09 ottobre 2015

L’arte è noiosa!

 

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Nel 1974 in una galleria di Napoli, Marina Abramovic invitava il pubblico a utilizzare liberamente su di lei 72 oggetti tra cui figuravano forbici, una pistola e un proiettile. L’artista si assumeva la piena responsabilità di quanto sarebbe successo nelle sei ore della performance intitolata “Rhytm o”. Alcune reazioni del pubblico furono violente e pericolose: qualcuno le fece un taglio sul collo per bere il suo sangue e le puntarono la pistola carica alla testa, costringendola anche a mimare il gesto del suicidio. Per fortuna uno spettatore intervenne a sua difesa. Lo stesso anno Joseph Beuys si fece venire a prendere in aeroporto da un’ambulanza per arrivare in una galleria dove per otto ore condivise lo spazio con un coyote selvaggio. La performance si chiamava “I Like America and America Likes Me”. 
Queste iniziative furono accolte con entusiasmo in un periodo in cui l’arte cercava di liberarsi dalle costrizioni e dai dogmi del passato. Si sfidava il pericolo e il pubblico per creare qualcosa di nuovo, vero, autentico. 
Nell’epoca dei selfie e del voyeurismo della violenza sembra essere diventato sempre più difficile scuotere la coscienza del pubblico, abituato a stimoli visivi sempre più estremi. Ci ha provato con la performance “Art Whore” l’artista cinese Cheng Li nel 2011, invitando il pubblico ad assistere a un suo coito con una partner selezionata al Museo di Arte Contemporanea di Pechino, ottenendo in cambio una condanna di un anno ai lavori forzati. Che dite, ci è riuscito? (Giulia Testa)

5 Commenti

  1. Forse è il tempo come sempre di cambiare orizzonti e cifre, giustamente l’arte negli anni 70 anticipava un ruolo identitario che oggi è quotidiano, oggi l’arte ha tanti altri campi in cui operare e con cui confrontarsi, la stessa cifra del fare arte dovrebbe mutarsi, è ancora raro il ruolo reale dei nuovi device nell’arte, ritardo che conferma una certa staticità espressiva di questo sistema

  2. L’arte non è mai noiosa. L’arte non è mai in ritardo. L’arte è sempre in anticipo. L’arte è così in anticipo che risponde a domande che non sono ancora state formulate. L’artista è un pioniere che attraversa sicuro il deserto, tracciando il percorso. L’artista elabora in modo a volte drammatico, a volte giocoso, le proprie sofferenze, le proprie paure e i propri sogni. Il suo scopo non è guadagnare denaro o notorietà: sta solo comunicando, attraverso la propria vita fusa con ciò che crea, l’incomunicabile. Quei tre ci sono riusciti!

  3. effettivamente la civiltà umana ha fatto un gran balzo in avanti dopo che la Abramović ebbe dimostrato che “if you leave decisions to the public, you can be killed”.
    me lo diceva anche mia nonna (che a malapena sapeva scrivere) più o meno con le stesse parole, ma ignorante com’era non sapeva che la Abramović lo avrebbe dimostrato artisticamente.
    Beuys (“quell’imbecille di Beuys” secondo Jean Clair), continuava a sostenere di non essere un artista e che quello che lui faceva non aveva nulla a che fare con l’arte: perché allora non credergli?
    d’altronde egli preferiva interagire con coyote semi-addomesticati o dialogare per ore con lepri morte argomentando idiozie pretestuose.
    sia l’una che l’altro grande artista comunque entrambi molto scontati e noiosi.

  4. provocazioni stanche e noiose, l’arte contemporanea ormai è un mercato dominato da interessi, raccomandazioni e contenuti scontati
    quando leggo i comunicati stampa delle mostre ho sempre la stessa sensazione, fuffa spacciata per complicati intrecci intellettualoidi

  5. Sono riusciti a gonfiare di aria fritta il corpo marcio della borghesia finanziaria. Spazzatura-merce da spiattellare come pseudo prodotti “artistici” nel famelico e noioso mercato delle merci addomesticate al potere dominante!” Se fossero vivi i dadaisti li prenderebbero a calci nel sedere.

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