17 ottobre 2006

fino al 17.XII.2006 Da-dada Pavia, Castello Visconteo

 
Il dadaismo a novant’anni dalla nascita. L’eco del più famoso “balbettio” del Novecento giunge fino ad oggi. Fra le intuizioni curatoriali di Bonito Oliva e qualche pecca nella sezione storica…

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Novantesimo anniversario della nascita del Dadaismo: il Dada è morto? Questa la domanda cui Achille Bonito Oliva intende rispondere con la mostra allestita al castello Visconteo di Pavia. Il titolo, Da-dada, che prolunga il balbettio infantile scelto dai dadaisti come simbolo della loro poetica, sembra voler sottolineare come il messaggio del Dada abbia un’eco fortissima che giunge fino ad oggi. Effettivamente, il Dadaismo è forse fra le avanguardie storiche quella che maggiormente ispira gli artisti contemporanei, con il suo intento di decostruire il linguaggio, il suo affidarsi alla casualità e la seminale tendenza all’identificazione fra artista e personaggio, fra arte e vita. Collage, ready-made, scomposizione e ricomposizione delle forme, utilizzo di materiale povero e reperito casualmente, sono tutte istanze che nessun “ritorno all’ordine” è riuscito ad annullare.
Il movimento nacque nel 1916 a Zurigo, costituendosi come risposta critica –di segno opposto rispetto al Futurismo- al conformismo sociale e politico, nonché alle efferatezze della Grande Guerra. All’iniziale impeto che si sviluppò intorno al Cabaret Voltaire, dove si producevano happening proto-situazionisti, si aggregarono anche artisti come Man Ray e Duchamp, i cui ready-made entravano perfettamente nella logica irridente e rivoluzionaria del dadaismo. Di questi due artisti viene presentata in mostra un’ampia selezione di opere notissime, affiancate da disegni preparatori e importanti documenti.
Intorno a questi due miti dell’arte del ‘900 vengono presentati gli esponenti storici del movimento: Crotti, Schwitters, Tzara, Hausmann, Richter, Hoch. Ma proprio nella sezione storica emerge una pecca della mostra, che dà al titolo Da-dada il Man Ray,Trompe l sapore di un parziale balbettio curatoriale: di ogni artista vengono presentati il prima e il dopo-Dada, ma pochissimo si ritrova dei pezzi che determinarono la rivoluzionaria poetica del durante. Il visitatore che volesse cogliere l’occasione della mostra per conoscere il dadaismo dovrebbe affidarsi più alle puntuali schede introduttive che alle opere in sé.
Ma è nella seconda parte della mostra che Bonito Oliva dimostra di essere uno dei critici più “dadaisti” d’Italia, a partire dall’approccio critico, fra lo scientifico e lo scanzonato, fino alle surreali performance televisive. Una serie di pannelli, simili ad ironici manifesti funebri introducono alla sezione sull’eredità dada con la frase di Tzara “Is dada dead?”. La risposta è un no categorico. Pronunciato esponendo tutte le correnti che hanno fatto propri gli stilemi del dadaismo storico. Dal Lettrismo al Fluxus di Cage e Nam June Paik, da Beuys a Ben, fino a sorprendenti espressioni contemporanee come l’altare per pregare il “dio libro” di Julien Blaine. Ultimo guizzo, un video con spezzoni di un Totò che assurge al ruolo di surreale insegnante di belle arti.

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Il sito di Achille Bonito Oliva

stefano castelli
mostra visitata l’1 ottobre 2006


Da-dada. Dada e dadaismi del contemporaneo. 1916-2006
A cura di Achille Bonito Oliva
Pavia, Castello Visconteo – viale XI Febbraio, 35
Orari: martedì-venerdì 10-19, sabato e domenica 10-20 giovedì 10-22, lunedì chiuso – Prezzi: intero 9 euro, ridotto 6 euro
Info e prenotazioni: Alef tel 038224376
www.dadashow.itsegreteria@dadashow.it
Catalogo Skira con testi di Achille Bonito Oliva, 30 euro in mostra, 35 in libreria


[exibart]

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