14 gennaio 2017

I successi de Il Ponte Parla Freddy Battino

 

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Il 2016 è stato un anno di flessione per il mercato dell’arte, Londra e New York hanno subito un calo in tutti i settori, colpa dell’incertezza, e della mancanza di fiducia da parte dei collezionisti a vendere. È una tendenza che si può rintracciare anche in Italia, ( se si, quali sono i reali motivi per lei e cosa si deve fare per invertire questa tendenza)?
«È un fatto oggettivo che il 2016 sia stato caratterizzato da un’inversione di tendenza del mercato dell’arte moderna e contemporanea e da una contrazione del volume d’affari. Per invertire questo trend è necessario non puntare su artisti il cui mercato è cresciuto troppo in fretta a causa delle pessime operazioni speculative, proponendo invece “nuovi” artisti rimasti ingiustamente al margine. Per far questo, però, non si può certamente improvvisare, ma bisogna ben conoscere la storia dell’arte, il suo mercato e i complessi meccanismi che lo muovono. Bisogna anche avere molta credibilità ed esperienza: nulla si improvvisa (o, per meglio dire, l’improvvisazione non porta mai a nulla di buono, specialmente in questo mestiere)».

Che anno è stato per il Ponte? A noi è sembrato un successo, nello specifico, la sua idea delle mostre che precedono le aste e il coraggio di puntare su artisti noti ma poco amati dal mercato, pare abbiano dato i loro frutti. Ci racconta quali sono state le sue più grandi soddisfazioni nei mesi passati, i momenti che le hanno fatto esclamare: “Ve l’avevo detto!”?
«Per le aste d’arte moderna del Ponte, il 2016 è stato un anno in controtendenza rispetto alla flessione generale del mercato dell’arte moderna e contemporanea, confermato da una crescita del 27 % rispetto al 2015. Un anno ricco di soddisfazioni, dove abbiamo totalizzato il 92 % di venduto dei lotti e il 130 % sul valore, realizzando ben 11 record storici per artisti italiani. Per citare alcuni nomi Galli, Munari, Battaglia, Pasotti, Pantaleoni, Pardi, Mesciulam e infine Manzoni con la “Merda d’artista”.
La mia idea studiare e realizzare delle mostre che precedono le aste e il coraggio di puntare su artisti storicizzati non ancora di moda, è sicuramente una delle ricette per spiegare questa straordinaria stagione: il mio trascorso decennale di gallerista ne è lo strumento. L’importante però, e qui viene il difficile, è capire quale artista, ma specialmente cosa e quando presentarlo.
Il “Ve l’avevo detto!” l’ho esclamato molte volte verso chi era scettico, non solo in questi ultimi mesi, ma in questi ultimi anni. 
Voglio menzionare il caso delle 12 sculture di Paolo Icaro, artista molto sottostimato: presentate al Ponte con prezzi di partenza molto bassi hanno raggiunto cifre record per l’artista. 
A seguire Carlo Battaglia, molto al margine del mercato, poi venduto a un’importante collezione straniera (altro record per l’artista).
 Per non parlare di tutta l’arte astratta e il MAC italiano il cui mercato da un decennio si era assopito e che, grazie al Ponte, ha avuto il suo meritato rilancio. Tra questi cito i due record storici: Ideo Pantaleoni, presente con una scultura in acciaio del 1955 che, partendo da € 4.000, ha totalizzato € 25.000; oppure Aldo Galli, che da € 9.000 ha realizzato € 55.000, per finire con Bruno Munari la cui “Macchina inutile”, partendo da € 15.000, ha realizzato più di dieci volte la stima. Ve l’avevo detto!».

Potrebbe dare ai nostri lettori dei consigli per iniziare a creare una collezione?
«Farsi consigliare da un esperto con la E maiuscola, una persona con molti anni di esperienza e con un passato trasparente e impeccabile, una persona che sappia capire la qualità delle opere, che conosca bene la storia dell’arte italiana e internazionale, i meccanismi del mercato e che sappia prevedere il suo trend. Andare alle mostre, leggere, farsi coinvolgere e tenersi sempre molto bene informati».

Quali saranno, secondo lei, i nomi su cui puntare nel 2017, e quali le sue nuove scommesse?
«Più che sui nomi, voglio puntare sulla rivalutazione di movimenti ancora sottostimati o ancora poco conosciuti su larga scala, sulla scelta di opere rare e storiche, fuori dalle mode, continuando a perseguire la strada vincente intrapresa già da anni». (RP)

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