17 novembre 2014

Il giallo della Fontaine di Duchamp

 

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Dagli accurati studi di William Camfield, Kirk Varnedoe e Hector Obalk è emersa una notizia che potrebbe rivoluzionare la storia dell’arte. Pare che Duchamp, in occasione della mostra del 1917 presso la Society of Indipendent Artists, non abbia presentato il celeberrimo orinatoio, ma che lo abbia consegnato una sua amica. L’artista ha affermato che acquistò l’orinatoio dall’azienda newyorchese J. L. Mott Iron Works, lo firmò con lo pseudonimo R. Mutt, e lo presentò con il titolo Fontaine, ma la Society lo rifiutò. In realtà, sembrerebbe che l’azienda, a quella data, non producesse quell’esatto modello di orinatoio. Inoltre, da una lettera di Duchamp indirizzata alla sorella, rimasta inedita fino al 1983, emerge che sia stata un’amica dell’artista a mandarlo alla Society sotto lo pseudonimo maschile di R. Mutt. Il contenuto di questa lettera è stato reso pubblico dagli archivi dell’American Art Journal.
La storica Irene Gammel è stata la prima a scoprire il nome dell’amica di Duchamp: Elsa Plötz, una poetessa degli “oggetti trovati” che trasformava i suoi ritrovamenti in opere d’arte. Pare che Elsa abbia presentato in un manoscritto proprio un orinatoio capovolto firmato R. Mutt e che abbia portato avanti una forte critica nei confronti del mondo dell’arte, all’epoca estremamente maschilista.
Lo stesso Duchamp in un’intervista rilasciata a William Seitz nel 1962 ammette che ogni cosa affermata era da ritenersi falsa e stupida. A distanza di tanti anni e dopo che la Fontaine è diventata una delle più celebri opere del XX secolo, quale può essere l’impatto di questa notizia nel mondo dell’arte, e soprattutto nel mercato dell’arte? (Federica Pignata)

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