21 ottobre 2016

Guernica, ancora

 

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Il 26 aprile del 1937, durante la guerra civile spagnola, i nazisti e l’aviazione italiana bombardarono l’antica città di Guernica, piccolo comune dei Paesi Baschi che si trova nel nordest della Spagna. L’attacco, messo in atto per supportare Francisco Franco, provocò circa 1600 vittime ed è ancora oggi ricordato per il forte impatto che ebbe sull’opinione pubblica: si trattava del primo bombardamento sulla popolazione civile, il primo di una lunga serie che in seguito caratterizzò tutta la seconda guerra mondiale. L’evento scioccò anche molti artisti e intellettuali e venne immortalato nel famoso quadro di Pablo Picasso, che dalla cittadina basca prende il nome. Ed è proprio grazie a quest’opera se la crudeltà di quella strage è ancora oggi viva nei ricordi di tutti, anche se negli anni successivi la guerra ha generato orrori ben peggiori.
L’illustratore portoghese Vasco Gargalo, partendo da un’affermazione dell’ex ministro britannico Andrew Mirchell che ha paragonato Guernica ad Aleppo, ha rielaborato il famoso dipinto inserendo al suo interno le facce di Vladimir Putin e Bashar al Assad e un cavallo a stelle e strisce rappresentante l’inerzia degli Stati Uniti. È incredibile come l’opera sia ancora in grado di trasmettere la violenza, il dolore e l’atrocità della guerra. Picasso sapeva benissimo cosa stava facendo mentre dipingeva Guernica: rappresentando la realtà combatteva le bugie e la propaganda della dittatura. E dopo quasi novant’anni dovremmo riuscire a fare lo stesso. Perché non sono solo le bombe a fare vittime in Siria, ma anche l’indifferenza del resto del mondo che non fa altro che restare a guardare. (Giulia Testa)

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