20 dicembre 2011

FRANKO B – BECAUSE OF LOVE: L’ARTE SI FA CON IL FOUND RAISING

 
C’è un periodo della vita in cui abbiamo bisogno di tirare le somme, di segnare un punto. E’ come capire, voler capire. Ci guardiamo intorno, ci guardiamo le mani, tentiamo relazioni. Cosa è il mondo e cosa siamo noi, come si muovono le cose intorno, come noi interagiamo con esse. Cosa accade e cosa io ho fatto perché una certa cosa succedesse o non succedesse. E, se ciò che non mi piace è accaduto, come io avrei potuto fermarlo, come posso ora denunciarlo, come posso gridare il dolore del mondo…

di

Quando nel 2007 conobbi Franko B, tra tutte le cose che mi disse una mi si fermò nella testa, perché era semplice, quasi banale, eppure fortissima. Le sue parole furono: “davanti alle cose orribili del mondo non posso fingere di non vedere, è mio dovere fare qualcosa, prenderne atto e, come artista, reagire”.
Da quel periodo Franko cominciò a dipingere le sue grandi tele nere, solo nere, in cui il messaggio si concentrava assoluto. Nessuna distrazione. Nessun compiacimento. Un pugno nello stomaco e basta. Questa potenza fu la sua reazione, il suo grido. Con il nero sul nero, disegnava solitudine, emarginazione, paura, tristezza, pianto. Parlava del mondo al mondo, della guerra alle guerre, della malvagità delle cose alla stessa malvagità. Erano grandi specchi scomodi, erano percorsi usciti direttamente dal tubetto del nero su di un fondo piatto nero, solo un leggero cambiamento di spessore della materia, con la forza di un boato però. Poi quelle stesse tele si fecero bianche, per vedere come il rosso, su quel bianco, ridisegnava ciò che aveva già fatto il nero, e come cambiasse l’intensità, come una stessa immagine si possa sottoporre a molteplici aspetti. E dopo ancora fu il tempo di nuove installazioni, di nuovi modi e nuove strade. Ma da quelle tele nere il percorso di Franko B era cambiato radicalmente passando dalla ricerca focalizzata all’interiorità psicologica del singolo individuo (ricordiamo le performances estreme che raccontavano di sofferenze intime), alla più ampia comprensione di fenomeni sociali di cui denunciava lo sdegno.
Tra le due cose c’è una relazione. E l’indagine su questa relazione è, da quel periodo, la ricerca continua di Franko. Lui non si ferma mai, dice che se oggi, artista affermato, cedesse alle lusinghe della sua stessa firma, ripetendo le opere che gli hanno dato il successo e quindi se stesso in eterno, si sentirebbe morto. (Quanto ha ragione. Sia di monito per tutti coloro che si assopiscono sul loro lavoro e si fermano a godere gli allori). 
E allora ogni volta che dà vita ad una nuova serie di opere, Franko mette in gioco nuove possibilità, nuove competenze, nuove sfide ed esplorazioni. Si spinge dove non si era mai spinto, tende il più possibile la fune di se stesso e ne misura la capacità.
BECAUSE OF LOVE è il suo nuovo progetto, il suo attuale impegnativo cantiere. Un lavoro grandioso ed interdisciplinare che coinvolge altri artisti da cui Franko si farà ispirare e che ispirerà, un lavoro di quaranta minuti per il quale si sta preparando anche fisicamente per tentare la danza e lo stage, senza voler danzare o recitare, solo portare il suo corpo dove non era mai stato perché esso si faccia motore di diverse e nuove espressioni emotive.
“Sto cercando di contaminare e di contaminarmi”, mi racconta, “ho contatti con una scuola di danza, faccio ginnastica, voglio imparare a muovermi come non ho mai fatto, è una preparazione lunga”. 

Il tema è un approfondimento di semantiche già trattate: l’umanità  con la sua solitudine, l’emarginazione, l’isolamento, la sua crudele ed autodistruttiva stupidità. Su questo ultimo punto insiste. E, come materia duttile e spugnosa, ci offrirà il suo corpo travolto e specchiante. Come megafono griderà all’uomo quanto esso sia piccolo, feroce ed incapace, corrotto e corruttore, perfido ed egoista. 
Franko riparte da capo: sarà un bambino spettatore e vittima al tempo stesso, allucinato e disperso, ad occhi sgranati, con la sua innocenza. Seguirà il fil rouge della memoria, conduttrice di tutto il progetto e, con essa, tenterà la ricerca del momento iniziale di tutte le assurdità umane, le cause e le radici. Dalla memoria privata tutto poi, per espansione, giungerà ad ampie speculazioni sociali, per centrare i temi annunciati. Così vedremo immagini ed esperienze che hanno segnato la sua vita, siano esse evocate dai movimenti scenici, siano invece proiettate, in quaranta minuti densi portati da una musica languida, “volutamente triste”, racconta Franko, “perché deve coinvolgere il più possibile”. Come ad impedire un punto di fuga dello spettatore, come ad incatenarlo e costringerlo a guardare senza scuse. Ma lui è artista fatto così. Ogni sua opera ci ha sempre tenuti legati, forzati alla vista della verità, anche delle verità che ostinatamente si cercava di ignorare. 
Questa volta saremo investiti da un magma ardente fatto di ricordi, immagini tratte dalla sua diretta autobiografia, accaduti personali, o da esperienze esterne che lo hanno cambiato, rifocalizzati e ricondotti al presente.
Ritroveremo il danzatore giapponese Kazuo Ohno, e quel suo modo di muoversi, come un giunco spezzato e languido, da cui Franko rimase particolarmente colpito, rivedremo scene tratte da My Life As A Dog, un film nel quale un bambino che ha perduto la madre si affranca riferendosi alla sofferenza di Laika, il povero cane inviato nello spazio senza previsione di ritorno, rispetto al quale egli può ancora sentirsi salvo. Ma ritroveremo anche la stanza della Tate Britain dedicata a Rotkho, ed Anselm Kiefer, quella prima volta che Franko lo vide, con quel romanticismo dell’immenso che non può lasciare indifferenti. Ci sarà anche un grande orso meccanico a muoversi in scena, “perché vorrei parlare dell’umanità e del suo stupido rapporto con gli animali”, mi dice mentre lo intervisto via Skype, ed intanto i suoi cani gli scodinzolano intorno e vedo sbucare i loro musetti dalla cam.
Saremmo costretti a guardare il video della povera Laika, con gli occhi di oggi che hanno perduto l’incanto illusorio delle grandi conquiste spaziali, e vedono solo una piccola bestia inviata ad una morte atroce. E dovremo sottoporci anche alla violenza delle bombe umane, di esplosioni di carne ed interiora, che Franko evocherà legandosi in cintura una borsa per l’acqua calda, come l’esplosivo dei terroristi. 
E’ un cantiere grandioso. Un lavoro immenso di interrelazione a cui parteciperanno tecnici, musicisti, coreografi. Già… ed i costi? Anche qui Franko ci sa stupire. Se una grande parte è coperta dall’autofinanziamento, (“solamente l’orso robotico costa 30.000 sterline”, mi dice con un pizzico di orgoglio), il restante è affidato al Found Raising. Un modo nuovo di produrre arte, o meglio, nuovo per noi europei, ché in America si fa già da molto tempo. C’è un sito attraverso il quale, collegandosi, chiunque può partecipare economicamente alla realizzazione del lavoro, seguendo una tabella costruita per essere alla portata di tutti. Bastano pochi click. Si parte da 30 sterline, ed in cambio si riceverà una foto a colori dalla prima rappresentazione della performance firmata in originale, per arrivare a 1000, donazione per la quale, oltre alla foto, si entrerà in contatto con lo stesso Franko per accordarsi su quale riscontro ricevere. Ma ci sono step da 100, 250, 375, 700 sterline, ad ognuno dei quali è affidato un differente “rendiconto”. Dal sito si può inoltre visionare un buon dettagliato video in cui lo stesso Franko B illustra il progetto e seguire in real time lo stato dei finanziamenti.
Consigliato dunque a tutti il link http://www.indiegogo.com/Because-of-Love?i=shlk.
Franko B - 2009 - cotone egiziano su tela -
L’idea è stata di Ron Athey”, mi racconta Franko, “lui lo ha utilizzato per finanziare il suo libro ora in uscita. La ho trovata buona, perché ho deciso di essere indipendente. Mi piace così: preferisco offrire qualcosa a chi collabora al finanziamento, così come sarebbe per un gallerista, nulla è mai regalato. Il 99% degli artisti ha bisogno di trovare i soldi per le proprie opere e per vivere. Io non sono diverso.”
La prima data di BECAUSE OF LOVE è già segnata per il 23 Marzo 2012 a Glasgow, all’interno di una manifestazione di danza sperimentale, ma il lavoro andrà comunque avanti con nuove versioni, modificandosi ogni volta, ed ogni volta completandosi, perché è evento performativo, mai ripetibile, mai uguale, sempre in relazione con il pubblico, sempre legato a quel momento, quel giorno e quel tempo.
a cura di maria vittoria berti 

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