meccanismi socio-mediatici, seppur non scevra di
assonanze con China di Jota Castro.
Citazionismo consapevole e sapidità estetica sono invece
in Asado en Mendiolaza di Marcos López, reinterpretazione dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci dalla corposa espressività narrativa,
simile, per la scintillante patina formale e la riproposizione di stilemi del
passato a opera di “attori” contemporanei, alle visioni di AES+F.
Inedita riflessione sui media tradizionali è anche nel trompe
l’oeil
pittorico
di Pablo Serra Marino, disinnescante in un sol colpo modelli culturali massificati,
percezione, codici rappresentativi. Se ermetica e cabalistica è la riflessione
di Detanico & Lain sulle minime unità di senso, i segni, più immediato è il
coinvolgimento nelle opere interattive di Rafael Lozano-Hemmer, di cui però si avverte la
sofferenza nell’adattare il proprio magniloquente afflato ambientale, da arte
pubblica, a una dimensione museale e a una vicenda espositiva.
Marcos López - Asado en Mendiolaza - 2001 - fotografia a colori su vinile - courtesy l’artista
Che, in questa occasione, guadagna forza più dall’insieme
panoramico delle esperienze su contenuti e linguaggi che dai singoli episodi
espressivi.

diana
gianquitto

mostra visitata il 27 gennaio 2010


dal 19 dicembre 2009 al 28 febbraio 2010
Los impolíticos
a cura di Laura Bardier
PAN – Palazzo delle Arti Napoli – Palazzo
Roccella
Via dei Mille, 60 (zona Chiaia) – 80121 Napoli
Orario: feriali ore 9.30-19.30; festivi ore 9.30-14; chiuso il martedì
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0817958605; fax +39 0817958608;
info@palazzoartinapoli.net; www.palazzoartinapoli.net

[exibart]


1 commento

  1. Il Pan è lo specchio triste di una città allo sbando, distrutta dai suoi vertici politici.

    E tutte politiche sono le nomine al Pan, dai vertici fino alle mansioni più umili. Un esempio? Laura Bardier è la nuora della direttrice Vergiani, prima ci ha lavorato, adesso ne cura le mostre da lontano, mentre chi avrebbe i titoli e le competenze per fare qualcosa di buono è costretto ad emigrare. Volete i nomi?

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